INCHIESTA SULLE BANCHE
BPVI, ovvero Banca Privata del Vino. dava al gruppo Zonin 50 milioni l'anno
di FRANCESCO BONAZZI
Bisognava capirlo allora, in quei pranzi fastosi nella foresteria della Banca popolare di Vicenza che precedevano le riunioni del consiglio d’amministrazione. A fare gli onori di casa era il Grande Vignaiolo, Gianni Zonin,classe 1938, consigliere della banca dal lontano 1983 e presidente dal 1996 fino all’anno scorso, quando ha lasciato la carica travolto dallo scandalo di un istituto che è stato capace di bruciare 6.5 miliardi di euro. La banca era la vigna e la vigna era la banca.
Ogni anno sempre nuove acquisizioni e risultati da record. Una vendemmia di dividendi e di quotazioni in rialzo insensibile a tutto: alle crisi di Lehman Brothers e dei mutui subprime, al crollo dei titoli bancari in tutto il mondo e alle grandi ristrutturazioni del credito, con gli sportelli tagliati a centinaia e gli immobili fatti fuori in ogni modo. Alla corte di Zonin, invece, niente. Splendeva
sempre il sole. E la ricetta magica era custodita in quella sigla, Bpvi. Azionisti e clienti pensavano che volesse dire «Banca popolare di Vicenza» e invece significava «Banca privata del vino». ll vino di Zonin, che campeggiava sui tavoli prima dei consigli d’amministrazione. Cinque bottiglie
per ogni commensale, che arrivavano a essere anche una settantina per volta, perché il presidente non
mancava di invitare alle riunioni della banca grandi soci e futuri clienti. «Un rito da corte rinascimentale, con il Doge al centro e scene di piaggeria imbarazzanti, come al torneo annuale di tennis nella sua tenuta fuori Vicenza, a cui la gente faceva a pugni per essere invitata», ricorda un
ex consigliere d’amministrazione. Adesso però le adulazioni si sono rivoltate in insulti.
Quest’estate, al torneo di tennis per villeggianti di Lavarone, in Trentino, ne Bpvi era salito dal 27,1
euro del 1996 ai 62,5 del 2014. Non era difficile, perché ci pensava il Cda stesso, e più tardi un perito «indipendente» (ma pagato dalla banca), a fissare il prezzo ogni primavera, alla vigilia del1’assemblea dei soci.
Poi sono arrivate la Bce e i1 fondo Atlante, il veicolo salva-banche formalmente privato ma escogitato dal governo Renzi, e l’euforia alcolica è finita: hanno rifatto i conti e adesso le azioni valgono 10 centesimi. Significa che 118.000 soci hanno perso oltre 6 mi1iardi di euro. L'economia di
una delle zone più dinamiche d’Italia è in ginocchio e nessun ne parla, tutto resta confinato in famiglia. «Qui adesso é peggio del dopoguerra, perché allora eravamo poveri, ma alrneno non avevamo debiti. Invece con il tracollo della banca a molti veneti converrà rifiutare l’eredità>>, dice Tranquillo Loison, famiglia di imprenditori (orafo lui, pasticceri i genitori e il fratello Dario), che sulla Popolare aveva scommesso 20 milioni.
Ogni anno sempre nuove acquisizioni e risultati da record. Una vendemmia di dividendi e di quotazioni in rialzo insensibile a tutto: alle crisi di Lehman Brothers e dei mutui subprime, al crollo dei titoli bancari in tutto il mondo e alle grandi ristrutturazioni del credito, con gli sportelli tagliati a centinaia e gli immobili fatti fuori in ogni modo. Alla corte di Zonin, invece, niente. Splendeva
sempre il sole. E la ricetta magica era custodita in quella sigla, Bpvi. Azionisti e clienti pensavano che volesse dire «Banca popolare di Vicenza» e invece significava «Banca privata del vino». ll vino di Zonin, che campeggiava sui tavoli prima dei consigli d’amministrazione. Cinque bottiglie
per ogni commensale, che arrivavano a essere anche una settantina per volta, perché il presidente non
mancava di invitare alle riunioni della banca grandi soci e futuri clienti. «Un rito da corte rinascimentale, con il Doge al centro e scene di piaggeria imbarazzanti, come al torneo annuale di tennis nella sua tenuta fuori Vicenza, a cui la gente faceva a pugni per essere invitata», ricorda un
ex consigliere d’amministrazione. Adesso però le adulazioni si sono rivoltate in insulti.
