“Perché noi italiani siamo ancora in Afghanistan?››
chiedeva Giorgio Bocca nel 2011, in una delle ultime rubriche sul Venerdi prima di morire. Cinque anni dopo non abbiamo una risposta. Tutti i capi di governo si sono presentati promettendo il ritiro delle nostre truppe da una guerra costosissima, disastrosa e già persa. Ogni volta è arrivato un ordine da Washington e hanno fatto retromarcia. Matteo Renzi era andato un anno fa a Herat, indossando un'improbabile mimetica, e aveva chiesto ai nostri soldati "pochi mesi» di pazienza, prima dei ritorno a casa. Un anno dopo il nostro governo è pronto non solo a rimanere in Afghanistan all'infinito, ma a prendere la guida militare delle operazioni, che significa altri costi, altri morti e il rischio di attentati.
Perché fra le mille ragioni del «come mai ci odiano» che popolano le analisi degli opinionisti, guarda caso, si tralascia spesso di citare la più ovvia, le guerre mediorientali.
E fra le tante ragioni del perché l'Is non ha organizzato attentati in Italia e in Germania, si dimentica quella fondamentale: lo scarso coinvolgimento [finora] di questi Paesi nei conflitti in Iraq e Afghanistan.
Millenni di storia non hanno ancora insegnato agli uomini che il sangue chiama sangue.
Non dè nulla, s'intende, che possa giustificare anche alla lontana la follia omicida dei kamikaze islamici. Ma il dolore, lo sgomento e la rabbia che noi proviamo davanti al1'in:ullagine del bambino ucciso sul lungomare di Nizza non è diverso dal sentimento che provano gli altri da quindici anni ogni giorno alla notizia di migliaia e migliaia di bambini morti per le strade o nei villaggi iracheni e afghani.
E anzi dovrebbe essere lo stesso per noi, visto che sono figli di tutti. I guerrafondai da salotto gridano retoricamente che «siamo in guerra» e dobbiamo rendersene conto.
E già, siamo in guerra. Da quindici anni in una guerra coloniale, sporchissima, nata col pretesto di armi di distruzione di massa inesistenti, che ha prodotto un milione di morti e infine il mostro dell'Is, arricchendo i mercanti d'armi e consentendo ai generali di sperimentare nuove tecnologie belliche sulla pelle di uomini, donne e bambini.
In questa guerra c'è 1'Italia soltanto perché l'America lo vuole, a dispetto di un’opinione pubblica italiana da sempre contraria. Non dobbiamo ora assumere nessun comando militare, ma riportare davvero i nostri soldati a casa e basta.