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Boom di pensioni sociali agli immigrati

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DOSSIER SFATA I MITI

Sono il 5% della popolazione, ma pesano sul Welfare in maggior misura: 46,9% per le minime (in percentuale il doppio degli italiani) e 35% per gli assegni di invalidità. Falso che diano più di quanto prendono: al contrario sono una bomba sociale.

E gli italiani pagheranno la bolla pensionistica

 di MAURIZIO BELPIETRO

     
Gli immigrati sono necessari per la sopravvivenza del nostro sistema.Senza di loro la nostra  economia crollerebbe,   mentre il nostro welfare, ossia l'assistenza previdenziale e sanitaria, finirebbe presto in bancarotta. Questa per lo meno è la tesi che economisti, demografi e politici, tutti rigorosamente di sinistra, ripetono senza tregua. Le cose stanno però
davvero come ce le raccontano? Già la scorsa settimana Cesare Pozzi, docente della Luiss intervistato dalla Verità, si è incaricato di sfatare il mito dell'avanzo primario generato dagli stranieri, i quali incasserebbero molto meno di quanto costino, lasciando nelle casse dell'Inps  contributi che servono a pagare le pensioni degli italiani. Secondo il professore. quando si fanno questi conti ci si dimentica della rimessa che gli immigrati spediscono a casa, soldi che vengono generati in Italia ma che poi sono spesi nei Paesi d'origine dei lavoratori stranieri, con relativa sottrazione di consumi e dunque di Pil.
   Ma a dare la mazzata definitiva all'assunto che il nostro welfare sia tenuto in piedi dagli extracomunitari ora arriva il Dossier statistico sull'immigrazione una specie di summa di tutto ciò che riguarda gli stranieri in Italia. Il capitolo più interessante dell'autorevole tomo è quello intitolato «Pensioni, prestazioni assistenziali e ammortizzatori sociali erogati agli immigrati». In esso si scopre
come non solo si stia ampliando sempre più la platea degli stranieri che usufruiscono del nostro sistema di sicurezza sociale, ma che spesso in percentuale il peso degli immigrati è superiore a quello degli italiani.
   Un esempio? Gli extracomunitari beneficiari della cassa integrazione ordinaria sono l'11,5%, nonostante gli stranieri (comunitari e non) che l'Istat registra come inseriti regolarmente nel nostro sistema' industriale rappresentino il 10,5% della forza lavoro. Tuttavia, i valori più alti in termini percentuali sono registrati nel campo dei trattamenti di disoccupazione, dove gli immigrati non  Ue che percepiscono le indennità previste in caso di perdita dello stipendio rappresentano il 13 per cento, cioè molto di più della percentuale di stranieri fra i lavoratori. Nel caso della disoccupazione agricola, il peso di chi non è italiano e non arriva da altri Paesi europei (tipo Romania) sale addirittura al 13,4% degli assegni pagati.  Già questo fa capire che gli stranieri incidono più di quanto sarebbe legittimo aspettarsi. E però i dati più sorprendenti sono quelli che riguardano le pensioni. Non tanto per il numero, che al momento è ancora relativamente basso visto che il fenomeno migratorio in Italia è recente. No, a colpire è il tasso di crescita delle prestazioni sociali. Parliamo cioè di pensioni di invalidità, di vecchiaia oppure di trattamenti assistenziali come pensioni sociali, assegni sociali o di invalidità civile. Se si studiano i dati si scopre come il numero di extracomunitari beneficiari di una pensione di invalidità sia cresciuto del 10% fra il 2014 e il 2015 e del 17 fra il 2013 e il 2015, un triennio in cui complessivamente il trattamento previdenziale è aumentato solo dell”1,2%.
   Discorso analogo per le pensioni assistenziali. Quelle sociali in media rappresentano il 22% cento delle prestazioni erogate dall'Inps, ma nel caso degli extracomunitari salgono al 46,9%. Non è tutto: le pensioni assistenziali pagate  agli stranieri crescono a un ritmo superiore a quello della media: nel 2015 sono salite del 14,8%, ma se si considerano i tre anni che vanno dal 2013 all'anno scorso, l'aumento supera il 31%.
   Non meglio vanno i congedi parentali, gli assegni di maternità o quelli dovuti al nucleo famigliare. Secondo il dossier, questi ultimi sono liquidati per l'11,5% a cittadini non comunitari, con punte
che sfiorano il 17% nel Nord- Ovest e il 19 nel Nord-Est. In totale fanno 321.000 immigrati con il sussidio e oltre 300.000 che beneficiano di congedi parentali.
   Cosa ci dicono tutte queste cifre? Che gli extracomunitari imparano in fretta a usare il nostro sistema di welfare. Più che integrarsi, ci disintegrano i conti, perché sfruttano assegni e previdenza prendendo tutto ciò che c'è da prendere.
   Ovviamente, in valore assoluto, le cifre stanno ancora entro il livello di guardia, ma con l'aumento dell'età queste persone accederanno al welfare in misura maggiore rispetto agli italiani. Gli stipendi bassi e i pochi contributi versati, una volta raggiunta l'età pensionabile, daranno diritto all'integrazio-
ne sociale, così come adesso danno diritto all'assegno sociale. E a questo punto chi pagherà i costi dell'ondata migratoria che dovrebbe salvare il nostro sistema di protezione sociale? La risposta è già scritta: pagheranno gli italiani, con le tasse, quelle che adesso Matteo Renzi promette di abbassare, ma che qualcuno, tra un po', quando il presidente del Consiglio avrà già cambiato mestiere, si incaricherà di aumentare.
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