POLITICA
Il caso
Dario Del Porto Conchita Sannino,
I dati della Cassa edile: il vicepremier lavorò 80 giorni nel 2008. Lui diceva: tutte le estati in cantiere Parla un terzo operaio non in regola. Il padre in Comune per i sospetti abusi sui terreni di famiglia
Dai nostri inviati
Pomigliano
Ottanta giorni da "operaio comune". Ma il rampollo della titolare era in regola, i figli di nessuno no. Né Luigi Di Maio trascorreva, a quanto pare, ogni estate da manovale, come ha raccontato in tv. Il vicepremier M5S ha lavorato quasi tre mesi consecutivi come dipendente dell’impresa edile " Ardima Costruzioni" a ridosso della primavera 2008, quando la titolare era la madre Paolina Esposito, docente, e il responsabile dei cantieri era il padre, Antonio, il geometra. Il quadro emerge dagli atti della Cassa edile visionati da Repubblica, dati che in serata confermerà lo stesso leader grillino pubblicando su Fb le buste paga del periodo. Nuovo racconto anche da un un terzo operaio che lavorò senza contratto. E oggi un altro appuntamento imbarazzante per i Di Maio: il padre del ministro aprirà ai vigili urbani di Mariglianella i cancelli della sua proprietà sulla quale sono stati rilevati più immobili che potrebbe essere abusivi. Gli atti stanno per arrivare alla Procura di Nola.
Luigi l’operaio
«Da giovane ho lavorato anche come muratore - rivendicava il vicepresidente del Consiglio in tv - L’estate si passava sui cantieri » . Le carte dicono che i suoi ricordi non sono precisi. Il futuro vicepremier è stato impiegato solo dal 27 febbraio 2008 al 27 maggio dello stesso anno presso la società guidata, all’epoca, dalla madre. Nello stesso anno lavorava con l’Ardima anche il manovale Mimmo Sposito, che però ha intentato una causa di lavoro sostenendo di essere stato impiegato, da Di Maio senior, in nero per metà delle otto ore quotidiane. Il giudice in primo grado gli ha dato torto, la causa ora è in appello. Ma negli atti del processo c’è anche la testimonianza di un altro operaio, Giovanni La Marca, che mette a verbale: «Ho lavorato presso la ditta dal luglio 2008 al luglio 2009. Preciso che ho lavorato in nero e me ne sono andato io». La Marca, che aggiunge di non aver voluto fare causa alla ditta, veniva retribuito « con 60 euro giornaliere. Quando non lavoravo, non percepivo nulla. Era Antonio Di Maio che ci dava i soldi ogni quindici giorni, presso il cantiere dove in quel momento lavoravamo».
"Luigi? Mai visto"
«Ho imparato da tanti dei suoi operai il senso della fatica», ha rivendicato non senza enfasi il vicepremier. Ma Salvatore Pizzo, il manovale che per primo ha raccontato alle telecamere delle Iene di aver lavorato in nero con l’Ardima costruzioni tra il 2009 e il 2010, non ha memoria del giovane figlio dei titolari. « Luigi non l’ho mai visto, non sapevo neanche che esistesse », dice Pizzo a Repubblica.
Il futuro vicepremier subentrerà nell’azienda, nel frattempo divenuta "Ardima srl", nel 2014 come socio al 50 per cento senza incarichi di gestione.
"La prof imprenditrice"
Nella vicenda interviene la deputata del Pd Anna Ascani, che riflette: « Siccome da anni mi occupo di scuola, ho notato fin dall’inizio che c’è qualcosa di strano di cui nessuno parla: prima di diventare una srl la ditta individuale era intestata alla madre di Di Maio, Paolina, che infatti firmava l’assunzione di Luigi. Ma la signora Esposito in quegli anni era insegnante di ruolo di Italiano e Latino in una scuola statale come lei stessa scrive nel curriculum. Ma la normativa prevede che gli insegnanti non possano svolgere il ruolo di amministratore in una società».
Gli immobili fantasma
Stamattina, Antonio Di Maio è atteso da un nuovo banco di prova: dalle 9 alle 12 dovrà far accedere i vigili di Mariglianella ai terreni di via Umberto sui quali la polizia municipale dovrà accertare i titoli con i quali sono sorti alcuni immobili che non risulterebbero censiti. A quello stesso indirizzo aveva sede l’Ardima costruzioni. Sospetti di abusi su almeno tre costruzioni tra capannoni e case. Un quarto è diroccato, la «casa dei nonni». C’è anche un campetto di calcio dove si allenava una squadra locale. Eppure in Comune nessuno si era posto domande.