Il momento B. Woods. Il virus, debiti enormi e compiti chiari
![Il virus, debiti enormi e compiti chiari Il virus, debiti enormi e compiti chiari](http://www.avvenire.it/c/2016/PublishingImages/Riutilizzabili/Girardo-Marco.png?width=100)
Tale è il grado di interrelazione fra le economie che una tessera del domino, piccola o grande che sia, ha nell’attuale inedito contesto la forza di far cadere tutte le altre. Hanno iniziato così a circolare proposte più radicali. Ne ha scritto il 15 ottobre e ancora ieri Leonardo Becchetti, richiamato nuovamente il progetto P.A.D.R.E. ( Politically Acceptable Debt Restructuring in the Eurozone) degli economisti Pierre Paris e Charles Wyplosz. In sede accademica, ha riconosciuto Lucrezia Reichlin ('Corsera', 20 ottobre), se ne discute. Ai bond irredimibili pensava del resto già l’ex presidente della Fed, Ben Bernanke, proponendo nel 2016 una soluzione simile al Giappone.
Ma in una fase di così grande disaccoppiamento tra economia reale e mercati, suggeriscono Domenico Siniscalco ('Repubblica', 19 ottobre) e Giulio Tremonti ('Avvenire', 6 ottobre), per il quale 'siamo a un bivio della storia', è giunto forse il tempo di rivedere le stesse regole e istituzioni che ci siamo dati ormai settant’anni fa, quando vivevamo in un altro mondo. «Momento Bretton Woods», l’ha chiamato Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo monetario internazionale. Avanzando un’idea tanto radicale da essere passata quasi inosservata: rivedere alla radice il modello di sviluppo e delle relazioni finanziarie internazionali, come fatto nel 1944, a partire da una ristrutturazione coordinata e complessiva dei debiti gonfiati dalla pandemia.
L’Italia presiederà dal primo gennaio il G20 e il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, si è detto pronto, in un suo intervento su 'Avvenire' (30 settembre), a lanciare ai venti 'Grandi' proprio questa sfida. L’esplosione del debito è tuttavia solo un effetto di concause sottostanti, a livello sistemico. Che qualcosa si sia inceppato nell’assetto complessivo è sotto gli occhi di tutti. Non è in discussione il processo di globalizzazione, irreversibile e per altro ricorrente nella Storia, ma l’inusitata accelerazione degli ultimi anni che ha provocato una «sclerosi istituzionale » ( Tyler Cowen) dentro gli Stati – non più in grado di governare processi e potenze private più grandi di loro – e fra di essi.
Destabilizzante è stato l’ingresso prematuro della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio, fenomeno alla base dei rigurgiti protezionistici odierni, di cui la guerra dei dazi sono un esempio. La globalizzazione dei capitali, poi, ha perso ogni contatto con quella della produzione, alimentando un pericoloso circolo vizioso che finisce per inasprire le disuguaglianze, non solo di ricchezza e reddito, ma anche di opportunità. «Momento Bretton Woods» significa, pertanto, avere la forza di rimettere mano alle fondamenta della casa, a partire dalle stesse istituzioni sovranazionali e dai meccanismi che le governano, e non limitarsi a rabberciare le pareti o riparare i buchi sul tetto. Vuol dire passare a una diagnosi della patologia istituzionale e dalla prognosi socioeconomica a quella antropologica, come indica profeticamente Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, ricalibrando l’idea stessa di prossimità nel Ventunesimo secolo e cioè il rapporto tra individuo, comunità e globalità.
Fino a ieri un simile intento poteva appartenere solo alla sfera dell’impossibile, che è propria dell’utopia. Con la pandemia, che ci ha uniti nel bisogno oltre i confini, è entrato forse in quella del possibile, dove agisce la politica quando però riesce a guardare lontano. I primi astronomi, per considerare i puntini di luce non più come decorazioni di un arazzo celeste che girava intorno alla Terra ma come singoli corpi, avevano dovuto deviare la loro immaginazione – e quindi le loro analogie e metafore, il loro pensiero – da un cammino tracciato mentalmente da millenni. Ed è solo un cambio di prospettiva simile che potrebbe favorire l’atteso 'Nuovo patto'. Questa volta, si spera, possibile per tutti.