Gialloverdi - Lo spread, la guerra con Bruxelles, la Consob e molto altro: serve la tregua con Visco
| di Marco Palombi | 9 novembre 2018
Il codicillo che “condona” Banca d’Italia e Consob per le (eventuali) colpe in vigilando nelle crisi bancarie e solleva Intesa da (eventuali) risarcimenti – ora rinnegato e attribuito alla solita “manina” da M5S e Lega – pare in realtà il piccolo segnale di una strategia mutata dentro l’esecutivo e in un pezzo non piccolo della maggioranza.
Troppi fronti aperti per un Paese debole e sotto attacco. Se la guerra si deve combattere con Bruxelles, insomma, e mentre lo spread si agita a ogni dichiarazione, è consigliabile almeno una pace, per quanto armata, all’interno dei confini. La controparte più sospettosa e potente nei confronti dei gialloverdi, finora, è stata Banca d’Italia, il cui governatore ha dalla sua il non piccolo atout di essere assai ascoltato dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Tradotto: serve una pace con Ignazio Visco, i cui rapporti con Lega e 5 Stelle sono pessimi fin dalla scorsa legislatura, quando Palazzo Koch fu (giustamente) messa sulla graticola per i suoi peccati in opere e omissioni nel tracollo di un pezzo del nostro sistema bancario.
Il “salvacondotto” inserito nella manovra – e che ora si finge di non conoscere – è un primo segnale di questa tregua. Armata, ovviamente. La commissione d’inchiesta sulle banche, appena approvata dal Senato, è ad esempio una bella pistola appoggiata sul tavolo: i suoi campi d’indagine sono vasti come il mondo, ma tra loro ci sono ovviamente anche la pessima gestione degli anni recenti e, ad esempio, “le disposizioni emanate dalle autorità di vigilanza” alle banche sui “crediti deteriorati”, la cui svalutazione ha ucciso i bilanci degli istituti italiani e il loro valore di Borsa (chi ricorda il balletto sul “prezzo” folle attribuito per decreto alle sofferenze di Etruria & C. capisce che tipo di vaso di Pandora potrebbe aprirsi).
Una pistola carica, come si vede, ma non tutte le pistole cariche sono destinate a sparare: la direzione che prenderà l’inchiesta parlamentare sarà dettata anche e soprattutto da chi presiederà la commissione e da chi ne farà parte; rassicurazioni su una gestione responsabile dell’indagine sono già arrivate al governatore, che si fida e non si fida.
In questo tentativo di appeasement rientra il presidente di Consob, l’Autorità di controllo sulla Borsa, sulla cui procedura di nomina il Quirinale ha un discreto potere. Il candidato dei 5 Stelle, com’è noto, è Marcello Minenna, dirigente della stessa Consob che ha la benedizione di Luigi Di Maio e la non ostilità di Mattarella, ma non piace affatto a Ignazio Visco, che al Colle – come detto – è assai ascoltato. La Lega, dunque, vorrebbe proporre al Quirinale un candidato meno indigesto a via Nazionale e più in continuità con la passata gestione (non proprio commendevole, per così dire), proposta che peraltro non incontra l’ostilità dei grillini più sensibili ai giochi di palazzo e alla continuità eterna del potere.
Problema: dentro i 5 Stelle c’è anche chi (il senatore Elio Lannutti lo ha detto pubblicamente) non ha intenzione di cedere né su Minenna, né sull’attacco a Bankitalia. Troppi fronti aperti, però, per un esercito così diviso.