L’AMERICA DI TRUMP
L’INTERVISTA. GIANFRANCO FINI
GIOVANNA CASADIO
ROMA.
«Sì, temo il grande vaffa dei populismi, però non credo alle ammucchiate dell’unità nazionale in casa nostra, sarebbe altra benzina per gli anti-casta ».
Gianfranco Fini, il leader della destra che aprì il conflitto con il Berlusconi dei tempi d’oro, ex presidente della Camera, ex ministro degli Esteri, ha ripreso a girare l’Italia facendo campagna per il No al referendum costituzionale. Non prevede lacerazioni post 4 dicembre, perché «siamo il paese dei guelfi e dei ghibellini». Dice: «Non avrei votato né Trump, né la Clinton: sono stati i due peggiori candidati che potessero scendere in campo. Tuttavia non ho un pregiudizio nei confronti di Trump»
Fini, lei che è un leader di destra come giudica la vittoria di Trump?
«Trump è stato capace di dare voce e speranza a un moltitudine di americani preoccupati del presente e ansiosi per il futuro: i tanti che hanno perso il lavoro, hanno visto la delocalizzazione delle fabbriche, assistono pur essendo una società multietnica a flussi migratori tali da determinare problemi, paura. C’è un rifiuto dell’establishment. Trump sarà un presidente pragmatico e questo si sposa a un certo realismo: bisognerà guardare alla sua squadra».
Gli slogan di Trump e il suo populismo fanno paura?
«Il diavolo è sempre meno brutto di quanto lo si dipinga. Ma ci sono molte incognite. Le più grandi riguardano la politica internazionale».
Questo voto e l’avanzata dei populismi quindi la preoccupano?
«Il voto statunitense deve preoccupare perché è il segnale che anche un sistema come quello americano, con un forte bipartitismo, ha crepe. Siamo davanti a un cambiamento epocale che la politica stenta a capire».
Lo tsunami populista potrebbe abbattersi anche sull’Italia?
«Un vaffa per tutti non è da escludere. Grillo sta su questa onda. Colpevole è il deficit di politica e il surplus di propaganda. La Ue poi affonda per l’incapacità di essere coerente persino su quello che si propone di fare. L’intesa per ripartire le quote di migranti nei diversi paesi ad esempio, è rimasta lettera morta. E c’è chi come Salvini getta benzina sulla paura ».
L’antidoto passa anche attraverso un’unità nazionale?
«Non credendo al consociativismo, alle ammucchiate che anzi aumenterebbero l’indignazione anti-casta, penso che faccia bene il conflitto tra maggioranza e opposizione. L’unità nazionale è necessaria per combattere il terrorismo. Ora penso che la destra debba tornare a essere credibile. E sa come? Individuando il punto di confine tra l’interesse nazionale e l’egoismo nazionale».
Lei ricostruirebbe una destra moderata, magari con Berlusconi?
«Io appartengo al passato. Ritengo ci voglia una destra dall’identità post ideologica, non annacquata. Però è cambiato tutto, siamo in un’altra epoca storica, pienamente nel XXI secolo. Mi fa sorridere ascoltare ancora chi dice: “mettiamoci insieme contro i comunisti”. Se i primi che non si trovano più sono i compagni di una volta! Renzi è forse comunista?».
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LE CREPE
Il sistema americano ha crepe, la Ue affonda e da noi Grillo e Salvini gettano benzina sul fuoco