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Piaggio Aerospace il lavoro rischia di volar via col drone

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24/11/2018
ECONOMIA
Il caso
In bilico un ordine da 766 milioni

I tagli alla Difesa potrebbero far saltare una commessa del precedente governo
MASSIMO MINELLA,
GENOVA
Rischia di diventare la prima vittima della manovra del governo gialloverde intenzionato a recuperare denari per trasferirli sul reddito di cittadinanza. È la Piaggio Aerospace, azienda ligure con sedi a Villanova d’Albenga e Genova e 1.200 dipendenti, che ha appena dichiarato al tribunale di Savona il suo stato di insolvenza e chiesto al ministero dello Sviluppo Economico di essere ammessa all’amministrazione straordinaria. Il motivo? 766 milioni di euro. Una cifra non indifferente, soprattutto se si tratta di soldi stanziati dal governo precedente guidato da Paolo Gentiloni per una commessa militare. I 766 milioni bloccati da mesi dal governo servono a pagare dieci “sistemi” a pilotaggio remoto, droni che necessitano di due macchine a terra per ogni aereo in volo, realizzati da Piaggio Aerospace, azienda il cui capitale è interamente nelle mani del fondo sovrano degli Emirati Arabi Mubadala. C’è quanto basta, insomma, per far saltare l’intero banco o, forse, per rimettere tutto quanto in discussione, a cominciare dall’assetto azionario, per poi riaprire il dossier. Se fosse questa la linea, allora su Piaggio potrebbe atterrare rapidamente Leonardo, che è già partner dell’azienda ligure proprio sul progetto del drone. Qualcosa di più si capirà già il 7 dicembre, giorno fissato dal Mise per la riapertura del tavolo Piaggio commissariata. L’unica certezza, per il momento, è questa confusione totale che minaccia il lavoro di 1.200 persone, ieri rimaste in assemblea per tutto il giorno e che lunedì invece sciopereranno, delusi anche dall’ultimo incontro al Mise, martedì scorso, concluso con un nulla di fatto, con i rappresentanti del dicastero a garantire l’impegno del premier Giuseppe Conte e del vice Luigi Di Maio per una soluzione che avrebbe garantito lo sviluppo dell’azienda.
Parole che Piaggio e il suo azionista hanno sostanzialmente respinto, aprendo di fatto la strada a nuovi percorsi. Ma quali? Il timore sempre più fondato, a questo punto, è di vedersi davvero sfilare questi fondi che erano stati stanziati per la costruzione dei nuovi droni militari per l’Aeronautica Italiana dall’allora ministra della Difesa Roberta Pinotti («Noi abbiamo fatto, loro hanno disfatto» ha commentato ieri). Il finanziamento varato dal governo Gentiloni, e già disponibile, era stato confermato anche dalla ministra della Difesa Elisabetta Trenta. Ora, però, questi soldi potrebbero essere dirottati, come tutti gli altri tagli alla Difesa, per finanziare i centri per l’impiego dell’operazione reddito di cittadinanza. Uno scenario che cancellerebbe dalla scena industriale italiana un’azienda come Piaggio, nota per la sua produzione civile (l’executive P180, giunto alla sua terza versione e già venduto in oltre 200 esemplari nel mondo), ma che negli ultimi anni entrata anche nel militare con il P.1HH, aereo a pilotaggio remoto, già in produzione, e con il modello successivo, il P.2HH, in fase di progettazione. Non è nemmeno da escludere che il drone Piaggio, nel corso del suo tormentato iter che non gli ha mai permesso il decollo verso l’Aeronautica Militare Italiana, abbia anche incontrato resistenze da parte Leonardo e, ancor più, di un fronte della stessa Aeronautica che lo ritiene superato ancor prima del suo debutto.
L’unica cosa che al momento vola altissima è la tensione in Liguria per le sorti di un’azienda che dà lavoro a 1.200 dipendenti diretti e che genera altre centinaia di posti nell’indotto.
Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, ieri dopo aver parlato al telefono con il vicepremier titolare del Mise Luigi Di Maio, ha trasferito ai media il suo pensiero: «Mi ha spiegato che la strada dell’amministrazione controllata è stata individuata come quella di maggior tutela per Piaggio Aero e che, attraverso questo strumento, si lavorerà per dare un nuovo assetto stabile al gruppo e che l’esecutivo sosterrà i piani di sviluppo necessari».
L’amministratore delegato di Piaggio, Renato Vaghi, che uscirà di scena non appena nominato il commissario, in una lettera ai dipendenti parla invece di «amarezza per l’epilogo», ricordando comunque che «l’amministrazione straordinaria non è una liquidazione. Inizia un periodo di transizione che porterà a una nuova Piaggio». Per capire quale, ci vorrà ancora un po’ di tempo.

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