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G8, l’ex ministro Scajola a Gabrielli “De Gennaro si dimise, gli dissi no”

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il g8 di genova

L’intervista sulle responsabilità per gli scontri e le violenze di Genova riapre la polemica I leader dei no global del 2001: “Parole coraggiose, peccato per i sedici anni di ritardo”
ROMA.
«La mattina successiva alla fine del G8 Gianni De Gennaro venne da me e mi presentò le sue dimissioni. Io le rifiutai, convinto, allora come oggi, che in quei momenti, assai delicati per la tenuta del Paese, le sue dimissioni sarebbero state destabilizzanti per le istituzioni. Col senno di poi è troppo facile fare analisi». A parlare, all’indomani dell’intervista del capo della Polizia Franco Gabrielli a Repubblica, è Claudio Scajola, nel luglio del 2001 sedeva sulla delicatissima poltrona di ministro dell’Interno. Una difesa dell’allora numero uno della Polizia di Stato, che riapre le polemiche sulle responsabilità di quei giorni.
Gabrielli, oltre a definire la gestione dell’ordine pubblico del G8 «una catastrofe», ha lanciato un messaggio a chi allora ricopriva la sua stessa carica. «Se fossi stato De Gennaro mi sarei assunto le mie responsabilità senza e senza ma. Mi sarei dimesso», ha detto. Aggiungendo che nella caserma di Bolzaneto «ci fu tortura».
Le parole di Gabrielli sono state apprezzate anche da chi nel 2001 era in piazza. Luca Casarini allora stava nel movimento dei Disobbedienti, oggi è segretario di Sinistra Italiana in Sicilia. «Il Capo della Polizia ha detto delle cose davvero coraggiose, anche se tardive, ed è paradossale il silenzio della politica». Casarini però non è sicuro che quell’esperienza terribile faccia parte di un passato che non può tornare. «Non sono affatto convinto che non ci sarà un’altra Genova, come sostiene Gabrielli: c’è ancora un clima di impunità diffuso e vediamo ancora scene di violenze tra le forze dell’ordine e chi manifesta nei corteo. Oltrettutto invito Gabrielli a introdurre i codici identificativi sui caschi dei poliziotti: la legge è ferma al Senato, lui può farlo in via amministrativa. A Genova, però, non fu solo una questione di errata gestione dell’ordine pubblico: qualcuno prima o poi dovrà riconoscere che la politica volle schiacciare il nostro movimento».
Interviene anche Vittorio Agnoletto, allora portavoce del Genoa Social Forum. «Finalmente si riconosce che a Genova fu una catastrofe, ma ci sono voluti 16 anni: francamente troppi». Sul ruolo delle Tute Bianche e sul fatto che Gabrielli ritenga un errore aver «scommesso sulla loro capacità di poter governare e garantire per l’intera piazza», Agnoletto obietta. «Noi potevamo garantire la nostra gente, l’ordine pubblico spetta allo Stato. E ancora né lo Stato né il Capo della Polizia stanno chiedendo scusa alle vittime delle violenze. Gabrielli arriva un po’ fuori tempo: le sue esternazioni riguardo alla legge sulla tortura le poteva dire prima, per aiutare il Parlamento a fare una buona. Invece è venuta fuori una legge truffa».
( fa. to.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ex titolare del Viminale attacca: “Con il senno di poi è troppo facile fare analisi”
ELLEKAPPA
LA CERIMONIA A PALERMO
Il capo della Polizia Franco Gabrielli alla cerimonia per i 25 anni della strage in cui furono uccisi Paolo Borsellino e i 5 agenti della sua scorta

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