il voto amministrativo
Il caso.
In 17 mesi nel municipio alla periferia della
capitale il movimento di ultradestra quadruplica i consensi
GIOVANNA VITALE
ROMA.
«Loro sono sempre presenti, dei combattenti veri, si occupano delle persone, di chi ha bisogno. Gli altri, invece, li vedi solo prima delle elezioni».Batte a piazza Gasparri — feudo indiscusso degli Spada, famiglia criminale che domina il litorale — il cuore nero della capitale d’Italia.
È qui, in questa periferia nella periferia ribattezzata Nuova Ostia negli anni del boom edilizio per distinguerla dalla città consolidata costruita a Levante, che i “fascisti del terzo millennio” hanno eretto la fabbrica del consenso. Pronta a proiettarli nell’Olimpo nazionale: il Parlamento, alle legislative di primavera.
Una macchina che lucra su povertà e disagio sociale, fa proseliti fra le “case di ricotta” sbriciolate dall’incuria, si nutre di voragini nelle strade, parchetti sgarrupati, desertificazione commerciale che abbassa le saracinesche, svuotando i negozi. Una desolazione dentro cui CasaPound s’è infilata, distribuendo viveri agli indigenti, purché italiani; impedendo gli sgomberi degli alloggi popolari; organizzando blitz per migliorare la vita di un quartiere abbandonato pure da Dio.
«Loro non sono come gli altri politici che fanno solo chiacchiere. Loro ci sono e ti aiutano sul serio », racconta Maria Petricelli, 53 anni, un salario da donna delle pulizie a ore da dividere in quattro. «Io avevo lo sfratto, ho un marito invalido al 100%, un figlio di 23 anni operato agli occhi e una di 20 disoccupata. Ebbene Marsella e i suoi amici sono arrivati, sono rimasti sotto il portone per giorni, finché la forza pubblica non se n’è andata. Io lo so che tirano l’acqua al loro mulino, ma almeno ti danno una mano, oggi ormai chi lo fa più? Guardi la Raggi: io non l’ho mai vista, qui non c’è venuta manco per sbaglio».
Tutti voti meritati, si sgola Maria. «E chi se ne frega se sono fascisti, xenofobi e razzisti! Fanno bene alla povera gente e tanto basta, glielo garantisco io che sono comunista», taglia corto Lorenzo, pensionato 70enne. «E non mi importa nemmeno se sono amici degli Spada, uno scivolone tutto sommato trascurabile».
Grosso modo quel che pensa il 20% dei nuovi ostiensi che hanno preferito l’ultradestra al resto dei partiti: il picco massimo rispetto al 9 registrato nell’intero Municipio X, 250mila abitanti, esteso come Milano. Nove, che è pur sempre il quadruplo del misero 1,9 racimolato alle ultime comunali. In 17 mesi un balzo da Guinness. Figlio della disperazione, ma pure della disaffezione — 2 elettori su 3 hanno disertato — e della delusione nei confronti di un M5S che l’anno scorso sul litorale schizzò al 44% e ora è precipitato al 30.
Al bar Chicco, Maddalena, che in questa giungla di cemento accanto all’Idroscalo c’è nata 57 anni fa, il successo di CasaPound lo spiega in modo semplice: «Hanno centrato il problema, i cittadini sono stanchi dei privilegi accordati agli extracomunitari sugli asili, le case popolari, le licenze commerciali. Vengono sempre prima degli italiani. Ormai pure se vai in chiesa i pacchi alimentari li danno agli stranieri. La scelta di privilegiare i nostri li ha premiati». La verità, per suor Novella Gigli, presidente del “Centro opere femminili salesiane” che qui combatte contro la dispersione scolastica, è da ricercare nell’abisso umano e civile di questo pezzo di Roma:
«Le famiglie, specie all’Idroscalo, abitano in casupole di terra, i ragazzi non studiano, vivono in famiglie con genitori drogati, carcerati, di cui spesso non sanno chi è il padre e chi la madre. E siccome Casa-Pound rivendica giustizia sociale, chi si sente abbandonato gli va dietro».
Una predicazione nel deserto delle istituzioni che fa presa sugli esclusi, i diseredati, gli arrabbiati. «Gente senza alternative», dice la suora di frontiera, a cui i neri hanno saputo offrire «una speranza di riscatto». E infatti «siamo il sindacato del popolo» dice Marsella, il leader candidato.
Tuttavia se fosse soltanto così, l’exploit sarebbe stato circoscritto. Invece i neofascisti hanno rotto gli argini, sfondando anche in altri quartieri, sempre popolari ma più agiati: terra di ceto medio, sebbene impoverito dalla crisi. Come Villaggio San Giorgio ad Acilia, dove il Pd è stato doppiato e il centrodestra scavalcato. «Stavolta li ho votati anch’io, dopo la delusione 5Stelle», si sfoga Antonio, operaio 50enne. «Prima pure i grillini erano combattivi, presenti sul territorio, poi sono spariti. Spero solo che questi non facciano altrettanto». Filippo, manutentore Alitalia, non se l’è sentita, però ammette: «Sti ragazzi so’ bravi, avevamo il problema delle tubature rotte, se so’ piazzati tre giorni all’Acea e le hanno fatte aggiustare. Se continuano così altro che Ostia. Se prendono l’Italia». Una profezia nera.
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