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Boschi, due linee nel Pd “Se parla Ghizzoni, è finita” Renzi: ora basta, va difesa

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il governo alla prova
Il retroscena•
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Il silenzio dell’ex ad di Unicredit tiene il governo in allarme Anche Pisapia all’attacco: “Urge verità”

TOMMASO CIRIACO
ROMA. ROMA. L’attesa logora, il silenzio di Federico Ghizzoni sfianca. «Adesso basta - intima ai fedelissimi Matteo Renzi, mobilitando le truppe scelte del Giglio Magico - basta con il tiro al bersaglio con Maria Elena, dobbiamo uscire dall’angolo». Il segretario dem è infuriato. I sondaggi migliorano, ma il caso Boschi è come la legge di gravità: trascina il Pd verso il basso. E quindi la linea diventa, fino a prova contraria, difesa a oltranza della sottosegretaria alla Presidenza. Anche Paolo Gentiloni resta al fianco della ex ministra. Con una sfumatura rispetto all’ex premier, però, che inizia a farsi largo anche in buona parte del governo: se l’ex ad di Unicredit dovesse rompere gli indugi e confermare la versione di Ferruccio de Bortoli - è il ragionamento - sarebbe quasi impossibile difendere la regista della riforma costituzionale fallita. Un passo indietro, anzi, diventerebbe forse inevitabile. Ecco la mina piazzata sotto l’esecutivo, per i più pessimisti capace addirittura di far saltare il banco. In fondo, è lo stesso clima che fiutava la sottosegretaria alfaniana Dorina Bianchi - prima che esplodesse il caso Boschi - profetizzando elezioni anticipate il 24 settembre 2017: «Lo sanno tutti - confidava a due colleghi qualche giorno fa sul volo Roma-Lamezia - che alla fine in un modo o nell’altro le Camere saranno sciolte il 24 luglio. E a quel punto ci toccherà la campagna elettorale sotto l’ombrellone, uff...». Proprio per questo Gentiloni monitora con attenzione questo nuovo capitolo di Banca Etruria, evitando che si trasformi nello sparo di Sarajevo della maggioranza.
L’attesa, si diceva. La sottosegretaria spende il primo pomeriggio al Nazareno, a parlare di legge elettorale e agenda di governo con Renzi, Anna Finocchiaro, Maurizio Martina e i capigruppo dem. Poi, sul far della sera, si affaccia nella sala della Regina di Montecitorio. «Che ritmo, questo premio Guido Carli...», sfotte Fiorello ritirando il riconoscimento. E la sottosegretaria sorride, per una volta davvero di cuore nell’ennesima giornata di passione. Al termine saluta un po’ tutti, dando appuntamento alla cena di gala. Di commentare il silenzio di Ghizzoni, invece, non se ne parla. «Buonasera - dribbla i cronisti - buonasera».
L’assedio, però, non sembra destinato a darle tregua. La cronaca riporta prese di posizione di peso, la prima delle quali di Giuliano Pisapia. «Non c’è dubbio che de Bortoli dica la verità - sostiene l’ex sindaco di Milano - bisogna vedere quanto sia attendibile la sua fonte. Ci sono solo due persone che conoscono la verità: Boschi e Ghizzoni. Bisogna risolvere questo dilemma». L’ha già risolto Pierluigi Bersani, che non coltiva il dubbio:
  «C’è di mezzo la dignità del Parlamento. Se non possiamo più aspettarci che un sottosegretario venga a dire la verità in Parlamento, non so più cosa pensare ». La contraerea renziana si attiva poco dopo, proprio contro il leader di Mdp: «È ossessionato dalla Boschi - sostiene Ernesto Carbone un giorno ci spiegherà di Mps, banca 121 e D’Alema». E Francesco Bonifazi si discosta poco dal concetto: «L’ex direttore è ossessionato dal Giglio magico».
Come su una scacchiera, le fazioni muovono le pedine. E non sembrano intenzionate a coltivare la pace. Intervistato a “Otto e mezzo”, de Bortoli rilancia: «Spero che la querela ci sia, così vediamo i fatti. Per Boschi c’è un problema di coerenza rispetto alle sue parole in Aula. E quella di Banca Etruria è una storia di massoneria». Se il giornalista avanza, la difesa della sottosegretaria muove in un’altra direzione: «Le cose si valutano, è inutile fare annunci - spiega uno dei legali dell’ex ministra, Zeno Zencovich - secondo me è una tempesta in un bicchier d’acqua». Non tutti, nel governo, sembrano pensarla così.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Poche frasi a pagina 209: ecco il brano di “Poteri forti (o quasi)” che ha aperto di nuovo un caso Boschi-Banca Etruria. L’ex direttore del Corriere, Ferruccio de Bortoli, afferma che l’allora ministra delle Riforme chiese all’ad di Unicredit di acquisire la banca in dissesto in cui suo padre era vice presidente. 
“Libero”, diretto allora da Maurizio Belpietro, svelò le frequentazioni di Flavio Carboni e il suo interessamento per i vertici di Banca Etruria. Il vicepresidente della banca aretina Pierluigi Boschi, padre di Maria Elena, aveva incontrato il faccendiere sardo in un paio di occasioni durante le quali gli avrebbe chiesto consigli su chi mettere alla direzione generale dell'istituto. L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegalo di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere. L’industriale delle scarpe Rossano Soldini mi ha raccontato di aver avuto molti sospetti sul ruolo della massoneria locale nella gestione dell’istituto. Elio Faralli, che ne fu padre-padrone per circa trent’anni, fino al momento in cui fu costretto a lasciare il timone a Giuseppe Fornasari, era notoriamente un massone. Soldini fece molte domande scomode, in particolare sul ruolo del consigliere Alberto Rigotti, il cui voto, probabilmente invalido, fu decisivo per eleggere Fornasari. Rigotti ebbe prestiti dalla banca, mai rientrati, e finì in bancarotta con il suo gruppo editoriale. I consiglieri dell Etruria godettero di affidamenti per un totale di 220 milioni. 
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La pagina che scotta del libro di de Bortoli Lapaginachescotta dellibrodideBortoli

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