Quantcast
Channel: Articoli interessanti
Viewing all articles
Browse latest Browse all 4966

CONFESSIONI DI UNO SCRITTORE

$
0
0
ROBINSON

MICHEL HOUELLEBECQ
MORIRE

26 FEBBRAIO 2005. LE 11 DELLA SERA

Non ne posso più. Soffro troppo. Smetto. Fine. Stavolta sono davvero stanco. Non ci credo più. Non voglio fare del male a nessuno.
Non pubblicherò Morire. Uno dei miei primi libri pubblicati era intitolato Rester vivant. Cerco di chiudere il ciclo, di annullare le tracce di qualcosa o di qualcuno, di un essere sgradevole, imbarazzato, di un essere insomma che non sarebbe dovuto esistere.
Non ho avuto una vita felice.
Oggi compio quarantasette anni.

16 AGOSTO 2005. MEZZOGIORNO

Quando ho scritto le righe precedenti, avevo appena terminato La possibilità di un’isola; avevo mandato il manoscritto al mio editore. Era appena finito un periodo di eccezionale intensità; sapevo che la mia vita ormai mi sarebbe sembrata vuota.
Era stato anche un periodo quasi continuamente doloroso. Non avevo mai sentito quanto la scrittura di un romanzo sia un’attività solitaria e penosa; credo, in realtà, che sia l’attività più triste del mondo.
Il libro, tuttavia, per la prima volta in vita mia, è dedicato ad amici; ma nella mia vita quotidiana con mia moglie ero stato costantemente circondato dall’odio, dall’indifferenza nel migliore dei casi. L’amore, il piacere, non li avevo mai conosciuti. E nulla mi induceva a credere che avrei potuto conoscerli.
Sono trascorsi alcuni mesi da quando ho terminato il libro; li ho dedicati essenzialmente alle modifiche sulle bozze; ho presentato il testo definitivo per la stampa solo il 4 luglio.
Alcune osservazioni fatte dai primi lettori mi sono potute essere utili; ma l’elemento decisivo è stato comunque la rilettura ad alta voce del testo, che non avevo mai praticato in maniera così sistematica e prolungata. Nel corso di questi pochi mesi, la convinzione che avevo avuto durante tutta la scrittura non ha fatto che crescere: La possibilità di un’isola è il mio capolavoro, per lo meno sul piano romanzesco. Non avevo mai creato personaggi dotati di una vita così intensa; non mi ero mai spinto così lontano nella elaborazione di una trasposizione romanzesca significante e profonda.
Ciò che sto facendo in questo momento è di un’importanza assai meno considerevole; non nutro grande stima per l’autobiografia o per il diario; li considero forme primitive della creazione, incapaci di innalzarsi alla verità del romanzo, incapaci anche di raggiungere il livello dell’emozione pura che è quello della poesia.
Se mi dedico tuttavia a questa attività per la quale nutro solo una stima moderata è perché, disgraziatamente, per il momento non sono in grado di fare nient’altro (per ragioni su cui mi capiterà di tornare fin troppo). Scriverò questo testo negligentemente, così come viene, senza mai prendermi la briga di correggerlo o di rileggerlo; a ogni modo, non lo destino alla pubblicazione in volume.
Spero di terminare abbastanza in fretta. È purtroppo possibile che l’interruzione di Morire avvenga con la mia morte, cui non annetto alcuna speranza... sarà l’ultimo bivio, un bivio verso il nulla puro.
Per il momento, continuo.

