Siamo diventati più intolleranti perché più consapevoli delle nostre libertà da difendere, e non abbiamo più voglia di discutere con complottisti, negazionisti, antieuropeisti. E quel sorrisino di oggi per la Le Pen, anche basta, grazie
L’escalation di Putin rappresenta una reazione molto particolare agli ideali della democrazia, della globalizzazione, della contaminazione delle culture e quello che stiamo vedendo oggi in Ucraina da parte dell’occidente è un incoraggiante promemoria per ricordare anche nel futuro tutto ciò che non possiamo permetterci di dimenticare quando parliamo di democrazia e di stato di diritto”. Quello che vale per i rapporti tra gli stati, per i rapporti tra le democrazie, vale in una forma forse ancora più ampia per tutto ciò che riguarda una dimensione della nostra vita poco indagata che coincide con una inconfessabile rivoluzione in corso nella nostra quotidianità: le nostre amicizie. Nel suo famoso saggio sulla tolleranza, Karl Popper scriveva che “la tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. E se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo cioè disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi”. In un certo modo si può dire che gli ultimi due anni, prima con la pandemia e poi con la guerra, si sono portati via non solo un numero impressionante di morti ma anche una lunga scia di amicizie improvvisamente interrotte. Amicizie interrotte per discussioni complottiste sui vaccini. Amicizie interrotte per argomentazioni negazioniste sul Covid. Amicizie interrotte per argomentazioni senza senso sul green pass. Amicizie interrotte per quarantene non rispettate. Amicizie interrotte per giustificazionismi putiniani. Amicizie interrotte per insensibilità di troppo mostrate dai nostri vecchi amici verso il massacro in Ucraina. “C’è