L'intesa tra il premier e la leader di FdI. Lei è pronta a votarlo, dopo il Cav. Lui è l’unico in grado di tranquillizzare la Ue se la sovranista va al governo. “Mario? Il nostro ombrello”, dice un colonnello
“Guardate che con Draghi ci parla molto più Giorgia di me”. Giovedì sera ad Atreju, nel backstage della festa di Fratelli d’Italia, a Enrico Letta è scappata questa battuta. Tuttavia il segretario del Pd ha illuminato un fatto reale. Giorgia Meloni, dall’opposizione, ha costruito un ponte solido con il premier. I due si sono visti tre volte. Durante le consultazioni il 5 febbraio, il 3 giugno e il 3 novembre. Ogni tanto si telefonano. Oppure, capita, che sia il gabinetto di Palazzo Chigi a parlare con la leader di FdI per cercare sponde, dicono i maligni, contro la Lega. Lei definisce il rapporto con Draghi “buono e cordiale”. Migliore rispetto a quello “che ha il premier con Salvini”, raccontano dalla festa di Natale dei conservatori.
Questa intesa – “che non va enfatizzata” – guarda alla presidenza della Repubblica. Giorgia, come tutto il centrodestra, è “impallata” (copyright dei meloniani) sulla candidatura del Cav. Ma se dovesse sfumare è pronta a votare Draghi. Per tre motivi. Il primo: l’ipotesi che si rotoli verso le elezioni anticipate. Il secondo: qualora, al contrario, si formasse un altro governo sarebbe comunque debole e le offrirebbe una prateria.
Ma soprattutto: solo Draghi al Quirinale può fare da garante con l’Europa davanti alla possibilità di Meloni premier. Solo l’ex banchiere, insomma, potrebbe darle l’incarico di formare un governo, senza scatenare le reazioni di mercati, cancellerie e Ue davanti allo scenario di una sovranista a Palazzo Chigi. “Sì, Draghi può essere la nostra garanzia, il nostro ombrello”, ammette un colonnello di Fratelli d’Italia.