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Lo Bello indagato “La Guidi venne usata dal clan di Gemelli”

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il caso petrolio
SOTTO ACCUSA Ivan Lo Bello, vice di Confindustria, è indagato per associazione a delinquere

L’accusa al vicecapo di Confindustria: associazione a delinquere. “Il ministro strumento inconsapevole”
GIULIANO FOSCHINI 

LA LOBBY AFFARISTICA LA QUESTIONE DEL PORTO LA CERNIERA CON LA POLITICA
ROMA.
La nomina del commissario al porto di Augusta. Come gli appalti della Difesa. La legge navale e quella sulle Camere di Commercio. Non fu soltanto una questione occasionale. Ma attorno all’ormai ex ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, «strumento inconsapevole » scrivono gli investigatori, si muoveva «un vero e proprio clan», un «quartierino romano » di cui faceva parte anche il vice presidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, che la procura di Potenza ha ora indagato per associazione a delinquere insieme con il compagno della Guidi, Gianluca Gemelli. Lo Bello dice di avere «piena fiducia» nella magistratura: «Chiederò di essere sentito quanto prima».
Secondo gli uomini della Squadra mobile di Potenza, diretta da Carlo Pagano, esisteva «una vera e propria lobby affaristica diretta a interferire sull’esercizio delle funzioni di istituzioni, amministrazioni pubbliche e di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale».
Per gli inquirenti è stato «assai difficile» individuare tali lobby «proprio per l’appartenenza di alcuni dei sodali a ramificazioni significative delle stesse istituzioni ». Insomma: erano «coinvolti ambienti opachi del mondo politico-amministrativo ed imprenditoriale». Tra loro anche Lo Bello che di Gemelli era socio e condivideva soprattutto l’interessa all’affare sul pontile di Augusta.
Il gruppo mirava a far ottenere alla Alfa Tanko srl, società di cui Gemelli era socio occulto, la concessione. Ma per farlo era necessario eliminare dai giochi la Decal Mediterraneo srl, azienda che era a un passo dall’autorizzazione finale. Era poi necessario avere l’appoggio della Marina Militare che invece, con l’ammiraglio Roberto Camerini, metteva i bastoni tra le ruote a Gemelli. E soprattutto ottenere la riconferma del presidente dell’Autorità portuale, Alberto Cozzo, che era in scadenza di mandato. Della prima questione si occupa, secondo l’accusa, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi che trasferisce Camerini. Della seconda, invece, sostiene la Polizia, si interessa il vice presidente di Confindustria Lobello.
Secondo quanto si intuisce dalle intercettazioni telefoniche, il ministro delle Infrastrutture, Graziano Del Rio, aveva deciso per la sostituzione di Cozzo. Anche perché sul suo operato c’erano molti mal di pancia, esplicitati da un’interrogazione parlamentare di Claudio Fava. Tanto che è lo stesso Cozzo a dire a Gemelli di essere convinto che è pronta la nomina di Raffaele Macauda, comandante della Capitaneria di porto. E invece la nomina va in porto. Ed è lo stesso Cozzo a dire a Gemelli che il merito è stato proprio di Lo Bello: «Mi ha chiamato Ivan, ha detto: sono stato un’ora... al 99 per cento domani rientri, ti fanno il decreto». A conferma di questa tesi anche il racconto fatto dal lobbista Nicola Colicchi al capo della Marina De Giorgi di un incontro fra il vicepresidente di Confindustria e Delrio. Stando a quanto dice Colicchi, Lo Bello avrebbe fatto annullare la nomina già decisa di Macauda. «È andato il nostro amico Ivan che senza dir nulla gli ha detto: guarda state facendo una stupidaggine, non va bene». Lui ha chiamato il vice capo di gabinetto e gli ha detto: «Strappate quello che avete fatto, preparate in questi termini».
Ma la questione di Augusta è soltanto uno degli affari che il gruppo, secondo l’accusa, mette su. La polizia ha denunciato (insieme con Alfredo Leto e il contrammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto) anche il collaboratore della senatrice, Anna Finocchiaro, Paolo Quinto che, secondo l’accusa avrebbe «assunto un “ruolo di cerniera” col mondo politico» facendo «leva, soprattutto al fine di ottenere nomine di pubblici amministratori compiacenti o corruttibili, sul contributo di conoscenze ed entrature politico-istituzionali acquisite in anni di militanza politica da Quinto e Colicchi».
E le pressioni sulla Guidi erano esercitate in particolare proprio da Gemelli in quelli che gli investigatori hanno chiamato «casi limi- te». Quando cioè Paolo Quinto e Nicola Colicchi «non riuscivano ad attivare per tempo i proprio canali politici», Gemelli «ha assicurato comunque il raggiungimento dell’esito sperato», intervenendo direttamente sulla compagnia.
Quinto, attraverso il suo avvocato Giuseppe Di Noto, fa sapere di «essere assolutamente estraneo a questa vicenda, non avendo avuto alcun avviso di garanzia e pronto a chiarire la sua posizione al più presto».
©RIPRODUZIONE RISERVATA


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