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Sul treno pendolari con Di Maio e Dibba tra selfie e consensi c’è pure chi vota Sì

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Le scelte dei partiti
Il viaggio.
Da Milano a Crema con i due big dei 5Stelle che fanno campagna per il No sui vagoni dei convogli regionali
IN STAZIONE Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio alla stazione di Crema

PAOLO GRISERI
DAL NOSTRO INVIATO
CREMA
«Signora, lei vota in Italia?». «Certo. Sono qui da trentacinque anni, ho vissuto più in Italia che al mio paese, Mauritius». «E che cosa vota?». «Io voto Cinquestelle». «Intendevo al referendum...». «Voterò no. A me piace la Costituzione». «Anche quella del suo Paese?». «Beh quella no. Una volta era una Costituzione seria, era quella che ci avevano lasciato gli inglesi. Poi l’hanno cambiata all’una di notte ed è diventata un pasticcio». «All’una di notte? Perché?». «Da noi alle Mauritius fanno così: quando c’è da approvare una porcheria la votano all’una di notte». «Signora non succede solo alle Mauritius, mi creda».
Ore 19,25, stazione centrale di Milano. A Luigi Di Maio non poteva andare meglio: l’incontro con la signora Rosanna è un’iniezione di ottimismo al termine di una giornata cominciata così così. Il primo viaggio lombardo dell’“Iodicono treno tour”, bagno di realtà da Monza a Bergamo sui treni dei pendolari per denunciare “i veri problemi dell’Italia, altro che riforme costituzionali”, era semplicemente stato soppresso. Costringendo i parlamentari di Grillo a ritardare il comizio bergamasco. Il disguido si è presto trasformato in epopea: «Impossibilitato partire da Monza - ha twittato Alessandro Di Battista - troveremo il modo di raggiungere Bergamo. Mai con l’auto blu».
Alla stazione Centrale di Milano va molto meglio. Il treno è un non recentissimo convoglio di Trenord, evidente lascito del miglioramento del parco circolante delle Fs. Si capisce subito che la serata gira bene. «Onorevole Di Maio, sapevo che l’avrei incontrata. Ho letto che questa sera andavate a Crema e ho capito che questo era l’unico viaggio possibile. Mi presento, sono Franco, il capotreno. Possiamo fare una foto?». Le carrozze sono popolate di ragazzi che tornano in Veneto, sulla direttrice di Verona. Seguendo il corridoio in mezzo ai sedili di plastica blu si incontrano viaggiatori con lo sguardo fisso sul cellulare, signore che sbriciolano panini sbocconcellandoli dal sacchetto di carta, ragazzi asiatici e africani che assaporano l’atmosfera calda di chissà quale musica sparata dalle cuffie del cellulare. Non il paesaggio ideale per tentare una discussione sul bicameralismo perfetto e sul superamento del Cnel. «Noi non saliamo sul treno per fare comizi, non potremmo neppure», spiega Di Maio. Aggiungendo: «Certo, se capita di chiacchierare è un altro discorso ». Ma ci vuole il fisico. Per il campano Di Maio attaccare a parlare con uno sconosciuto è relativamente naturale. Il palermitano Vito Crimi è di natura più riservato. Si siede di fianco a un ragazzo con i capelli rossicci, occhiali, jeans giacca a vento e maglietta. Un soggetto poco disposto alla favella: tiene sulle ginocchia un tomo di matematica che studia sottolineando. Poco dopo Lambrate l’analisi cede il passo a un sonno profondo. Svegliarlo? «Ma siamo matti?». Una ragazza della delegazione pentastellata inorridisce alla proposta. La discussione ottiene comunque il suo scopo. Enrico, studente universitario di ingegneria, apre gli occhi. «Buona sera, sono un giornalista. Posso chiederle se intende votare al referendum? ». «Certo che voterò e voterò si. Mi sono informato e penso che le ragioni di chi è a favore siano più convincenti». «Allora provi a convincere questo signore seduto di fianco a lei. È un parlamentare dei Cinquestelle». «Ah sì. Beh, io non sono un politico, non mi interessa la politica. Però ho visto che ci sono proposte per rendere più efficiente il Parlamento, per ridurre il numero dei parlamentari. Mi sembra una buona cosa». «Raccontano che con la riforma si faranno le leggi più in fretta - replica Crimi - ma lei sa che in Italia già oggi si fa una legge ogni quattro giorni? Quella della semplificazione è una mistificazione». «Lei non trova che ci sia qualche punto positivo?» Crimi rimane sorpreso: «Mah, forse l’abolizione del Cnel. Ma bastava fare una legge in tre mesi». «E perché fino ad adesso non era stata fatta?». Non c’è tempo per dilungarsi. Il treno è arrivato a Treviglio. Si cambia in corsa. Verso Crema, nella carrozza di Di Maio Valentina e Dante riconoscono il vicepresidente della Camera . La ragazza si fa avanti: «Possiamo fare un selfie?». «Ma certo, di dove sei?». «Di Salerno». «Avrai mica votato per De Luca..». «Certo che no». Valentina ha seguito Davide, suo marito. Lui è di Battipaglia ma vive e lavora a Milano da sempre: «Lei è amico di mio cugino», azzarda il ragazzo. «Ah si Cosimo», risponde il parlamentare. Valentina si lamenta: «Bisogna cambiare le cose, anche qui a Milano. Io sono laureata in marketing. Ma trovo solo piccoli lavori di quindici giorni, contrattini che scadono subito». Di Maio spiega che qualcosa potrà cambiare: «So che in Sicilia stanno nascendo start up nel campo dell’informatica che attirano ragazzi anche dall’Inghilterra. La gente corre da tutta Europa per lavorarci. Perché l’azienda è qualificata e il clima è molto migliore di quello di Londra. Sono queste le strade che dobbiamo battere per creare lavoro nel Paese e nel Sud».
Il treno rallenta, fuori c’è una nebbiolina. «Siamo già arrivati, con due minuti anticipo?», si stupisce Di Battista. «Beh, ogni tanto qualcosa funziona», scherza un ragazzo della delegazione. Ma il primo che mette il naso fuori rassicura: “Questa non è la stazione di Crema. È quella prima. Siamo in ritardo, come al solito”.
Disguido per il primo viaggio lombardo di “Iodicono treno tour”: il convoglio è annullato Lo studente di ingegneria dice che voterà a favore: “Giusto ridurre i parlamentari”


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