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Il terrore torna a New York

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attacco a manhattan
Un nuovo attentato nella zona di Ground Zero, 16 anni dopo l’11 settembre. Arrestato l’autore dell’agguato: è un uzbeko Gridava “Allah Akbar”. Trovati proclami in arabo. L’Isis festeggia

Furgone piomba sulla ciclabile Almeno otto morti, molti feriti
FEDERICO RAMPINI
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

NEW YORK


È LA STRAGE di Halloween, all’urlo di «Allah Akbar» il terrore colpisce di nuovo la città-martire dell’11 settembre. Sono le 15 e 5 minuti ora locale, otto morti in pochi istanti, secondo una tecnica tragicamente collaudata a Nizza e a Londra. Questa volta il teatro del massacro col furgone è l’estremità ovest di Tribeca, popolare quartiere di Manhattan. La morte arriva lungo il fiume Hudson, su una pista ciclabile tra la Houston Street e la Chambers Street.
«Un uomo di 29 anni – racconta il capo del New York Police Department James O’Neill – alla guida di un furgone noleggiato, ha colpito pedoni e ciclisti. Si è scontrato con un autobus scolastico. È sceso impugnando due pistole giocattolo. Un poliziotto lo ha ferito, il terrorista è stato catturato vivo. Sei vittime sono morte subito, due sono decedute all’arrivo in ospedale ». 
Almeno quindici i feriti.
E subito le testimonianze concordi: l’autore dell’attacco quando è sceso dal furgone urlava «Dio è grande» in arabo. Accanto al veicolo gli investigatori hanno scoperto una dichiarazione in arabo di giuramento di fedeltà all’Isis. L’Fbi ha subito classificato l’attacco come «terrorismo». L’autore è Sayfullo Saipov, di nazionalità uzbeca, vive a Tampa in Florida e sarebbe arrivato negli Stati Uniti nel 2010.

Nel pomeriggio di vigilia della festa di Halloween, quando già Manhattan era affollata di ragazzi in maschera per la festa, cala di colpo la paura su New York. Il sindaco Bill de Blasio e il governatore Andrew Cuomo evocano subito l’11 settembre 2001, la madre di tutte le stragi firmate dal terrorismo islamico. Il messaggio è forte e chiaro: New York non si arrende, ci siamo risollevati già 16 anni fa da un attacco molto più grave.
«Oggi un’orribile tragedia – dice il sindaco de Blasio – colpisce la vita della nostra città. Vogliono spezzare il nostro spirito ma noi newyorchesi siamo forti, siamo resistenti. Ci hanno messi alla prova già in passato, vicino al luogo che è stato colpito oggi». L’allusione è al World Trade Center, che in linea d’aria dista appena un paio di chilometri dalla riva dello Hudson dove il terrorista ha lanciato il suo furgone contro pedoni e ciclisti. C’è il rischio di un contagio del panico, in una festa che molti passano all’aperto o in locali pubblici. Vengono subito rafforzate le misure di sicurezza, ma il New York Police Department vuole evitare di alimentare la paura e quindi precisa che l’attentatore non sembra appartenere a un gruppo organizzato: «Ha agito da solo, al momento non ci sono complici né motivi di allerta collegati a questo attacco».
Il governatore dello Stato, Andrew Cuomo, ci tiene a sua volta a rassicurare questa metropoli di nove milioni di abitanti, bersaglio fin troppo ampio per la violenza dei nemici. «Abbiamo le migliori forze dell’ordine di tutto il mondo». Ma ricorda anche che «questa città è un simbolo internazionale di libertà e democrazia, quindi è un bersaglio per tutti coloro che sono ostili a questi valori». Dietro l’attacco al furgone di Tribeca non c’è un piano più vasto, non è un complotto, ha agito un solo individuo, anche il governatore ci tiene a sottolinearlo. «Newyorchesi – annuncia Cuomo – sappiate che vedrete più polizia in giro, ma è per la prevenzione, non abbiamo notizie di altri attentati imminenti ». Cuomo chiude con un appello all’orgoglio di questa città: «Siate newyorchesi».
Tocca quindi alla città del Ground Zero, a quella dove si cominciò a scrivere nel 2001 un capitolo nuovo, lungo e terribile, nella storia del terrorismo.
Dall’attacco alle Torri Gemelle nulla è stato come prima, le conseguenze di quell’evento atroce si sono diramate in tutte le direzioni: c’è un prima e un dopo l’11 settembre. È cambiato il nostro modo di volare e di viaggiare, un’industria della sicurezza ha invaso le nostre vite. È nata qui negli Usa un’immensa sovrastruttura parallela al complesso militar-industriale, è quella Homeland Security o superministero degli Interni che cumula compiti di polizia, anti-terrorismo, spionaggio tecnologico. Abbiamo accettato livelli sempre crescenti d’intrusione nella nostra privacy. E naturalmente, dall’altra parte del pianeta, due guerre: Afghanistan e Iraq. Anche quelle fanno parte di una storia che era cominciata qui a New York, epicentro della nuova era.
Oggi però la stessa Manhattan del Ground Zero deve affrontare un’altra sfida terribile: la banalità del male. Il terrorismo a bassa intensità. Artigianale. Quello che ebbe il suo battesimo di fuoco il 14 luglio dell’anno scorso maciullando bambini sul lungomare di Nizza. L’11 settembre fu un attacco firmato da Al Qaeda, un’operazione con una regia complessa, un livello organizzativo sofisticato. I jihadisti seguaci dell’Isis, o magari solo vagamente ispirati da quell’ideologia, sono passati a una guerra molto più semplice. I camion e le auto usate come armi. Più facili da usare – anche qui in America – rispetto alle armi da fuoco. Un pericolo onnipresente. Una minaccia dalla quale è quasi impossibile difendersi.
Abbiamo già a New York un livello di presenza poliziesca eccezionale. Dopo Las Vegas ho visto rafforzare ulteriormente i controlli coi metal detector all’ingresso di spettacoli, concerti musei. Ma non si può blindare l’intera Manhattan, creare barriere architettoniche contro i kamikaze- killer che massacrano pedoni mettendosi al volante. L’America era rimasta relativamente ai margini, durante l’ultima ondata di attentati del terrorismo islamico, che avevano colpito tante città europee.
Qui la paura più recente fu Las Vegas, una sparatoria tuttora indecifrabile anche se resta appesa nella memoria quella rivendicazione misteriosa dell’Isis. Nessuno ci crede. L’Fbi invece sapeva da tempo che «gli attacchi con auto e furgoni noleggiati sono il nuovo pericolo». Ce lo aveva detto, anche a noi newyorchesi. Ma come difenderci non lo sappiamo, e non lo sa nessuno.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Cuomo, governatore dello Stato: “Newyorchesi sappiate che ora vedrete più polizia in giro” È la strage di Halloween, sono le 15 e 5 ora locale, la tecnica è quella vista a Nizza e a Londra


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