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Le due destre

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le scelte dei partiti
A Firenze raduno di Carroccio, FdI e dissidenti azzurri. Parisi: “Non siamo quella roba”. A Padova cade il sindaco leghista

Salvini in piazza: “Io il leader” Berlusconi: no ai populismi Esplode FI, convocato Toti
GOFFREDO DE MARCHIS
ROMA.
L’euforia per i sondaggi favorevoli al No non fa bene al centrodestra. Che in un sabato di novembre, a tre settimane dal referendum, consuma la sua spaccatura pubblica. Tocca a Silvio Berlusconi, ancora una volta, cercare di ricucire.
Oggi o domani sarà ad Arcore Giovanni Toti, il governatore della Liguria che mette in discussione la sopravvivenza di Forza Italia, si allea con Matteo Salvini e contesta il ruolo del Cavaliere nella scelta del futuro candidato premier. Ma non basta. Perché se la Lega scende in piazza, sull’onda del successo di Trump, per declinare le sue parole d’ordine e candida il suo leader alla guida dello schieramento, a Padova va in scena la fine della giunta Bitonci, retta da un’alleanza Carroccio-Forza Italia dimostrando tutta la fragilità della struttura azzurra. Da quando Berlusconi ha dovuto allontanarsi dalla sua creatura per i problemi di salute, ai forzisti manca una linea. Basti pensare che il neocoordinatore nazionale di Forza Italia è Niccolò Ghedini, l’avvocato padovano al quale la situazione impazzita della sua città è sfuggita proprio sotto gli occhi.
Tra Padova e Firenze si materializza perciò la divisione delle due destre, speculare a quella delle due sinistre. Il No al referendum è condiviso, ma è lo scenario del dopo 4 dicembre che sembra non stare in piedi. Al
Corriere della Sera, Berlusconi conferma il suo voto contrario alla riforma, si mantiene a distanza di sicurezza dal nuovo presidente degli Stati uniti e immagina una nuova legge elettorale proporzionale. Somiglia molto a una certificazione della nascita di due destre separate che si contano nelle urne per verificare quale abbia più voti.
È una linea moderata, la sua, da ex premier, che non si incrocia con le parole d’ordine del segretario leghista pronunciate alla manifestazione di Firenze. Manifestazione dove sono in prima fila pezzi di Forza Italia, dallo stesso Toti a Daniela Santanchè. «Un Salvini pride - commenta Maurizio Gasparri -. Non c’è niente di male. Hanno fatto bene i nostri ad andare e non è un’investitura del leader leghista, anche perchè Toti punta alla stessa poltrona».
Ma da Piazza Santa Croce Salvini pone condizioni da leader pigliatutto: «Il proporzionale serve a inciuciare meglio. Non mi piace», dice lo stesso giorno in cui Berlusconi lo propone come via d’uscita alla crisi di sistema. E a proposito degli assenti, avverte: «Chi non c’è fa la sua scelta». Insomma, per una volta la parola scissione va pronunciata a destra anzichè a sinistra. A Padova infatti il Cavaliere benedice la manifestazione di Stefano Parisi. «Solo noi, non i populismi, possiamo proporre un‘alternativa seria ai fallimenti del centrosinistra - scrive in un messaggio destinato alla convention dell’ex candidato a Milano -. Basiamoci sui nostri valori: la tradizione liberale, cattolica e riformatrice». Parisi accoglie le parole di Berlusconi così: «Lo ringrazio perchè ha detto che non siamo quella roba lì che c’è a Firenze. Noi siamo liberali e popolari».
All’ex premier non piace ciò che sta nascendo alla sua destra, ma teme un dopo referendum ingestibile. Per questo ha subito chiamato ad Arcore Toti, che tiene i collegamenti con la Lega Nord. Bisogna ricucire lo strappo, almeno fino alla data del voto. Quello che è accaduto a Padova, la crisi della giunta forzista-leghista è un pessimo segnale per il futuro. «Il Salvini pride è solo una fiammata. Non lo è invece la cacciata di Bitonci a Padova. Se Forza Italia si organizza - dice Gasparri - può andare al confronto con la Lega alla pari. Ma se perde i pezzi, èForza un problema». Con Ghedini e Paolo Romani, il vicepresidente del Senato tenta di tenere tutto insieme almeno per le prossime tre settimane. «Certo, Ghedini poteva buttare un’occhio a quello che succedeva a casa sua...», osserva. Ma non è il momento di alimentare polemiche. Si capisce per esempio che un pezzo di Forza Italia avrebbe rinviato l’indicazione sulla legge elettorale. Perché il proporzionale autorizza davvero uno scenario con due destre e distrugge un’asse sul quale i colonnelli hanno vissuto per venti anni.
L’altro elemento di esplosione in Forza Italia resta Parisi e il suo ruolo. «Io ho fatto 13 mila chilomentri dal primo settembre per la campagna referendaria. Parisi, per la politica, non li ha mai fatti nemmeno in una vita intera», sottolinea Gasparri. È un punto su cui dentro il mondo azzurro bisognerà fare chiarezza al più presto. Come al solito, toccherà a Berlusconi provare a evitare la spaccatura finale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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FOTO: ©IMAGOECONOMICA

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