23/12/2018
ECONOMIA
L’analisi
Il " saldo e stralcio" delle cartelle
MARCO RUFFOLO,
ROMA
Perché una coppia con un figlio, 30 mila euro di reddito netto, un’abitazione di medie dimensioni e valore, 15 mila euro in banca e altri 25 mila investiti in obbligazioni, deve essere considerata una famiglia in "grave e comprovata situazione di difficoltà economica", e di conseguenza ha diritto a un maxisconto sul proprio debito con il fisco? Perché lo stesso sconto sarà offerto a una coppia con due figli, un reddito netto di 45 mila euro l’anno, una casa in affitto a mille euro al mese, depositi e titoli per 40 mila?
Il nuovo condono "saldo e stralcio", introdotto dal governo con il maxi-emendamento, concederà a queste due famiglie – e a tante altre come loro – la possibilità di pagare solo un terzo del proprio debito fiscale, ossia di ciò che non hanno versato né quando hanno ricevuto l’avviso bonario, né quando è scattato per loro l’accertamento, né quando il debito si è trasformato in cartella esattoriale. La logica della nuova norma, voluta a tutti i costi dalla Lega, è che vanno considerate in "grave e comprovata situazione di difficoltà" tutte le famiglie con un Indicatore della situazione economica (Isee) sotto i 20 mila euro. Chi si trova in questa situazione e non ha versato al fisco le somme dichiarate, potrà pagare solo una piccola parte del proprio debito. Lo sconto sarà dell’84% per chi ha un Isee fino a 8.500 euro, dell’80% tra 8.500 e 12.500 e del 65% tra 12.500 e 20.000. Inoltre, diversamente dalle prime versioni di questo condono (più volte entrato e uscito dalla manovra) non è previsto alcun tetto all’importo del debito sanabile. E proprio per questo, la senatrice del Pd, Simona Malpezzi, avanza «il sospetto che si salvino così i debiti dei papà di Di Maio e Di Battista».
Chi pagherà le somme residue potrà farlo in un’unica soluzione entro il 30 novembre 2019 oppure in cinque rate.
L’Isee viene dunque preso come metro delle difficoltà economiche degli italiani e quindi come condizione per ottenere il condono tributario, giustificabile, secondo il governo, quando ci troviamo di fronte alla cosiddetta "evasione di necessità" o addirittura di "sopravvivenza". Si tratta di un indicatore che tiene conto non solo del reddito ma anche della numerosità di ciascuna famiglia, di quanti vi lavorano, del suo patrimonio mobiliare e immobiliare. Lo chiedono ogni anno circa 14 milioni di persone per poter eventualmente accedere a una serie di prestazioni sociali agevolate, alle quali si ha diritto sotto una certa soglia di Isee.
Questo, tuttavia, non significa che chi sta sotto i 20 mila euro si trovi necessariamente in una grave situazione economica. Lo dimostrano gli esempi ricordati all’inizio. Entrambe le famiglie hanno un Isee sotto quella soglia (19.865 euro la prima, 18.018 la seconda), come si può ricavare facilmente attraverso il simulatore dell’Inps. Se queste famiglie, che non presentano affatto un quadro finanziario compromesso, non hanno pagato il loro debito con il fisco (quello maturato tra il 2000 e il 2017) potranno adesso estinguerlo con uno sconto del 65%, ossia versando solo il 35% di quanto dovuto.
Si dirà che il fenomeno delle imposte dichiarate e non versate è solo una piccola parte dell’evasione – poco più del 15% delle cartelle degli ultimi sette anni - e che quindi anche il relativo condono non avrà le proporzioni che avrebbe se fosse esteso anche alle omesse dichiarazioni. Bisogna però considerare che pur riguardando solo una parte degli evasori, la nuova sanatoria non impone alcun tetto. E che in ogni caso, come si diceva, rischiano di rientrare tra i casi di crisi economica e finanziaria famiglie che in realtà non hanno alcun problema.
Il paradosso potrebbe raggiungersi se chi ha un debito con il fisco è riuscito anche a dimostrare di avere un Isee molto più basso di quello reale: in questo caso potrebbe godere degli sconti più alti, che arrivano fino all’84%.
Se infatti è vero che con l’ultima riforma l’Isee è diventato un indicatore più attendibile, è anche vero che dai controlli della Guardia di Finanza nei primi sei mesi è venuto fuori un 60% di abusi. Insomma, casi concreti e rischi dietro l’angolo ci fanno capire quanto sia difficile trovare parametri certi o attendibili in grado di dimostrare la grave situazione economica di chi ha ripetutamente evitato di pagare i debiti al fisco. Quanto sia difficile sbarrare la strada all’esercito dei furbetti quando si allargano le maglie delle regole fiscali.