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Il Marciume di Bankitalia

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Perfino il Presidente Casini si è accorto che qualcosa non va!

Il presidente della Commissione che indaga sai crack bancari denuncia «il brutto spettacolo dei controllori passati ai vertici di  controllati›› e falliti dopo aver truffato i risparmiatori. E allora perché Quirinale e premier hanno difeso Visco?



I lettori di Libero - e anche chi ne ha scorto la copertina, prima che la nascondessero dalle rassegne stampa - hanno appreso, con gioia nascente da sorprendente altruismo, che numerosi appartenenti alla casta di Bankitalia hanno potuto godere di promozioni e sostanziosi aumenti dei già pingui stipendi. Il tutto subito dopo la conferma al vertice del loro capo Ignazio Visco. Fa piacere che in un mondo pieno di guai oi sia gente contenta. Ma perché loro e non tutti gli altri? Che bene hanno fatto costoro al Paese per meritarsi una porzione spropositata di burro e zucchero onde assicurare un avvenire sereno a se stessi e ai loro cari, alla faccia del popolaccio?

Angelo Panebianco ha scandito la sua sacrosanta condanna a chi pensa di distribuire denari e bonus a scopo di propaganda elettorale, senza tener conto dei “vincoli di bilancio". Ci domandiamo: perché allora il suo Corriere della Sera, con tutta la creme dello stesso giro, ha benedetto - o ignorato: è lo stesso - le operazioni di cui sopra, il cui unico vincolo è lo spregio del buon senso? Come altro definire queste regalie, sia pure sancite da contratti leonini, se non da Banca dello Stato di Bengodi? Ripetiamo i numeri della cuccagna: più di  700 dipendenti sono stati promossi e gratificati. Sappiamo che l'istituto di Via Nazionale è autonomo. E il governo nulla può. Ma un minimo di moral suasion potrebbe pure esercitarla la troika di Mattarella, Gentiloni e Padoan sull'amato Visco. In realtà trattasi di un'autonomia a targhe alterne: non fu salvaguardata con il predecessore Fazio, il cui torto è stato quello di aver combattuto le manovre per consegnare le banche italiane alle fauci europee e americane. È la classica morale di convenienza.
Siamo sicuramente gente ignorante. e non capiamo le cose ovvie. Per cui chiamiamo in soccorso i sapientoni che difendono a spada tratta come democratica e istituzionale, stabilizzante ed europeista. 
da chiunque mastichi di economia. L'Espresso di De Benedetti sospira di sollievo, rivendicando per questa istituzione il «diritto a essere lasciata in pace». Controlla malissimo e non è controllata da nessuno, e adesso bisognerebbe evitare di turbare il manovratore... Favolosa idea di democrazia, non è vero? Poi ci si stupisce se la gente non vota: 1'esercizio elettorale conta come una partita airuba-mazzetto all'oratorio, s/e chi vince poi si vanta di non contare niente e accetta supino gli ukaz di poteri alieni alla sovranità popolare. Logico che ci si ribelli, e non lo si chiami populismo.
Semmai è élitarismo squallido 1'insistenza a premiare chi non lo merita solo perché appartiene al medesimo mondo in cui ci si abbraccia festanti (vedi le coccole giornali d'apparato).
Salvo intervento di menti superiori che ci dimostrino il contrario, e a cui apriremo volentieri le nostre pagine e il nostro cuore plebeo, questa unanimità dell'establishment finanziario, editoriale e quirinalizio per la conservazione della nomenclatura di Palazzo Koch (per gli inesperti è l'altro nome del regno vischioso di Visco), ci pare una supposta con il fiocco per gonzi creduloni.
Qualche crepa nella muraglia dell'omertà si dà però coraggio nella denuncia. Pier Femando Casini, che ha saputo galleggiare in tutte le stagioni con simpatica furberia vedendo e non vedendo, stavol-
ta mostra una certa inquietudine dopo aver mosso qualche passetto nelle ragnatele di questo fortilizio trasparente come il castello di Dracula in Transilvania. Il senatore centrista è presidente della Commissione parlamentare d'Inchiesta sui guai bancari italiani e, nonostante la propensione forlaniana a sopire troncare, ha rivelato di aver scoperto un intreccio di «complicità» tra Bankitalia che doveva vigilare e gli istituti di credito vigilati. Con il suo linguaggio cotonato e perciò tanto più indicativo, Casini ha accusato: «Non è certamente un belvedere il fatto che dirigenti della Banca d'Italia siano passati in corsa ai vertici delle banche oggetto delle indagini. Penso che se questo fosse
capitato a un politico cenamente ci sarebbe stato un coro di opportuni biasimi». Traduciamo alla nostra maniera di gente volgare. Sotto la camicia bianca di seta c'è il bubbone: complicità, concorso nel rovinare i risparmiatori e mettere a rischio l'intero sistema.
Delle due l'una: se Visco non sapeva è un incompetente; se sapeva, peggio. Che si fa? E i massimi dirigenti? Anche loro inconsapevoli? La risposta di Gentiloni e soci è stata: conferma per tutti e abbasso il populismo. Populismo chi? Ha governato il populismo in questi anni? Di certo questi  banchieri intoccabili e impennacchiati hanno guidato una ciurma cui forse è esagerato appuntare medaglie al petto.
Era proprio necessario confermare un vigilante che non sa vigilare su se stesso? Un po' di prudenza avrebbe suggerito il contrario. Renzi è stato goffo, e ha fornito l'alibi per un blitz, ma la sostanza del
concerto tra Gentiloni, Mattarella e Lor signori, resta assai poco commendevole. Ci sarebbe da scendere in piazza, ma coloro che ne avrebbero la forza organizzativa sembrano tutti acquietaü e contenti.
Ah già, c'è la legge elettorale, devono litigare su chi non comanderà un tubo. Ci tocca sperare nell'unica autonomia che ci interessa e la gente esige: quella delle Regioni.

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