Ambiguità. Confusione. Agenda del non senso. La relazione della leader Pd è un perfetto manifesto di impotenza politica e illumina una leadership che in attesa di avere un futuro sembra essere già diventata il passato
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La socialconfusione di Elly Schlein non è però solo un mix letale tra una politica costruita sul modello ChatGPT e una leadership impostata sul modello slime. Ma è qualcosa di peggio. Perché mostra una totale indifferenza rispetto a una china pericolosa che sta prendendo la leader del Pd: andare sistematicamente contro il suo partito, contro la sua storia, contro la sua cultura, contro la sua stessa constituency. Il Pd è un partito che si trova oggi all’opposizione, ovvio, ma è un partito che da sempre esprime vocazione di governo. E solo una leader come Schlein, che nella sua storia il massimo che ha amministrato ai tempi della vicepresidenza dell’Emilia-Romagna ha coinciso con il non fortunatissimo coordinamento interassessorile delle politiche di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici e per la transizione ecologica dell’Emilia-Romagna, può non accorgersi di quello che sta combinando il suo partito. Sulla giustizia, sta regalando il garantismo alla destra, per la disperazione degli amministratori locali del Pd. Sull’economia, sta regalando alla destra le battaglie sulla crescita, parola misteriosamente tabù per la leader democratica. Sui diritti, sta regalando alla destra anche battaglie non di destra come il tema del no alla surrogata, battaglia trasversale come dimostra il no alla Gpa portato avanti con orgoglio in campagna elettorale dal partito socialista spagnolo. E anche sulla difesa dell’Ucraina, nonostante una qualche buona volontà mostrata ieri da Schlein sul tema – “Putin è un criminale”, “serve una pace giusta”, “su Kyiv pieno supporto del Pd, anche con aiuti militari – il Pd continua a vivere ostaggio di una assoluta ambiguità che sta incredibilmente consentendo al centrodestra ex putiniano di risultare come l’unico vero baluardo italiano sul fronte della difesa dell’Ucraina dall’invasione del terrorismo russo (sul nuovo piano di Bruxelles per rifornire di munizioni Kyiv, il Pd di Schlein, a maggio, ha scelto di non votare a favore, e la scorsa settimana il Pd di Schlein, in dissenso dal gruppo dei socialisti europei, ha scelto di non votare a favore di una risoluzione finalizzata a chiedere “agli alleati della Nato di onorare il loro impegno nei confronti dell’Ucraina e di spianare la strada all’invito di adesione all’Alleanza Atlantica”). “Se si tenta di rappresentare tutto e il contrario di tutto si rischia di non rappresentare più nessuno”, ha detto a un certo punto della sua relazione la segretaria del Pd. Voleva essere una critica contro i mugugnatori interni. Chissà se la segretaria si è resa conto che mentre sussurrava quelle frasi l’algoritmo, lo Schlein GPT, aveva appena aiutato involontariamente gli astanti a inquadrare con parole perfette il senso di una leadership che in attesa di avere un futuro sembra essere già diventata passato.