20 AGOSTO 2005. LE 3 DEL MATTINO

Sono nato nel 1956 o nel 1958, non lo so. Più probabilmente nel 1958. Mia madre mi ha sempre raccontato di avere alterato l’atto di nascita per consentirmi di andare a scuola a quatdi tro anni invece che a sei — suppongo che all’epoca non ci fosse l’asilo. Si era persuasa che fossi un superdotato, perché all’età di tre anni, a quanto pare, avevo imparato a leggere da solo, con dei cubi, e una sera, rincasando, con sua grande sorpresa mi aveva trovato intento a leggere tranquillamente il giornale.
Non c’è alcun dubbio che abbia avuto la possibilità di farlo: gli atti di stato civile erano scritti a mano e approssimativi e lei allora faceva veramente parte dei notabili della Réunion, dove aveva relazioni potenti (uno dei miei primi ricordi d’infanzia è un ricevimento in una proprietà incredibile con piante lussureggianti, camerieri vestiti di bianco, una saletta cinematografica privata in cui ci avevano proiettato dei cartoni animati... una scena da film).
Più dubbio è che le sue motivazioni siano state nobili come dichiara; mia madre è sempre stata esperta nell’arte di capovolgere la narrazione degli avvenimenti a proprio favore. Una delle rare volte in cui mi ero azzardato, molto timidamente, a rimproverarle di non essersi forse occupata sufficientemente di me durante la mia infanzia, ricordo di averla sentita dipingermi i suoi anni di medico alla Réunion sotto una luce veramente eroica. A sentire lei, era una sorta di medico dei poveri, di madre Teresa della medicina, che non esitava mai ad alzarsi nel cuore della notte per andare ad assistere una partoriente nera nella sua capanna sperduta tra le montagne (descrizione dei sentieri erosi dalle tempeste, dei precipizi sfiorati in Land Rover...). Dovevo apprendere in seguito che in pratica faceva soprattutto delle sostituzioni e prendeva sei mesi di vacanza all’anno; doveva in seguito finire tranquillamente la sua carriera come medico fiscale della Sécurité sociale. È dunque possibile che mi abbia invecchiato di due anni non per evitare che degli ostacoli burocratici soffocassero il fiorire di un genio in erba, ma semplicemente per potersi sbarazzare di me un po’ più alla svelta.
In questo caso, tuttavia, sarei abbastanza tentato di credere alla sua sincerità. Mia madre era un personaggio estremamente complesso, pieno di talento, spesso vicino alla nevrosi, e ricco di innumerevoli contraddizioni; ma c’è un punto, forse uno solo, su cui tutte le testimonianze concordano: provava un grande rispetto, un rispetto immenso ed esagerato per l’intelligenza. Lei stessa era di un’intelligenza superiore, ed erano stati i suoi studi (compiuti davvero brillantemente) ad averle permesso di sfuggire al destino delle “donnette” che detestava, e di condurre una vita indipendente e libera. La sua gioia di avere un figlio che prometteva di avere ereditato le sue capacità intellettuali era senza alcun dubbio sincera.
La storia del superdotato, devo dirlo, mi piaceva abbastanza; mi rivedo, in terza liceo, alle prese con i test per il quoziente intellettivo (su cui all’epoca non gravava alcun sospetto ideologico). Mi rivedo felice di avere ottenuto il punteggio di centoquaranta e desideroso di trovare altri test per scoprire se non avrei potuto raggiungere quello di centocinquanta. Retrospettivamente, trovo la cosa pietosa, anche un po’ patetica, poiché mi rendo conto di essermi fabbricato fin dall’età di quindici anni un personaggio: quello di un essere superiore, librantesi facilmente nelle alte sfere del pensiero, ma tremendamente handicappato, nella vita sociale e in particolare nei rapporti con le ragazze, a causa dei suoi spaventosi complessi fisici.
Perché questa scelta strana? Era veramente una scelta? Ritrovando di recente una mia foto scattata all’epoca con un gruppo di ragazzi e di ragazze, sono rimasto comunque assai sorpreso nel constatare che ero di gran lunga il ragazzo più attraente della banda. Non solo ero bello ma avevo quella grazia androgina che era in voga allora; con i miei occhi azzurri e la mia giacca di capra afgana, mi trovo persino irresistibile.
La cosa più comica (o la più tragica, come si vuole) è che sono finalmente riuscito a diventare il personaggio che avevo costruito trent’anni fa. Sulle foto recenti, sono effettivamente, il più delle volte, orribile; e ho fatto continua?
“Non ne posso più. Soffro troppo... Non ho avuto una vita felice” Sono le prime frasi di “Morire”, diario che Michel Houellebecq inizia a scrivere a quarantasette anni, nel giorno del suo compleanno. Racconta della sua infanzia, del rapporto difficile con la madre, dei suoi amori finiti Nato per non essere pubblicato, poi integrato con “Morire II”, il testo — inedito in Italia — è uscito a gennaio in Francia

L’AUTORE

Michel Houellebecq, nato nel dipartimento d’oltremare francese della Réunion, ha pubblicato il suo primo romanzo nel 1994 e ha vinto il premio Goncourt, massimo riconoscimento letterario francese, nel 2010 con La carta e il territorio. Il testo che pubblichiamo, inedito in Italia, è tratto daCahier Houellebecq di Michel Houellebecq e Agathe Novak-Lechevalier (Editions de L’Herne). L’ultimo romanzo dello scrittore francese,Sottomissione (Bompiani, 252 pagine, 17,50 euro), è uscito nel 2015, mentre a maggio di quest’anno è stato pubblicato il saggio In presenza di Schopenhauer da La Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi che aveva portato i suoi libri in Italia quando lavorava per Bompiani (da Le particelle elementari fino a Sottomissione)

Viewing all articles
Browse latest Browse all 4966

Trending Articles