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La libertà di Cuba nelle notti illuminate dal wi-fi

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LE FOTO

NORBERTO FUENTES
All’Avana lunghe file nei giardini pubblici per la connessione
FOTO: © VALERIO BERDINI
IN passato, prima che arrivasse Internet, il progetto di abbattere la Rivoluzione Cubana usando i mezzi di comunicazione elettronica ha sempre incontrato un temibile avversario negli appetiti del consumatore. La popolazione nativa — radioascoltatori, telespettatori o internauti — propende in maggioranza per il rock o le telenovelas e si tiene alla larga (a buon diritto) dai discorsi politici. Quanto a oratori fuoriclasse, non aveva senso andarseli a cercare all’estero quando Fidel serviva nelle case sessioni di sproloqui interminabili che i cubani, nonostante tutto, adoravano. Accettavano perfino di tener duro sotto il sole avvolgente della Plaza de la Revolución per ascoltare qualunque tema (o temi) il leader rivoluzionario avesse in animo di dissezionare con cura. Eppure l’impegno sovversivo è rimasto in piedi fin dal 1960.

SEGUE A PAGINA 32
FOTOGRAFIE DI VALERIO BERDINI
All’Avana è arrivato l’Internet libero. E tutti smaniosi di informazione, si gettano verso i loro piccoli monitor digitali
Una stazione radio con il proposito di stimolare insurrezioni controrivoluzionarie all’interno dell’isola fu messa in piedi dalla Cia nelle Isole Swan, di fronte alle coste dell’Honduras e a 750 chilometri dalla costa meridionale di Cuba. Non so se a Langley conservino gli archivi delle trasmissioni, ma tutte le volte che i vendicativi eserciti della controrivoluzione hanno annunciato di aver catturato Fidel Castro e di averlo meritatamente giustiziato, si sono trasformate in boomerang propagandistici.
Nonostante questo, l’idea della manovra è rimasta viva fino ai giorni nostri. Negli anni successivi, abbiamo conosciuto diverse denominazioni del progetto: la Cia, il Pentagono e la Casa Bianca ignoravano tutti allo stesso modo la massima irrefutabile di von Klausewitz: tutti i generali si preparano per la guerra precedente.

Le ultime ad arrivare sono state la Radio e la Televisión Martí: ci provano da più di trent’anni. Poi è comparsa l’ultima versione delle possibilità tecnologiche applicate alla restaurazione controrivoluzionaria: l’invasione militare senza bisogno di sprecare neanche un uomo. Casomai accendiamo la scintilla dell’insurrezione e poi che si ammazzino i cubani fra loro; quindi sbarchiamo noi in tutta tranquillità e mettiamo su i nostri affari. L’invenzione di internet, l’effetto immediato del wi-fi: i cubani si lanciano verso i loro piccoli monitor digitali smaniosi, assetati dell’informazione fornita dalle imprese giornalistiche «del nord», o peggio ancora di Miami, dove gli oracoli sono un pugno di vecchietti mediocri estranei all’era digitale quanto l’ultimo uomo di Neanderthal di fronte a un pianoforte.

I governanti cubani non sembrano consapevoli del pericolo costituito da Internet e hanno aperto alcuni hotspot all’Avana per consentire ai ragazzi di connettersi attraverso la meraviglia insurrezionale del wi-fi. E ce li hanno a portata di mano, tutti concentrati in diversi punti della città.
Ebbene, non c’è da fare altro che sperare. Senza dimenticare quell’anno 1960, in cui bastò che Cuba spedisse il velivolo a più lungo raggio che aveva, un flemmatico C-47 della Seconda guerra mondiale, a sorvolare due volte il minuscolo atollo honduregno e poi tornare a casa: evacuazione immediata del personale dislocato sulle Isole Swan. Ma si ritiene che abbiano continuato a trasmettere le stesse registrazioni dell’avanzata travolgente verso la capitale, finché non arrivò la disfatta della Baia dei Porci.

Norberto Fuentes è uno scrittore cubano: vive negli Stati Uniti ( Traduzione di Fabio Galimberti)
Per anni le comunicazioni sono state bloccate: c’erano le notizie ufficiali e quelle della Cia



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