cronaca
Torino, la donna era stata licenziata a gennaio. E per sei mesi non aveva ricevuto l’indennità Ricoverata in gravi condizioni. L’ultimo post su Facebook: “Oggi vado lì e li faccio neri”
FEDERICA CRAVERO STEFANO PAROLA
TORINO.
Era arrabbiata Concetta e lo aveva scritto su Facebook poco prima di uscire di casa: «Oggi vado all’Inps e li faccio tutti neri». Licenziata a gennaio, lunedì aveva ricevuto il primo assegno di disoccupazione. Ma probabilmente era più basso di quello che attendeva e temeva che le mensilità arretrate fossero finite in un buco nero. «Conci, calma...», aveva provato a quietarla un’amica rispondendo a quel post. Ma Concetta, 46 anni, stava già preparando i due flaconi di alcool e l’accendino con cui, poco prima di mezzogiorno, si è presentata negli uffici dell’Inps Torino Nord in corso Giulio Cesare e si è data fuoco. Aveva in borsa anche un taglierino, ma non l’ha tirato fuori. Qualunque fossero le sue intenzioni quando è uscita di casa, ha poi ritorto la rabbia solo su di lei.
Aveva preso il numero, si era messa in coda e arrivato il suo turno si era presentata allo sportello rivendicando alcune mensilità arretrate dell’indennità di disoccupazione. «Gliele daremo, ma non adesso», le hanno risposto. E lei non ha retto. «Non ce la faccio più», ha detto ad alta voce prima di far scattare la fiammella dell’accendino. Nessuno è riuscito a fermarla, anzi sono tutti scappati mentre il fuoco le avvolgeva il corpo. Tutti tranne un’impiegata che le ha gettato addosso una maglia per soffocare le fiamme e un ragazzo di origine marocchina che nel parapiglia ha preso un estintore.
Le condizioni della donna sono gravi, è ricoverata in terapia intensiva nel reparto Grandi ustionati dell’ospedale Cto di Torino. La prognosi è riservata, Concetta ha ustioni sul 25 percento del corpo, concentrate soprattutto nella parte alta, e metà di queste sono molto serie, di terzo grado.
Sull’episodio sono state avviate le indagini della polizia. Ieri all’Inps di Torino è arrivata anche la telefonata del presidente dell’ente previdenziale, Tito Boeri, che ha chiesto chiarimenti sulla situazione della donna, che fino a gennaio aveva lavorato come addetta alle pulizie nella birreria Befed di Settimo Torinese, il paese dell’hinterland in cui la donna viveva. Prima Concetta era una dipendente, poi il personale si è costituito in una cooperativa che nell’autunno era andata in liquidazione: il titolare della birreria ha ripreso alle sue dipendenze quasi tutti i lavoratori, ma non quelli del comparto pulizie, che economicamente rappresentavano un costo non sostenibile. E così, dopo dieci anni, il 13 gennaio è stato l’ultimo giorno di lavoro di Concetta. La donna — che ha avviato anche una vertenza per il licenziamento — non ha perso tempo e il 24 dello stesso mese ha presentato all’Inps domanda di Naspi, l’indennità di disoccupazione. Ma il percorso è stato più tortuoso del previsto. Nei giorni del licenziamento, infatti, la lavoratrice era in malattia: il certificato medico segnava una prognosi dal 13 al 20 gennaio. E quella che poteva essere solo una complicazione diventa un bastone nella ruota dell’Inps. Che infatti si inceppa: «Per la normativa vigente— precisa l’Inps — se alla data di cessazione del rapporto di lavoro vi è in corso un periodo di malattia, per avere diritto alla Naspi occorre riacquistare la capacità lavorativa sia pure in maniera residua. Il riacquisto della capacità lavorativa deve essere attestato dal medico certificatore che ha redatto il certificato di malattia». Il documento non era allegato alla domanda, è stato richiesto il 27 aprile, fornito dalla donna il 26 maggio e avallato dal medico dell’Inps il 9 giugno. Lunedì era arrivato il primo bonifico in banca. Probabilmente Concetta si aspettava una cifra più alta, qualche migliaio di euro, per tirare un po’ il fiato e pagare con più serenità l’affitto di casa. Invece ne erano arrivate poche centinaia, visto che il pagamento copriva solo le prime due settimane di giugno. Le altre sarebbero arrivate dopo, come rassicura l’Inps: «La Naspi della signora decorre dal primo giugno per un totale di 683 giorni, con pagamento previsto fino al 27 aprile 2019. La prestazione pertanto non subirà riduzioni né nella misura né nella durata».
Concetta era stata seguita nelle pratiche burocratiche dal patronato della Cgil, che ora commenta: «Questo grave gesto porta alla luce le difficoltà di chi, nella nostra città, continua a perdere il lavoro: non solo le misure di protezione sociale sono state ridotte, ma le procedure, che rendono le persone un asettico numero di pratica, le lentezze burocratiche e la diminuzione del personale dell’Inps possono lasciare senza soldi, per mesi, coloro che ne hanno diritto».
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Il ritardo dovuto a un certificato mancante.
Che però per quattro mesi non è stato richiesto
LO SFOGO SUL SOCIAL
In alto, agenti di polizia sul luogo dell’ufficio dell’Inps, a Torino, in cui ieri una donna si è data fuoco per protesta. Sotto il post pubblicato da lei stessa su Facebook ieri mattina, che annunciava la sua visita agli uffici.
Licenziata il 13 Gennaio, la donna di 46 anni aveva ricevuto i soldi della Naspi solo dal 25 maggio