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Il personaggio.
I lapsus incendiari da “presidente operaio” non sono serviti a far dimenticare la grave crisi economica
OMERO CIAI
Nicolás Maduro è soprattutto uno straordinario gaffeur. I lapsus nel corso dei suoi incendiari comizi “quello che non otterremo con i voti, lo otterremo con le armi”, è uno dei suoi slogan preferiti sono ormai raccolti in compilazioni video. Una volta, parlando della Bibbia, riuscì a confondere la moltiplicazione dei pesci con quella dei “peni”. Un’altra volta, parlando dei commercianti che non rispettavano i prezzi calmierati, disse: «perché rubano come noi». Ma, a parte gli errori più grossolani, molti in Venezuela sono convinti che dietro alla sua manifesta incompetenza - non riesce a pronunciare correttamente nessuna parola in inglese, soprattutto wi-fi - ci sia stata in realtà anche una strategia. Quella di rafforzare, nella ricerca del consenso dei più poveri, l’immagine del “presidente operaio”, cresciuto nelle difficoltà economiche, che ha finito a stento le scuole medie. E che quindi è convinto che esista il femminile di liceo, “licea”, e anche quello di un milione, “una miliona”.
Per risultare ancora più simpatico, all’inizio del mandato, raccontò che parlava con lo spirito di Chávez, il caudillo che lo aveva designato erede prima di morire nel marzo 2103. Maduro parlava con Chávez grazie a un uccellino che andava a trovarlo tutte le mattine. Poi, nei momenti più drammatici delle ultime proteste, Maduro s’è messo a ballare salsa in tv e il confine tra cinismo, stupidità e presa in giro, s’è fatto davvero impalpabile.
Tra i possibili successori di Chávez, la scelta cadde su di lui soprattutto per volontà della leadership cubana. La riunione decisiva si svolse a L’Avana con Raúl Castro due mesi prima della morte di Chávez. Maduro era quello che i cubani conoscevano meglio e che, tra l’altro, proprio a Cuba aveva frequentato la “scuola quadri” del partito comunista negli anni Ottanta. L’altra ragione che probabilmente convinse anche Chávez fu Cilia Flores. Nove anni più grande Nicolás, Cilia era l’avvocato che corse a difendere Chávez arrestato dopo il golpe che da colonnello dell’esercito - tentò il 4 febbraio del 1992. Compagna di Maduro dalla metà degli anni Novanta, Cilia è sempre stato “l’uomo forte” della coppia. Tosta e determinata ha guidato l’ascesa di Nicolás sposandolo solo poco prima dell’elezione a presidente.
Però da quando hanno preso il potere, sconfiggendo nel 2013 in una elezioni macchiata dai sospetti di brogli il candidato oppositore, Henrique Capriles, per appena 50mila voti, non gliene è andata bene una. Con Nicolás Maduro e Cilia al potere, il Venezuela è precipitato in una crisi senza precedenti. Un po’ per il calo del prezzo del petrolio ma molto anche per tutte le scelte fatte negli anni precedenti.
Inflazione alle stelle, ormai oltre il mille per cento. Prodotto interno in caduta libera, -13,5% l’anno scorso. Una carestia drammatica che ha portato via dalle tavole dei venezuelani prodotti banali come il latte, il riso, e perfino il mais. Il tutto condito con l’assenza dei farmaci e tutto il resto: dai ricambi per le auto – oggi a Caracas una macchina usata costa più di una nuova, perché tanto quella nuova non c’è – alle apparecchiature mediche.
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Per risultare simpatico all’inizio del mandato raccontò che parlava con lo spirito di Chávez
FOTO: © CARLOS GARCIA RAWLINS/ REUTERS
Manifestanti a favore del presidente Maduro ieri in piazza con immagini di Bolivar e di Chávez