giustizia e appalti
Il caso.
Nuovo filone di Consip, la Procura di Roma ipotizza un sistema di corruzione nella giustizia amministrativa
MARIA ELENA VINCENZI
ROMA.
Un nuovo filone di inchiesta su Consip, che punta dritto al Consiglio di Stato. E che ipotizza la corruzione in atti giudiziari per un giro di sentenze amministrative che secondo l’accusa sarebbero state pilotate. Un’indagine enorme, svelata dall’Espresso in edicola domani, partita a Napoli e ora arrivata a Roma per competenza dove si è unita a un fascicolo sulla giustizia amministrativa al quale stavano già lavorando quattro magistrati della capitale.
Lo scenario è sempre lo stesso: pressioni, amicizie, interessi e, probabilmente, fiumi di denaro. Ancora una volta, fra i protagonisti, c’è Alfredo Romeo, l’imprenditore arrestato a marzo per corruzione con l’accusa di aver pagato 100mila euro a un dirigente Consip, il «prototipatore », di appalti. E ora si scopre che, tra i vari assi nella manica, Romeo vantava anche un «negoziatore di sentenze». Ovviamente amministrative perché a lui interessava vincere gli appalti. È per questo che è finito nei guai con Consip. D’altronde era proprio l’imprenditore a ipotizzare che «i tribunali amministrativi sono le vere commissioni giudicatrici delle gare d’appalto».
Gennaio dello scorso anno. Romeo e il suo lobbysta Italo Bocchino parlano senza sapere di essere intercettati dai carabinieri. «Abbiamo preso un altro bidone », dice l’ex onorevole. Il riferimento è a una sentenza negativa arrivata qualche giorno prima da Palazzo Spada. Nel mirino dell’ex delfino di Gianfranco Fini c’è Stefano Vinti, l’avvocato amministrativista ingaggiato da Romeo per i contenziosi contro i suoi concorrenti. «Vinti c’ha un pacchetto di dieci cose là, capito?» spiega a Romeo «Perché quando va a fare qualche operazione...non è che va a fare l’operazione...questi sono di Romeo per la cosa di Romeo...Va là, dice “questi sono per te”, no? Poi negozia dieci cose. Su questo si è distratto. Perché secondo me era certo che tu... che vinceva perché aveva ragione. La distrazione ha portato allo scarso studio della cosa... Ma ora li possiamo recuperare?». Tanto che gli investigatori definiscono il professionista, «un negoziatore di cause».
Vinti potrebbe non essere il solo. Nel mirino della procura di Roma ci sono anche altri giuristi. C’è l’avvocato Piero Amara, accusato, qualche giorno fa, di frode fiscale e false fatturazioni. Durante le perquisizioni della società Dagi srl, nella stanza in uso ad Amara insieme a documenti di ogni tipo è stata trovato anche un faldone con i documenti finanziari e investimenti di un pezzo da novanta di Palazzo Spada: Riccardo Virgilio, ex presidente aggiunto del Consiglio di Stato, da poco sostituito da Alessandro Pajno, vicinissimo al capo dello Stato Sergio Mattarella.
Carte che raccontano una serie di operazioni del giudice. Titolare dal 1993 di un contro in Svizzera, il magistrato ha anche investito oltre 750mila euro cash in una società a Malta i cui soci sono schermati da un’altra fiduciaria. Virgilio, come scoperto dall’Espresso, ha anche un contratto di finanziamento firmato il 4 novembre 2014 che gli garantirebbe un diritto di opzione per il controllo di quote della Teletouch. Una società di cui è socio lo stesso Amara, due cittadini svizzeri e l’imprenditore Andrea Bacci. Un caro amico di Matteo Renzi e in passato socio d’affari di Tiziano, che qualche mese fa è stato in predicato – secondo alcuni quotidiani - di diventare amministratore delegato di Telecom Sparkle. Non è tutto. L’Espresso ha anche scoperto che Virgilio è anche sottoscrittore di una polizza sulla vita con la Credit Suisse Life (Bermuda) ltd, la società del colosso svizzero che è stata indagato dalla procura di Milano con l’accusa di aver aiutato migliaia di presunti evasori fiscali attraverso polizze vita fasulle.
E poi, appunto, c’è Amara. Notissimo avvocato amministrativista di Siracusa che vanta tra i suoi clienti anche Ezio Bigotti, acerrimo nemico di Romeo, legato a Denis Verdini e Ignazio Abrignani.
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I sospetti su conti e investimenti esteri dell’ex presidente Riccardo Virgilio