CRONACA
La ventiseienne è stata arrestata a Torino: era pronta a ripartire Il marito è forse morto in battaglia
CARLOTTA ROCCI JACOPO RICCA
JIHADISTI
JIHADISTI
TORINO.
Giovanissima era partita per la Siria dove è stata al fianco di chi combatte nella fila dello Stato Islamico. Lara Bombonati, 26 anni, di Tortona, nell’Alessandrino almeno un paio di volte era tornata in Italia e ora era pronta a rimettersi in viaggio per raggiungere le truppe del Califfato. È stata arrestata su richiesta della procura distrettuale di Torino che da tempo ne monitorava i movimenti. Sposata con un foreign fighter italiano come lei, e probabilmente morto sul campo di battaglia, aveva scelto di tornare in Piemonte, sua terra d’origine, ma dove risulta senza fissa dimora.
La giovane era stata fermata a gennaio al confine tra la Turchia e la Siria dai militari dell’esercito turco che pattugliano la zona cuscinetto tra lo Stato Islamico e il territorio controllato dai curdi. Era stata arrestata ed era finita in una cella nelle carceri turche fino a quando il governo non l’ha espulsa e segnalata alle autorità italiane. Da quel momento Bombonati è diventata la presunta terrorista più controllata d’Italia. Gli uomini della Digos di Alessandria, in collaborazione con i colleghi di Torino, non l’hanno persa di vista un attimo per ricostruire la sua rete in Piemonte ed eventuali collegamenti con cellule terroristiche in altre regioni.
A convincere gli investigatori della necessità di fermarla, però, è stata la certezza che la donna stesse programmando un nuovo viaggio in Siria dopo quello fallito sei mesi fa. Forse sarebbe tornata proprio nei luoghi dove era partita per la prima volta con il marito. Da quel viaggio era tornata sola e gli investigatori stanno ancora cercando di capire in quali circostanze e su quale fronte sia stato ucciso l’uomo.
Gli inquirenti non hanno registrato particolari contatti con altri possibili terroristi in Italia. Il materiale che le è stato sequestrato dovrà essere passato al setaccio per chiarire se ci siano referenti o persone che voleva convincere ad abbracciare l’Isis. Lei si era convertita all’Islam alcuni anni fa quando aveva conosciuto il marito. Anche ieri sera quando è stata trasferita ne carcere delle Vallette di Torino ha precisato: «Sono musulmana».
L’arresto non è ancora stato convalidato, deve essere ancora fissata l’udienza. Ad assisterla il legale d’ufficio Nicoletta Masuelli.
La storia di questa giovanissima radicalizzata ne ricorda altre, come quella della latitante Maria Giulia Sergio, la foreign fighter ventinovenne che aveva cambiato il suo nome in Fatima prima di partire per la Siria dove si trova ancora oggi. La corte d’Assise di Milano l’ha condannata a nove anni per terrorismo internazionale e organizzazione di viaggi a fine terroristico. Tra gli imputati nel processo milanese c’è anche il marito albanese della donna, Aldo Kubuzi, condannato a 10 anni. La procura di Torino mantiene il più stretto riserbo sulla vicenda di Bombonati, l’indagine è ancora in corso e tanti sono i punti da chiarire. Non è detto, infatti, che la giovane jihadista resti l’unica indagata in questa inchiesta. Nella ricostruzione dei suoi viaggi verso il Medio Oriente potrebbe emergere il ruolo dei suoi fiancheggiatori. È piuttosto difficile che una persona da sola riesca a spostarsi agevolmente su un territorio di guerra come quello siriano e che possa essere rientrata, almeno due volte, in Italia senza finire nelle maglie dell’intelligence che monitora tutti gli spostamenti da e verso la Siria. Un altro ramo dell’inchiesta si concentra sul ruolo che la donna potrebbe aver avuto nella propaganda su internet che attraverso i siti e i social network cerca di fare proseliti tra i sostenitori occidentali della jihad.
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Gli uomini della Digos stanno studiando se ha avuto contatti con altri possibili terroristi in Italia
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Giovani andati a combattere il jihad arruolati tra le fila dell’Isis. Dopo l’addestramento militare e i combattimenti sul fronte, tornano nei loro Paesi di origine dove sono chiamati foreign fighter