Una seria e grave lezione inglese.
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C’è da dubitare che un bambino di 14 o 15 anni possa capire… Date le conseguenze a lungo termine degli interventi clinici nel caso in questione, ed essendo il trattamento del tutto nuovo e sperimentale, riconosciamo il fatto che in casi come questi i medici dovrebbero richiedere l’autorizzazione del Tribunale prima di intraprendere il trattamento».
Trattamento i cui effetti sui corpi perfettamente sani di bambine e bambini non sono affatto «totalmente reversibili», come propagandato: lo sviluppo osteo-scheletrico e muscolare può esserne definitivamente compromesso, così come la fertilità. Keira non ha più seno, ha la barba, la sua voce ha un timbro maschile. La sentenza non parla mai di 'identità di genere' né di sesso 'assegnato alla nascita', rinunciando all’armamentario linguisticoideologico mainstream.
L’Alta Corte era chiamata a esprimersi anche sul caso di una ragazza autistica transizionata, e si è detta «sorpresa» per non aver potuto disporre, come richiesto, del numero esatto di casi di minori con disturbi dello spettro autistico o altri problemi mentali trattati come disforici: secondo fonti di stampa ('Mail of Sunday') sarebbero poco meno di 400, scandalo etico e deontologico all’origine delle dimissioni di alcuni medici dalla Tavistock, tra cui il veterano della clinica Marcus Evans.
Dopo il no del governo all’autocertificazione di genere ( self-id) e le nuove linee guida del Dipartimento dell’educazione che impediscono la trans-propaganda nelle scuole, la sentenza sul caso Bell conferma l’impetuoso cambio di vento in Gran Bretagna, patria della gender politics, cambiamento che avrà riflessi in tutto il mondo e potrebbe salvare molti bambini dalla tragedia delle transizioni precoci. Anche l’Italia autorizza i trattamenti di minori con bloccanti ormonali – il numero dei casi non è noto – dopo l’ok pressoché unanime del Comitato nazionale di Bioetica, unico voto contrario quello di Assuntina Morresi. Le novità inglesi potrebbero aiutare a cambiare le cose? Keira oggi si dichiara felice.
Ma la sua battaglia, dice, non è ancora finita: «Rivolgerò un appello ai medici perché i servizi di salute mentale creino protocolli migliori, in grado di aiutare chi soffre di disforia a riconciliarsi con il proprio sesso. E chiederò alla società di accettare chi non è conforme agli stereotipi di genere, non allontanandolo da quello che è davvero e costringendolo a nascondersi o a prendere farmaci a vita». La Tavistock Clinic sta valutando di ricorrere in appello.