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America is back (home)

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 𝗔𝗠𝗘𝗥𝗜𝗖𝗔 𝗜𝗦 𝗕𝗔𝗖𝗞 (𝗛𝗢𝗠𝗘)

𝗕𝗶𝗱𝗲𝗻 𝗲 𝗹𝗮 𝗳𝘂𝗴𝗮 𝗱𝗶𝘀𝗼𝗿𝗱𝗶𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀. 𝗟𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗞𝗶𝘀𝘀𝗶𝗻𝗴𝗲𝗿
di 𝗚𝗜𝗨𝗟𝗜𝗔𝗡𝗢 𝗙𝗘𝗥𝗥𝗔𝗥𝗔
Henry Kissinger ha scritto ieri che non si poteva ragionevolmente costruire una democrazia moderna, che implica un potere centrale forte, in un paese feudale e tribale come l'Afghanistan. Quell'uomo così intelligente , quel cinico indifferente alle nozioni di bene e male intese come se· lt eti­che, convinto com'è - e quanto giu­stamente - del primato della politi­ca nella persecuzione dell'interesse generale, deve aver creduto a quan­to una volta gli disse lo statista cine­se Ciù Enlai (o Zhou En Lai): "Lei mi domanda un giudizio sulla rivolu­zione francese? E' troppo presto per formularlo".
Il "valore universale della demo­crazia" e dei diritti, un concetto ab­bracciato per un momento anche dal comunista italiano Enrico Ber­Iinguer quando pensò di emanci­parsi dal comunismo sovietico, è oggi in effetti un flatus vocis. Sem­bra troppo presto per tirare le con­seguenze dell'Ottantanove (1789). Eppure Roosevelt, Churchill e Tru­man si accordarono con Stalin per sconfiggere Hitler, ma all'indoma­ni della vittoria non considerarono chiusa la partita. Lavorarono per contenere il soviettismo dietro la cortina di ferro, dettarono una Co­stituzione al Giappone imperiale, radicarono nella democrazia poli­tica la Germania dell'ovest che aveva conosciuto il concetto di li­bertà civile solo nella breve tumul­tuosa parentesi della Repubblica di Weimar, presidiarono-presidia­no la Corea dall'espansionismo ci­nese e testimoniarono in mille altri modi che le democrazie muoiono se non si difendono contro le auto­crazie (le teocrazie erano in senso politico di là da venire).
La Guerra fredda non fu un atto di idealismo, ovviamente, bensì la realistica modalità di difesa del mondo libero. Fu a suo modo un giu­dizio forse prematuro, ma alla fine efficace, sulle conseguenze della ri­voluzione francese da tirare alla lu­ce della rivoluzione comunista e poi stalinista. La battuta di Ciù Enlai è immortale, come immortale è la ca­pacità cinese di prendere per il na­so i nemici dei poteri mandarinali e imperiali, contando sempre sul fat­tore tempo.
Kissinger è orripilato dall'inca­pacità americana di tenere botta di fronte a una controffensiva tribale e feudale, e nel suo testo attribui­sce la rinuncia al governo di un mondo ordinato dalla libertà e dai diritti alla debolezza dell'opinione pubblica occidentale e americana, che sostituisce ai tempi della sto­ria il suo sogno welfarista e ireni­sta. (
L'ex braccio destro di Richard Nixon ne sa qualcosa, visto che negoziò, ma in tutt'altro contesto e a condizio­ni meno umilianti, nonostante la fuga da Saigon, la resa vietnamita. Il mon­do del 1968 si ribellò all'imperialismo americano e vinse quella che Goffre­do Parise chiamò con pertinenza "l'unificazione armata tonchinese". Kissinger dice molte cose giuste, ma le sue parole non spiegano come si possa reagire all'islam politico dopo la rivoluzione iraniana del 1979, dopo l'll settembre culmine di una vasta offensiva del terrorismo internazio­nale di matrice islamista. Accenna al-
la vecchia filosofia del containment, indica nell'interesse comune di russi, cinesi, pachistani e indiani il perno di una diplomazia antiterrorista dello status quo, intesa come alternativa al-
le guerre di controffensiva nel segno del "nuovo secolo americano", eppu­re resta anche lui sulle generali e procede per sottili ed esperte astra­zioni nella storia fatta con i "se".
Meglio comunque il realismo del­la vecchia scuola dell'impasto con­. fuso di principi e disdetta della for­za per attuarli che ha caratterizzato l'operazione Biden in Afghanistan:
"America is back", che poi è Ameri­ca is back nome, al costo che sappia­mo; e "lega delle democrazie" in no­me della retorica dei diritti, che poi è l'attuazione dell'accordo di Doha, firmato da una banda di dementi trumpiani sensibili solo ai sondaggi
e privi di alcun rapporto con l'inte­resse generale per quattro anni in svendita ai quattro angoli del mon­do. Che il New American Century come progetto attivo contro l'islami­smo politico e il terrorismo fosse ri­mandato a data da destinarsi si era capito dai tempi delle dimissioni di Rumsfeld e dell'elezione trionfale di Obama. Una sapiente tela difensi­va, che alcuni di noi giudicano irrea­listica, è comunque un obiettivo mi­gliore ·della gestione di una fuga di­sordinata da tutte le responsabilità.

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