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Autonomia al Nord Fontana detta la linea "Se il M5S dice no cade il governo"

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POLITICA
L’intervista
Il governatore della Lombardia

" Noi ingoiamo il reddito, ora tocca a loro Con uno stop coesione sociale a rischio"
ROBERTO RHO,
MILANO

Attilio Fontana, presidente della Lombardia, il progetto di autonomia differenziata della sua Regione, del Veneto e dell’Emilia Romagna mette a rischio l’unità e la coesione dell’Italia?

«Sono esterrefatto e anche infastidito da questi giudizi. È sempre la solita, vecchia storia: c’è un’Italia che a parole vuole cambiare ma poi, quando si presenta l’occasione, si schiera a favore della più rigorosa conservazione del presente».

Entri nel merito, non è vero che trasferire competenze e soldi alle singole Regioni, e in particolare a quelle più ricche, rappresenterebbe un pericolo per l’uguaglianza dei diritti dei cittadini? Pare che sia anche una preoccupazione del Quirinale.

«Credo che la coesione nazionale sia a rischio se le cose vanno avanti così come sono oggi. Le pare che i diritti siano distribuiti in modo equanime? Che un malato o uno studente del Mezzogiorno abbiano le stesse opportunità di curarsi e di costruirsi un futuro di un malato o uno studente lombardo o veneto?La riforma delle autonomie non accentua, ma accorcia le differenze, fino a eliminarle se sapremo fare le cose per bene».

Il suo predecessore Roberto Maroni e il governatore del Veneto Luca Zaia hanno messo al centro della campagna referendaria dello scorso anno la drastica riduzione del residuo fiscale. Cioè hanno promesso che resterà sul territorio una quota molto più ampia delle tasse versate dai cittadini.
Questo non vuol dire spostare risorse dalle Regioni del Mezzogiorno a quelle del Nord?

«Al contrario. Più risorse significa accrescere la possibilità di fare investimenti, più investimenti significa più crescita, più gettito per il Fisco e più risorse per tutti».

La "secessione dei ricchi", la chiamano.

«È uno slogan becero, una di quelle forme di nullismo di chi non considera il merito delle cose ma parla solo per slogan accalappia voti. La verità è che c’è chi ha a cuore il futuro del Paese e chi per quattro voti in più si accontenta di un’Italia destinata alla sconfitta. A questi retrogradi io rispondo che, se fossi un cittadino del Mezzogiorno, preferirei 25 mila start-up, magari create dai giovani, piuttosto che 25 mila forestali in più».

Somiglia un po’ a uno slogan pure questo.

«Io credo invece che se l’Italia continuerà a dividersi tra produzione e assistenzialismo non andremo da nessuna parte. Se il Mezzogiorno capirà le opportunità che ci sono dentro questa riforma e deciderà di salire sul treno, non solo potrà andare alla stessa velocità delle Regioni virtuose, ma col tempo potrà addirittura diventare la locomotiva».

Veniamo al punto. Il suo collega Zaia ha detto che non firmerà un accordo annacquato.
Lei è d’accordo?

«Io firmerò soltanto una riforma vera, che trasferisca competenze e risorse alle Regioni e che consenta di rispondere alle esigenze del territorio: a Milano sono diverse da quelle di Roma, Palermo e Napoli.Non posso continuare a mantenere un sistema sanitario che ha necessità di medici e infermieri con il vincolo di una norma nazionale che mi costringe allo stesso organico del 2004 ridotto dell’1,6 per cento. Ho bisogno delle condizioni amministrative per dare risposte ai bisogni dei cittadini lombardi».

Sì, ma la Lega non governa da sola, e si è capito che tra i Cinque Stelle ci sono molte perplessità.

«Ma questa non è la riforma della Lega. Ricordo a tutti che le richieste di autonomia muovono da opportunità previste da una riforma costituzionale approvata dal Pd: faranno mica marcia indietro? Ricordo che qui in Lombardia i 5S hanno approvato tutte le delibere sull’autonomia: hanno cambiato idea? Ricordo che Forza Italia è sempre stata al nostro fianco: ora non lo sono più?».

Lei sa bene che quando ci sono sensibilità diverse l’esito finale è quasi sempre un compromesso al ribasso. Ripeto la domanda: lo accetterebbe?

«E io le ripeto che non firmerò una riforma che non serve a nulla.Guardi, alla Lombardia starebbe bene perfino il criterio dei costi storici. Ma credo che la rinuncia ai costi standard sarebbe un danno per le Regioni del Sud: vogliono continuare a pagare la famosa siringa il doppio di quello che paghiamo noi?».

È proprio convinto che Matteo Salvini voglia andare fino in fondo? Sulla manovra economica la Lega ha accettato compromessi indigeribili per il mondo produttivo del Nord.

«Ecco, appunto. Noi abbiamo dovuto deglutire il reddito di cittadinanza, ora i Cinque Stelle dovranno deglutire l’autonomia. Sì, sono convinto che Salvini andrà fino in fondo, sa che questo Paese ha bisogno di un cambiamento reale, non di pannicelli caldi».

Come finirà?

«Se nel M5S prevarrà la linea di Nugnes e De Falco, finirà con la caduta del governo».

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