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Lara e i contatti con la cellula belga “Un nuovo marito, poi torno in Siria”

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Alessandria, la 26enne aveva perso in battaglia il coniuge italiano: arrestata prima che ripartisse Faceva da collegamento tra le milizie dell’Isis e i foreign fighters. La famiglia: “Siamo sconvolti”
JACOPO RICCA CARLOTTA ROCCI
GARBAGNA (ALESSANDRIA).
Serve un uomo, un marito, per attraversare il confine tra Turchia e Siria e raggiungere i territori controllati dall’Isis. E Lara Bombonati, la 26enne piemontese fermata dalla Digos nella notte tra giovedì e venerdì, lo sapeva benissimo e progettava di incontrarlo in Belgio. La procura distrettuale antiterrorismo di Torino l’ha bloccata prima che partisse.
Da quando aveva abbracciato l’Islam c’era sempre stato un uomo al suo fianco. Sia quando attraversava il confine siriano, sia quando si era trasformata nella staffetta per il leader del suo gruppo islamista. Secondo gli investigatori, Bombonati è uno degli anelli di collegamento tra le milizie e gli aspiranti jihadisti.
Ora lo sanno anche a Garbagna, il paesino dell’alessandrino dove era tornata da alcuni mesi, che era stato il matrimonio con Francesco Cascio, 27 anni, a cambiare la vita di Lara. Assieme si erano convertiti e assieme avevano raggiunto i territori occupati dallo Stato Islamico. Con lui inizia la radicalizzazione di Lara, una ragazza di provincia, figlia di testimoni di Geova e orfana di padre, che ha passato la sua adolescenza a Garbagna, in una casetta a due piani che si affaccia sulla parrocchia e sul municipio. È la casa del nonno che, dopo una vita da falegname a Milano, ha messo via risparmi per un appartamento in uno dei borghi più belli d’Italia e per una cascina qualche chilometro più a monte, quella che la famiglia usa come residenza estiva e dove ieri si sono rifugiati dopo l’arresto della ragazza. «Lara si era convertita, lo sapevamo — dice la nonna Miranda Venturelli, 86 anni — ma di cosa facesse in Turchia o altrove non abbiamo notizie. Francesco l’ho visto solo al matrimonio. Poi lei aveva smesso di chiamarci».
Nel giugno 2014 i due partono per il quartiere di Fatih di Istanbul. La sua famiglia si preoccupa a tal punto di questo viaggio che presenta una denuncia di scomparsa. Nel verbale non ci sono riferimenti al terrorismo internazionale. Le chat e i collegamenti su siti internet protetti raccontano però di rapporti stretti e duraturi anche dopo il ritorno in Italia. Queste conversazioni con appartenenti al gruppo islamista Ha’yat Tahrir al-Sham, responsabile degli attentati terroristici ad Homs nel febbraio scorso, hanno convinto gli investigatori che era il momento di agire, prima che Bombonati tornasse in Siria. La madre la chiama ancora Lara, ma lei già all’epoca del primo viaggio aveva cambiato il suo nome in Khadija. Era partita indossando l’hijab, il tipico copricapo islamico che lascia scoperto il volto, ma al ritorno si era convertita al burqa: «Da due anni la vedevamo girare tutta coperta, era strano ma nessuno di noi si era allarmato », commenta il sindaco di Garbagna, Fabio Semino.
Gli uomini della Digos di Alessandria e quelli di Torino — coordinati dal pm Antonio Rinaudo — hanno ricostruito ogni spostamento della “foreign fighter” italiana che i parenti andavano a trovare a Istanbul, ma che attraversava il confine con la Siria in ogni occasione. I cellulari di Bombonati, sia le utenze italiane che quelle turche, erano monitorati da tempo, così come le chat su Telegram e Whatsapp. Il primo soggiorno, accertato, in territorio siriano della coppia risale al dicembre 2016 quando sono localizzati dall’intelligence al valico di Karbeyaz, uno dei punti di accesso alla regione di Idlib e Aleppo. Cascio era diventato un soldato dello Stato Islamico, lei una staffetta. Secondo gli inquirenti riceveva e nascondeva documenti con i piani d’azione decisi Califfato. In uno di questi viaggi a gennaio — sempre con documenti falsi in tasca — era stata arrestata dalle autorità turche che l’avevano rispedita in Italia. È tornata sola, perché suo marito, a fine dicembre, è morto in un’irruzione armata in un campo di addestramento.
Bombonati ufficialmente è senza fissa dimora, ma in questi mesi ha vissuto tra la casa della madre a Garbagna e quella della sorella Valentina a Tortona. Lei, parlando coi colleghi, si definisce sconvolta: «Lo era già quando aveva saputo della conversione di Lara e lo è ancora di più ora che ha scoperto tutto quello che faceva in Siria» raccontano. Nessuno a Garbagna riconosce nei racconti su Khadija, la staffetta del Califfato, la ragazzina che faceva la dog sitter e studiava grafica e disegnava fumetti con la sorella. I suoi contatti con il mondo esterno erano limitati, ma a casa della madre a Garbagna riceve decine di pacchi via posta, sul cui contenuto sono in corso le indagini. Potrebbero essere utili per ricostruire la rete che la giovane aveva in Belgio, forse lupi solitari, ma anche componenti di cellule più radicate a Bruxelles, molto simili a quelle che hanno già colpito in passato il cuore dell’Europa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
LA COPPIA PARTITA DAL PIEMONTE
A sinistra, Lara Bombonati, 26 anni, la giovane di Tortona arrestata per terrorismo internazionale dopo essere rientrata in Italia dalla Siria. Sopra, un’altra foto di Lara e, a fianco, il marito Francesco Cascio, anche lui convertitosi all’Islam dopo il matrimonio: sarebbe morto spinto dalla moglie “a fare il proprio dovere e ad andare a sparare”

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