Quest’estate, al torneo di tennis per villeggianti di Lavarone, in Trentino, ne Bpvi era salito dal 27,1
euro del 1996 ai 62,5 del 2014. Non era difficile, perché ci pensava il Cda stesso, e più tardi un perito «indipendente» (ma pagato dalla banca), a fissare il prezzo ogni primavera, alla vigilia del1’assemblea dei soci.
Poi sono arrivate la Bce e i1 fondo Atlante, il veicolo salva-banche formalmente privato ma escogitato dal governo Renzi, e l’euforia alcolica è finita: hanno rifatto i conti e adesso le azioni valgono 10 centesimi. Significa che 118.000 soci hanno perso oltre 6 mi1iardi di euro. L'economia di
una delle zone più dinamiche d’Italia è in ginocchio e nessun ne parla, tutto resta confinato in famiglia. «Qui adesso é peggio del dopoguerra, perché allora eravamo poveri, ma alrneno non avevamo debiti. Invece con il tracollo della banca a molti veneti converrà rifiutare l’eredità>>, dice Tranquillo Loison, famiglia di imprenditori (orafo lui, pasticceri i genitori e il fratello Dario), che sulla Popolare aveva scommesso 20 milioni.
Non avranno problemi di eredita, invece, i tre figli di Gianni Zonin. I1 7 marzo scorso, di fronte al notaio vicentino Giovanni Rizzi, il Grande Vignaiolo ha ceduto loro i1 51 per cento dell’impero vinicolo, tenendosi l'usufrutto sul resto delle azioni e le prerogative da socio accomandatario, ovvero tutte le leve del potere. Una furbata per mettersi al riparo dalle richieste di risarcimento e dalle azioni di responsabilità? In realtà, su questo punto il nuovo Cda della banca sembra dormire della grossa, mentre il procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, ha mostrato una serenità impareggiabile «Esistono sempre le revocatorie». Sarà, ma nell’inchiesta su Veneto Banca, per un crac che coinvolge molti meno risparmiatori, la Procura di Roma non ha avuto dubbi e ha fatto subito scattare arresti e sequestri preventivi per 45 milioni a carico dell’ex ad Vincenzo Consoli e degli altri indagati. La banca era la vigna, dunque. Sembra un teorema, e invece é quasi un’evidenza geografica, oltre che contabile. Nel 1970 il gruppo Zonin acquista una tenuta in Friuli (Ca’ Bolani, in provincia di Udine) e nel biennio ’96-’98 la BpVi lo raggiunge comprando la Popolare Udinese e la Popolare di Trieste.
Tra il 1980 e il 1999, la casa vinicola di Gambellara sbarca in Toscana e compra Abbazia di Monte Oliveto (San Gimignano, Siena), Castello di Albola (Radda in Chianti, Siena) e Rocca di Montemassi (Roccastrada, Grosseto). La banca non resiste e nel 2002 si regala i 70 sportelli della CariPrato, sparsi in tutta la Toscana. Nel 1980 Zonin rileva una bella tenuta nell'astigiano e nel 1999, appena ve ne sarà l'occasione, La Popolare compra un bel po' di sportelli anche in Piemonte.
Tra il 1980 e il 1999, la casa vinicola di Gambellara sbarca in Toscana e compra Abbazia di Monte Oliveto (San Gimignano, Siena), Castello di Albola (Radda in Chianti, Siena) e Rocca di Montemassi (Roccastrada, Grosseto). La banca non resiste e nel 2002 si regala i 70 sportelli della CariPrato, sparsi in tutta la Toscana. Nel 1980 Zonin rileva una bella tenuta nell'astigiano e nel 1999, appena ve ne sarà l'occasione, La Popolare compra un bel po' di sportelli anche in Piemonte.
