INCHIESTA SULL'UTERO IN AFFITTO
IL MERCATO DELLA VERGOGNA
La storia della gravidanza surrogata comincia nel 1978 con la nascita della prima bimba concepita in vitro, Louise Brown. La pratica diventerà un reato universale?
di JOSEPHINE QUINTAVALLE e LAURA GOTTI TEDESCHI
La storia dell'utero in affitto è piena di racconti tristi, che evidenziano le difficoltà insuperabili insorte da quando la riproduzione umana ha abbandonato l'intimità della relazione d'amore tra uomo e
donna per volgersi all'artificialità della provetta, della vendita dei gameti e della maternità portata a termine da donne noleggiate per dare la possibilità di diventare padri e madri non solo a coppie sterili
ma soprattutto a coppie omosessuali e lesbiche.
Qualche tempo fa l'associazione Core (Comment on reproductive ethics) è stata contattata da una delle prime madri surrogate del Regno Unito, disperata perché aveva accettato un accordo per affittare il suo utero a una coppia europea che voleva un maschio e che - quando scopri che la donna aspettava due gemelle - ruppe il contratto perché la donna non era disposta ad abortire.
Le gemelle sono state adottate negli Stati Uniti da una coppia lesbica. Dopo qualche tempo le genitrici adottive si sono separate, tenendo ciascuna una delle due bambine.
La pratica dell'utero in affitto è stata descritta con un'espressione pertinente: disorientamento genealogico. La domanda «Ma io chi sono?›› deve essere sulle labbra di molti bambini concepiti e nati in questo modo così controverso, comprese le due gemelle di cui abbiamo appena raccontato. Chi
ricorre all'utero in affitto sarà consapevole dell'impatto che questa pratica ha sul senso d'identità della persona che nasce e su tutta la sua vita futura?
Improbabile.
Un'altra triste storia è quella del vedovo la cui moglie morì di cancro e lasciò dieci embrioni che vennero congelati prima che lei iniziasse i trattamenti chemioterapici contro il tumore. L”uomo pregò l'associazione Core di cercare una donna disposta a farsi impiantare gli embrioni. Questo fatto accadde intorno alla metà degli anni Novanta, quando migliaia di embrioni umani dimenticati o non voluti vennero distrutti nelle cliniche del Regno Unito perché era scaduto il limite di tempo per tenerli in deposito.
Dire che la gravidanza surrogata offende ogni possibile concetto di dignità umana è una colossale minimizzazione. La totale opposizione a questa pratica e alle sue numerose componenti (la fecondazione in vitro, la compravendita di seme e ovuli umani, lo sfruttamento di donne vulnerabili indotte dal bisogno ad affittare il loro utero) si accompagna alla preoccupazione per il valore intrinseco e il diritto alla vita dei bambini creati attraverso questa deplorevole pratica. Vale la pena di ricordare che se fin dall'inizio non fosse stata ammessa la creazione della vita umana fuori dall'utero e non fosse stata scissa la riproduzione umana dall'atto coniugale, non sarebbe mai stato possibile ideare la pratica dell'utero in affitto.
Quindi la storia della gravidanza surrogata comincia in realtà con la nascita nel 1978 della prima bambina concepita in vitro, Louise Brown. Ovviamente non si sa quanti esperimenti falliti siano avvenuti prima di quell'evento storico, ma comunque riconosciuto che le questioni etiche più serie da affrontare oggi sono la diretta conseguenza del concepimento della vita umana ottenuto al di fuori del corpo umano, invece che nella sua propria dimora: il ventre materno.
La legislazione internazionale in materia di utero in affitto presenta differenze significative: dalla totale proibizione a vari gradi di tolleranza fino al la totale accettazione, come ampiamente documentato sul sito www. corethics.org, da Katarina Lee. Ed è in continuo cambiamento. Considerato che l'intenzione è quella di affrontare i parametri legali riguardo a un qualche cosa che dovrebbe essere completamente proibito (anche in Italia è stato presentato un disegno di legge affinché questa pratica venga messa al bando in tutto il mondo come reato universale), esiste una grande confusione negli approcci dei diversi Paesi che hanno affrontato il problema.
E duro da ammettere, ma sarà molto difficile riportare indietro l'orologio e cancellare questo mercato della vergogna. Mala lotta contro la diffusione della pratica dell'utero in affitto dovrà continuare, soprattutto fra le donne. Senza uteri disposti ad essere affittati, non ci sarà modo di creare gravidanze surrogate. Tranne nel caso in cui si arrivasse a creare quell'ultimo orrore distopico che Aldous Huxley descrisse nel Nuovo Mondo, cioè l'utero artificiale. Il romanzo di fantascienza uscì nel 1932. Passati poco più di 80 anni, la fantascienza è quasi realtà.