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Con o senza cipria il populismo di destra resta antieuropeista

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L’incapacità dei partiti conservatori di emanciparsi dalla propaganda populista ha trasformato la difesa dell’integrazione del Vecchio continente in una battaglia di sinistra. Idee nel giorno della festa dell’Europa

di Claudio Cerasa

Nel migliore dei casi fanno solo finta di non capire, come è successo martedì scorso a Bruxelles. Nel peggiore dei casi cercano solo di non farsi capire, come è successo la scorsa settimana in Francia. In entrambi i casi il risultato non cambia: i populisti di ieri, nonostante la cipria, restano pericolosi come lo erano un tempo. Perché? Proviamo ad arrivarci. Nel giorno in cui l’occidente libero si ritrova a festeggiare un compleanno importante per chi crede e per chi scommette nelle democrazie liberali – il 9 maggio è la festa dell’Europa – ci sono almeno due domande complicate che è necessario formulare per provare a capire qualcosa di più su quello che è lo stato reale degli anticorpi che ha a disposizione l’Europa per combattere contro i suoi nemici. La prima domanda è: chi sono oggi i veri difensori dell’Europa? La seconda domanda è: ma davvero i populisti antieuropeisti sono cambiati? Sarebbe bello poter rispondere alla seconda domanda dicendo che sì, i populisti sono cambiati, sono più innocui, sono più consapevoli, sono meno irresponsabili.

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