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Fo, come tutti, sarà ricordato per gli errori

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L’attacco di Michele Serra a «Libero» Retromarcia a sinistra Adesso si vergognano del Dario comunista Per «Repubblica» bisogna glissare sulle scelte politiche estremiste dell’attore. Principio ignorato se il protagonista non è dei loro

di RENATO FARINA

Dario Fo era rosso? Si glissi. Ci si concentri sul resto. La politicanon contaniente.Curioso che questa idea sia oggi il nuovo cavallo su cui galoppa il pensiero di sinistra col suo più popolare divulgatore tra le masse: Michele Serra, uomo di Fabio Fazio e di Repubblica. E peste colga chi osa trattare Fo da persona viva, litigandoci per quello che è stato 24 ore al giorno, comprese le tre ore (...)
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(...) in cui si esibiva a pagamento. Invece Serra polemizza, ce l’ha con noi. Ragiona così. Se un uomo, un Nobel, ha scotennato un innocente, tenendolo perla collottola, e offrendone la nuca alle pallottole (naturalmente non usa queste parole, realismo socialista e neorealismo sì, ma fino a un certo punto), cosa sarà mai questa “generosa sciocchezza” al cospetto della sublime forma artistica con cui ha messo ad esempio un Luigi Calabresi nelle mani del boia? Tra duecento anni - sostiene - tutti ricorderanno “Mistero buffo” e nessuno “Soccorso rosso”. Ci consola, perché vorrà dire che non avrà vinto il comunismo, e sono soddisfazioni. Ci convince meno l’altraaffermazione,di tipoetico:l’arte di Dario Fo è immortale, le sue scelte, che pure hanno avuto conseguenze sulle vite altrui, scivoleranno nel nulla, anzi, per sicurezza andavano dimenticate subito. E chi - come Libero - ha rievocato le assi del palcoscenico ma anche le spranghe deipicchiatori,entrambiconnotati della sua opera di uomo e di giullare, è un essere meschino, non capisce la distinzione dei piani. I quali sarebbero due: quello dove camminano le persone comuni,purtroppo portate a essere terra terra e a chiamare calunnia la calunnia anche se infiocchettata con le piume del teatro dell’arte; e il piano nobile dove siscambiano pacche sulle spalle i premi Nobel e chi è del loro giro con lo smoking. Noi che invece lo abbiamo tirato giù dall’Olimpo non saremmo degni neppure di paragonarci al suo cadavere.

BUGIE DA NOBEL

La filosofia di Serra è molto istruttiva, anche perché è apparsa sulla prima pagina del quotidiano di Mario Calabresi. Spiega molto bene la linea post-moderna e post-politica del direttore di Repubblica. Cosa sarà mai la reputazione del proprio padre, rispetto allo stupendomodocon cui Dario Fo l’ha demolita in scena? Che c’entra se erano menzogne: il Nobel è il Nobel, con quel diploma può dire ciò che vuole. Bisogna distinguere la forma dal contenuto, non è vero? Serra in pratica sostiene il diritto di far ciò che si vuole del prossimo, purché si sia molto bravi nel farlo. Chi osa trattare l’opera di un uomo come un tutto, casca - a suo giudizio - nel “culturame”, in un complesso di inferiorità tipico della destra. Intanto, con tipica piccineria, mi faccio il segno della croce. Se oggi Serra scomunica la dignità storica di “Soccorso rosso”, è perché questa follia politica niente affatto pittoresca o giullaresca, ha perso. Altrimenti non so Serra, ma a Dario Foicompagni trionfatori avrebbero eretto oggi un monumentoanche comeprofeta del mondo nuovo e mostrerebbero la perfetta coerenza di opere e giorni di quest’uomo.

PREZZO DA PAGARE

La sinistra con chi non è dei suoi ha fatto tutt’altro. Vogliamo ricordare qualche caso? Martin Heidegger, il più grande filosofo del Novecento, è stato trattato non solo come un uomo pessimo per il suo appoggio al nazionalsocialismo diHitler,ma la suafilosofia oscurata, attinta da molti anche di opposta impronta politica,ma senza dirlo. Ancora: Giovanni Gentile,il massimo filosofo italiano, con il suo attualismo che tanto ha influenzato anche la corrente marxista di Galvano della Volpe, fu trattato come un pezzo di carne fascista, e si giustificò il suo assassinio terroristico daparte diuna banda partigiana.Perdipiù divenneuninnominabile. Stessa sorte per Ignazio Silone: una volta che abbandonò sbattendo la porta il comunismo con “Uscita di sicurezza”, si addensò su di lui una tempesta schifosa, gestita dal partito comunista italiano e dai suoi intellettuali. E Vasco Pratolini, che appoggiò il “fascismo di sinistra”, fu messo all’indice nonostante i suoi libri siano capolavori assoluti. L’Unità e Dario Fo trattarono Aleksandr Solzenicyn come un fascista indegno. La sua colpa: non aver distinto Stalin da Lenin, e aver visto nel gulag l’essenza del comunismo. Non c’èniente dafare:lenostre scelte ci seguono. Lo si chieda a Ezra Pound. Immenso poeta, finito atrocemente in gabbia. Si pagano prezzi. E a proposito di gente che ha difesol’unicità dell’uomo,l’essere una sola cosa,come pretendeva per se stessa Oriana Fallaci, mescolanza indisgiungibile di grandezza e piccineria, vale il pensiero di uno che è stato sfregiato per le sue idee: «Tutto vale per rivelarciun uomo: come reagisce a una sciagura, come abborda una prostituta» (Vasco Pratolini, “Cronaca familiare”, 1947). Altro che complesso diinferiorità culturale della destra. È la sinistra che si vergogna delle opere dei suoi presunti geni, a costo di evirarne le idee, le passioni, i delitti. © RIPRODUZIONE RIServata

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