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Sicilia, la destra ha la maggioranza M5S primo partito ma non basta

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PRESIDENTE - Nello Musumeci, neopresidente del Parlamento siciliano: il candidato del centrodestra ha staccato di oltre cinque punti il grillino Giancarlo Cancelleri. «Sono arrivato dietro lo schieramento, era prevedibile, non ho preso il voto degli impresentabili. Non ho bisogno di fare alleanze, ma alla fine dialogherò con tutti. Va riconquistata la fiducia di chi non va a votare. Dedico la vittoria ai miei figli”

Musumeci presidente col 40%. Micari al 18% è sei punti sotto la coalizione di centrosinistra Il flop di Alfano, il suo partito non raggiunge il quorum: “Però abbiamo fatta la cosa giusta”
EMANUELE LAURIA
DAL NOSTRO INVIATO
CATANIA.
La vittoria annunciata dagli exit poll, alla fine, è larga oltre le previsioni. Nello Musumeci stacca di oltre cinque punti il grillino Giancarlo Cancelleri e il centrodestra si riprende la Sicilia con percentuali non troppo distanti da quelle degli anni del 61 a 0. Il neo presidente della Regione si ritrova, a sorpresa, persino una maggioranza all’Ars e non sarà costretto a fare un accordo con il centrosinistra per governare. Avrà probabilmente un altro problema, quello di un’autonomia da difendere rispetto ai big della coalizione che già rivendicano l’exploit. Perché le cinque liste del centrodestra, nel complesso, conquistano il 42 per cento, prendendo più voti del candidato governatore: hanno dunque avuto un effetto traino nei confronti di Musumeci e non è accaduto il contrario. L’ex An si toglie subito un sassolino dalla scarpa: «Io dietro il mio schieramento? Era prevedibile: non ho preso il voto degli impresentabili ». Non fa nomi, il nuovo governatore, ma il riferimento è soprattutto al figlio dell’ex pd Francantonio Genovese, candidato all’Ars di Forza Italia, che ha fatto il pieno di preferenze a Messina. Dice queste cose, Musumeci, mentre a tarda ora sfreccia in auto verso Palermo dopo avere ricevuto la chiamata di Silvio Berlusconi, che non vedeva bene la sua nomination: «Mi ha fatto le congratulazioni e mi ha promesso che ci vedremo presto», dice. Il telefono squilla in continuazione, lungo il percorso in autostrada di Musumeci. Si fa sentire il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani, ecco persino il sottosegretario renziano Davide Faraone. «Non ho bisogno di fare alleanze ma dialogherò con tutti», afferma l’esponente catanese. «È un risultato di rilevanza nazionale che può aprire la strada verso le politiche a un centrodestra che ha ritrovato l’unità». Ribadendo poi «il valore dell’antimafia come pre-requisito e impegno di tutti».
Nell’ora dei buoni sentimenti, Musumeci dedica la vittoria «ai miei tre figli», comprendendo nel pensiero anche Giuseppe, che nel 2013 ha perso la vita soli 30 anni. L’auspicio è quello di recuperare «la fiducia di quel 53 per cento dei siciliani che non è andato a votare». E c’è solo un riferimento alla “campagna avvelenata” e alle “cadute di stile” di Cancelleri: «Ma è acqua passata», dice Musumeci dopo avere incassato il concession speech degli avversari di 5 stelle, capaci comunque di raddoppiare i voti rispetto al 2012 e di confermarsi primo partito all’Ars.
Grande sconfitto il centrosinistra: il rettore Fabrizio Micari si ferma sotto il 19 per cento, a oltre sei punti dalla sua coalizione. Lo svantaggio di Micari nei confronti del suo schieramento non è molto diverso dal vantaggio che Cancelleri ha conquistato rispetto alla sua lista: sintomo di un voto disgiunto con il quale, in buona parte, gli elettori del Pd e dei partiti alleati hanno premiato il portabandiera di M5S. Mentre è fragoroso il tonfo di Ap: la formazione di Angelino Alfano non supera lo sbarramento e rimane fuori dall’Ars. La sconfitta del ministro degli Esteri, agrigentino, è uno dei dati più eclatanti di questa competizione elettorale. Nel frattempo il simbolo della Lega di Salvini, che ha fatto le liste con Giorgia Meloni, entra per la prima volta nell’Assemblea siciliana.
Claudio Fava porta la sinistra oltre il 5 per cento e le consente di tornare ad affacciarsi all’Ars dopo nove anni. Ma il dato del parlamentare di Mdp è ben lontano dagli auspici e non permette quel “sorpasso” ai danni di Micari che Bersani e D’Alema avevano ipotizzato. Sommando i voti del rettore e di Fava non si va oltre il 25 per cento: altro segno del tracollo di questa parte politica.
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Il simbolo della Lega, che ha fatto le liste con Giorgia Meloni, per la prima volta all’Ars Fava riporta la sinistra in Parlamento dopo due legislature ma il risultato è deludente

FOTO: ©

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