Nel 1997 è la volta della Sicilia, dove Zonin acquista la tenuta Principi di Butera (Valtanisetta), mentre nel 200 ecco l'espansione in salento (Masseria Altemura). E anche qui, puntuale, arriva la banca: sempre nel 2000 parte l’ambizioso «progetto Centro Sud», con quasi cento sportelli comprati tra Puglia, Calabria e Sicilia, attraverso le acquisizioni di Banca nuova di Palermo e Banca del popolo
di Trapani. Ma Zonin, in questi anni, è cresciuto molto anche all’estero, fino a toccare un fatturato di 186 milioni di euro nel 2015, quasi il triplo di dieci anni fa. Il gruppo ha una tenuta in Virginia, vende direttamente in Stati Uniti e Gran Bretagna e distribuisce in Giappone, Cina e Brasile. Un percorso imitato anche dalla Bpvi, che tra il 2011 e il 2013 ha sentito il bisogno di aprire sfarzose sedi di rappresentanza a New York, San Paolo del Brasile, Shanghai, Hong Kong, New Delhi e Mosca. Per tutti c’é l’Ice (Istituto commercio estero), per Zonin c’era la Bpvi.
Certo, ora che a Vicenza è saltato il banco, sarebbe interessante scoprire quanti soldi hanno ricevuto dalla Popolare le aziende di Zonin dal 1983 a oggi. Con certezza si sa solo che nel 2013 si registravano 67 milioni e nel 2014. oltre 57 milioni di prestiti. Ma un segnale del1’andazzo si coglie nelle pieghe del prospetto Consob con il quale fu autorizzata la quotazione della banca lo scorso aprile (operazione poi fallita): il 6 agosto 2015, il precedente Cda della Bpvi (ma c’era già da due mesi l’attuale ad Francesco Iorio) concesse finanziamenti per 48 milioni e 419.000 euro a società direttamente 0 indirettamente riconducibili al presidente Zonin, che si sarebbe dimesso solo tre mesi dopo. Tutta questa montagna di denari verrà certamente restituita alla banca dalla casa vinicola, che per fortuna va benone, ma sarebbe interessante sapere a che tassi sono stati concessi. E va notato che gli ultimi prestiti furono accordati dopo l’assemblea dell’11 aprile 2015, nella quale si comincio a tagliare del 23% il valore delle azioni. E a proposito di azioni, quante ne aveva Zonin‘? Ad aprile del
2015, si presento in assemblea con 61.228 titoli. Ma un anno dopo si erano ridotti a 21.852. In pratica ne aveva fatti fuori due su tre.
Perché il Grande Vignaiolo sa quando é il momento di potare.
(1. Continua)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Trapani. Ma Zonin, in questi anni, è cresciuto molto anche all’estero, fino a toccare un fatturato di 186 milioni di euro nel 2015, quasi il triplo di dieci anni fa. Il gruppo ha una tenuta in Virginia, vende direttamente in Stati Uniti e Gran Bretagna e distribuisce in Giappone, Cina e Brasile. Un percorso imitato anche dalla Bpvi, che tra il 2011 e il 2013 ha sentito il bisogno di aprire sfarzose sedi di rappresentanza a New York, San Paolo del Brasile, Shanghai, Hong Kong, New Delhi e Mosca. Per tutti c’é l’Ice (Istituto commercio estero), per Zonin c’era la Bpvi.
Certo, ora che a Vicenza è saltato il banco, sarebbe interessante scoprire quanti soldi hanno ricevuto dalla Popolare le aziende di Zonin dal 1983 a oggi. Con certezza si sa solo che nel 2013 si registravano 67 milioni e nel 2014. oltre 57 milioni di prestiti. Ma un segnale del1’andazzo si coglie nelle pieghe del prospetto Consob con il quale fu autorizzata la quotazione della banca lo scorso aprile (operazione poi fallita): il 6 agosto 2015, il precedente Cda della Bpvi (ma c’era già da due mesi l’attuale ad Francesco Iorio) concesse finanziamenti per 48 milioni e 419.000 euro a società direttamente 0 indirettamente riconducibili al presidente Zonin, che si sarebbe dimesso solo tre mesi dopo. Tutta questa montagna di denari verrà certamente restituita alla banca dalla casa vinicola, che per fortuna va benone, ma sarebbe interessante sapere a che tassi sono stati concessi. E va notato che gli ultimi prestiti furono accordati dopo l’assemblea dell’11 aprile 2015, nella quale si comincio a tagliare del 23% il valore delle azioni. E a proposito di azioni, quante ne aveva Zonin‘? Ad aprile del
2015, si presento in assemblea con 61.228 titoli. Ma un anno dopo si erano ridotti a 21.852. In pratica ne aveva fatti fuori due su tre.
Perché il Grande Vignaiolo sa quando é il momento di potare.
(1. Continua)
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