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Parigi brucia nel nuovo Houellebecq

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21/12/2018
CULTURA
L’anteprima

ANAIS GINORI,
La Francia rurale che si ribella alle politiche dell’Unione Europea La rabbia che sfocia in rivolta violenta. A quattro anni da “Sottomissione” il più provocatorio degli autori torna con “ Serotonina”, il romanzo in uscita a gennaio

PARIGI

«In Occidente nessuno sarà più felice, pensava ancora, mai più, oggi dobbiamo considerare la felicità come un’antica chimera, non se ne sono più presentate le condizioni storiche». 
Michel Houellebecq torna con un romanzo che ricorda i suoi esordi, in cui si ritrovano le atmosfere più cupe, un romanticismo misto alla pornografia, alla solitudine dell’uomo occidentale.
Serotonina, il settimo romanzo dello scrittore francese, è molto atteso (in Italia il 10 gennaio per La Nave di Teseo). Quattro anni dopo Sottomissione, uscito nel giorno dell’attentato a Charlie Hebdo, nel quale immaginava un partito musulmano alla conquista del potere, Houellebecq si immerge nella Francia più profonda, quella degli agricoltori e dei perdenti invisibili della globalizzazione.
Florent-Claude Labrouste, 46 anni, ex impiegato della multinazionale di sementi OgmMonsanto, funzionario del ministero dell’Agricoltura, ha deciso di entrare in una sorta di anonimato consapevole, lasciando il lavoro, la giovane compagna asiatica, chiudendo i conti in banca e decidendo di rinchiudersi in un hotel Mercure del tredicesimo arrondissement.
Scritto in prima persona, non mancano i riferimenti autobiografici nel personaggio di Florent-Claude, come quando parla del quartiere parigino vicino a Place d’Italie nel quale Houellebecq vive nella realtà con la nuova moglie cinese.
Il protagonista è malato di solitudine.
«Nel giro di due minuti mi resi conto che parlare mi stancava ancor più che ascoltare, erano i rapporti umani in generale a crearmi un problema». Florent-Claude sopravvive solo grazie a un antidepressivo, il Captorix, a base di serotonina, il cosiddetto ormone della felicità, che si rivela di un’efficacia “sorprendente” per «integrare i riti maggiori di una vita normale in una società evoluta». 
Tra gli effetti secondari del Captorix, annota il narratore, ci sono nausee, scomparsa della libido e impotenza. «Non avevo sofferto di nausee», precisa il narratore.
Come in altri romanzi, il sesso è un filo conduttore del racconto.
Serotonina comincia con scene di sesso spinto, anche con animali, ambientate in Spagna, in un resort nudista sulla costa andalusa. Fedele alla sua indole provocatoria, Houellebecq mischia riferimenti elogiativi per Franco, dittatore considerato come l’inventore del turismo di charme e poi del turismo di massa, «fase finale dell’economia europea», a ironie sulla rivolta degli indignados.
Ancora una volta, Houellebecq riesce a fiutare l’aria del tempo, intercettare le falle profonde che scuotono le nostre società, come quando descrive con minuzia di particolari la protesta di agricoltori su un un’autostrada che ricorda molto gli sbarramenti organizzati dai gilet gialli nelle ultime settimane.
 «Avevano scelto molto bene dove fare lo sbarramento, subito dopo un lungo rettifilo di almeno due chilometri, la visibilità era perfetta, le macchine avevano tutto il tempo di frenare. In quell’inizio di pomeriggio il traffico era ancora fluido, tuttavia si formò ben presto un ingorgo, ci fu ancora qualche colpo di clacson, sempre più raro, poi ci fu silenzio». 

Il romanziere francese sa prendersi gioco dei tic del ceto urbano al quale appartiene.
«Odiavo Parigi, quella città ammorbata da borghesi ecoresponsabili mi ripugnava, può darsi che fossi un borghese anch’io, ma non ero ecoresponsabile, andavo in giro con un 4×4 diesel – forse non avevo combinato granché di buono nella vita ma almeno avrei contribuito a distruggere il pianeta – e sabotavo sistematicamente il programma di raccolta differenziata varato dall’amministratore del palazzo buttando l’umido nel recipiente per il vetro e le bottiglie vuote nel cassonetto riservato alla carta e agli imballaggi». 

L’epilogo della protesta in Normandia, con l’arrivo della polizia, è tragico, come l’analisi che fa il protagonista sulle risposte a quella che banalmente chiamiamo rabbia sociale.
«Ogni tanto si chiude una fabbrica, si delocalizza un’unità di produzione, mettiamo che settanta operai perdano il lavoro (…) c’è un picchetto di scioperanti, incendiano qualche pneumatico, arrivano due o tre politici locali, in pratica si tratta di un argomento di attualità, un argomento interessante, con caratteristiche visive forti, che sia siderurgia o biancheria intima non importa, si può comunque fare immagine». Il declino degli agricoltori, secondo Houellebecq, ingegnere agronomo di formazione, è una causa persa più di altre, che non conquista prime pagine e talk show. «Il numero si è ridotto enormemente negli ultimi cinquant’anni, ma non si è ancora ridotto abbastanza. Bisognerebbe ancora dividerlo per due o per tre per arrivare agli standard europei (...). Insomma, quello che sta accadendo in Francia con l’agricoltura è un enorme piano sociale, il più grande piano sociale in atto al momento, ma è un piano sociale segreto, invisibile». Houellebecq, che in un recente testo pubblicato sulla rivista Harper’s Magazine ha definito Donald Trump come uno dei migliori presidenti americani, consegna una dura critica all’Europa “stronza”: «Una volta raggiunti gli standard europei, non avremo vinto lo stesso, anzi saremo sull’orlo della sconfitta, perché a quel punto saremo davvero a contatto con il mercato mondiale, e la battaglia della produzione mondiale non la vinceremo».

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