cronaca
Reati prescritti, la Corte europea di Strasburgo condanna l’Italia per “abusi fisici, verbali e psicologici”. I soldi mai arrivati dopo 16 anni anche a causa del rimpallo fra ministeri
MATTEO PUCCIARELLI
GENOVA. GENOVA. I manifestanti contro il G8 del 2001 arrestati e portati nella caserma di Bolzaneto furono torturati, ma a causa della «mancanza del reato di tortura nel diritto italiano all’epoca degli eventi, praticamente tutti gli atti di violenza erano prescritti quando si è giunti a processo». E quindi, «nessuna delle persone responsabili ha ricevuto una punizione », anche per via della «mancanza di collaborazione delle forze di polizia».
È così che la sentenza della Corte Europea di Strasburgo, la quale si riferisce a quanto avvenne tra il 20 e il 22 luglio di sedici anni fa, condanna l’Italia a risarcire le vittime degli «abusi fisici, verbali e psicologici» causati dalle forze dell’ordine. Il procedimento trattava anche il caso del carcere di Asti, quando nel 2004 due detenuti subirono trattamenti inumani. È la terza volta che accade: nel marzo 2015 e nel giugno scorso un analogo pronunciamento punì il nostro Paese per l’irruzione della polizia alla scuola Diaz, dove dormivano e furono picchiati decine di partecipanti al Social forum.
L’Italia aveva già trovato un accordo con undici persone, tra italiani e stranieri, che avevano fatto ricorso a Strasburgo per violazione dei diritti umani, riconoscendo loro un risarcimento di 45mila euro in cambio della rinuncia a ogni altra rivendicazione.
Ma quei soldi, accettati in realtà da una minoranza, non sono mai arrivati, anche a causa del rimpallo tra i vari ministeri coinvolti: «In sostanza i dicasteri litigavano tra di loro su chi dovesse liquidare la somma — spiega Lorenzo Guadagnucci, del comitato Verità e giustizia per Genova, anche lui tra le vittime — e anche se siamo di fronte ad una bella sentenza che fa giustizia la vediamo quasi cadere nel vuoto, registrata con sufficienza dai vertici del nostro paese. Basti pensare che neanche uno dei responsabili accertati ha mai fatto un giorno di carcere». Agli altri 48 ricorrenti che sono andati avanti, la Corte ha riconosciuto risarcimenti per danni morali che variano tra i 10 e gli 85mila euro, a seconda della gravità delle torture subite. Nella stessa sentenza poi si parla della magistratura che indagò: lo fece bene, è scritto, «accertando in modo accurato e dettagliato» le torture.
Il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, il quale condusse l’inchiesta su Bolzaneto insieme a Patrizia Petruzziello, ribadisce che si trovò di fronte «a un canovaccio di soprusi che ricorda quello dei lager nazisti, seppur l’intensità e la gravità non siano paragonabili».
Questo perché «le lunghe attese in fila per fare qualsiasi cosa, gli insulti continui, il freddo, la privazione dell’acqua e del sonno non si discostano molto dai ricordi dei sopravvissuti ai campi di sterminio».
Oggi una legge italiana contro la tortura c’è ma, dice il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Nils Muiznieks, «la definizione di tortura adottata può portare all’impunibilità di certi atti, il che creerebbe appigli per l’impunità». Genova, insomma, potrebbe ripetersi.
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