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Emergenza naufragi Quattromila persone salvate in mare

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l’emergenza migranti

La Guardia costiera ha coordinato gli interventi di decine di navi: “Ma ci sono centinaia di vittime”
FRANCESCO VIVIANO
LAMPEDUSA.
Navi italiane, norvegesi, spagnole, tedesche, olandesi, portoghesi, russe, francesi, ucraine, navi militari europee ed americane, portacontainer che navigano tra le coste libiche e quelle siciliane, sono state mobilitate dalla centrale operativa della Guardia Costiera Italiana a Roma per soccorrere migliaia di migranti, oltre 4.000, in balia del mare. La Peluso della Guardia Costiera, la spagnola Rio Segura (in forza a Frontex), il mercantile Minerva Zen e tante altre sono state dirottate nei punti dove erano segnalati barconi e gommoni stracarichi di disperati provenienti da Mali, Gambia, Nigeria, Siria, finanche dalle Isole Comore e partiti da Sabratha o da Zuara (nel nord della Libia) per tentare di raggiungere l’Italia. Ieri, come non accadeva da anni, oltre 4.000 migranti sono stati soccorsi e tratti in salvo da questa grande flottiglia senza bandiera che rispetta la legge del mare: «Salvare chi chiede aiuto».
La Guardia Costiera ha dovuto coordinare gli interventi di chi parla lingue diverse e che di mestiere fa altro per soccorrere e a volte anche abbandonare corpi ormai in putrefazione che non hanno potuto recuperare per motivi sanitari. Una giornata campale che si somma a quella dei giorni precedenti con migliaia di disperati soccorsi in quel tratto di mare. Ieri a Porto Empedocle sono sbarcati oltre 500 migranti, molti bambini senza genitori. Altri sbarchi a Palermo, Cagliari, Reggio Calabria. «Lavoriamo senza soluzione di continuità — afferma Filippo Marini, portavoce della Guardia Costiera italiana — in un solo giorno sono state più di 20 le operazioni di soccorso coordinate dalla nostra sala operativa, con la collaborazione di tutte le missioni, Formed, Mare Sicuro, Frontex, presenti nel Mediterraneo insieme alle rganizzazioni umanitarie. Questa sinergia ci ha consentito di salvare migliaia di persone, mentre altre centinaia, purtroppo non ce l’hanno fatta». Almeno venti sono i morti di un naufragio a 35 miglia dalla costa libica. Ma il numero delle ultime vittime non è ancora stato accertato, ma potrebbero essere centinaia. Molti gommoni e barconi, quelli che a bordo non hanno un telefono satellitare, sfuggono al monitoraggio.
Fino a ieri sono stati oltre 40mila i migranti sbarcati in italia nei primi 5 mesi del 2016. Negli ultimi 3 giorni il picco degli arrivi, con oltre seimila persone soccorse. In accoglienza ci sono già oltre 115mila persone e se i barconi continuano a partire a questo ritmo, il sistema rischia di andare in tilt. In particolare, preoccupano i minori soli. Non c’è solo la bimba di nove mesi giunta ieri a Lampedusa. Nel 2016 ne sono arrivati quasi seimila e il Viminale sta pensando a trovare spazi in altre regioni per alleggerire la Sicilia che sopporta il peso maggiore per questa categoria particolarmente vulnerabile di persone.
Come quel bambino di sette, otto anni arrivato ieri alle 17,30 al poliambulatorio di Lampedusa, solo uno dei quattromila soccorsi ieri nel Mediterraneo e che era a bordo di un barcone che si è capovolto in mare e soccorso da una motovedetta della Guardia Costiera italiana. È arrivato con un elicottero perché le sue condizioni erano quasi disperate: disidratato, affamato. Pietro Bartolo, sempre lui, che dirige questo avamposto sanitario, però è contento: «Ce la farà, le sue condizioni sono difficili, ma lo salveremo — dice — ma questo bambino, come tanti altri, purtroppo, ha perso tutto».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
SOCCORSI
I migranti sulla nave di soccorso Aquarius al loro arrivo nel porto di Cagliari ieri
FOTO: ©AFP

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