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Il Molise trema. “Chiudete le scuole”

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Cronaca

Decine di allarmi negli ultimi tre giorni: lo sciame sismico fa paura e c’è chi inizia a dormire fuori casa Il presidente della Regione invita a sospendere le lezioni. Sessanta istituti non riapriranno anche per la neve
GIULIANO FOSCHINI
Quando la terra si è rimessa a tremare, e anche forte (3.3 nel pomeriggio, 3,6 alle 11 della sera, “i lampadari sbattono, i muri fanno rumore”), la signora Assunta ha capito di essere nel posto giusto: «Sto dormendo a casa di mia figlia: la sua è antisismica. È lei che me lo sta chiedendo, per stare tranquilla». Dal cielo scendeva neve e ancora neve. Il termometro segnalava una temperatura sotto lo zero, eppure qualcuno ha preso a scendere per strada perché dalla terra continuavano a salire scosse. Sui social network arrivavano appelli: “Aiuto”. A Campobasso, così come nei comuni qui attorno, hanno paura. Scuole e università chiuse (ma accadrà in tutta la regione, con almeno 60 istituti che non apriranno causa neve), sito Internet della Protezione civile irraggiungibile per ore a causa dei troppi accessi, cittadini spaventati, amministratori in allarme. La colpa è di queste scosse continue, quaranta da mercoledì, che si ripetono con frequenza alta e dalla forza sempre maggiore. Sabato sera, intorno alle 20, la gente era per strada. «Crolla tutto, ora crolla tutto» ha pensato Fulvio, studente fuorisede, che rassicura i suoi genitori che no, non sarà come L’Aquila.
Perché la testa e la paura sono lì, all’Abruzzo, e a quello sciame sismico che continuò per giorni e poi portò al disastro. «La paura è questa» ammettono i geologi, parlando di una situazione non grave ma nemmeno però da sottovalutare. «È lo spettro della faglia del Matese, il grande mostro storicamente capace di rilasciare energia per magnitudo anche superiori a 7» spiega Domenico Angelone, consigliere nazionale dei Geologi, molisano. «Non è il caso di lanciare allarmismi immotivati ma è bene vigilare: in Molise sono a rischio circa il 70 per cento degli edifici pubblici ».
Ecco perché il presidente della Regione, Paolo Frattura, ha invitato immediatamente il sindaco di Baranello, comune alle porte di Benevento, epicentro del sisma, così come i comuni che gravitano nel raggio di dieci chilometri, a tenere le scuole chiuse, anche qualora siano ospitate in edifici antisismici. Il crollo della scuola di San Giuliano — 11,33 del 31 ottobre del 2002, magnitudo 6, 27 bambini morti con la loro maestra — è una ferita che non si può rimarginare, «resta aperta e fa molto, troppo male» dicono a Campobasso. E allora, «meglio essere previdenti ed evitare qualsiasi pericolo » spiega il presidente della Regione che ha ordinato,non a caso, per oggi un controllo di tutte le scuole attorno all’epicentro.
La popolazione è spaventata, alla prima scossa corrono per strada. A Baranello hanno allestito un centro di accoglienza al campo sportivo, a Benevento, sabato, hanno evacuato il teatro Savoia mentre era in corso uno spettacolo. «Il boato, abbiamo avuto paura che fosse una bomba» racconta la gente di Busso, Vinchiaturo, Bojano, Ferrazzano, Oratino, Mirabello Colle d’Anchise, Spinete, Campochiaro e San Polo Matese. Uomini, donne, bambini, sicuri che le «prossime non saranno affatto notti facili. Anzi impossibili: come si può dormire con la paura che da un momento all’altro può accadere qualcosa? Qualsiasi cosa?». «Gli animali sono nervosi » dice Antonino De Sario, allevatore. E dal tono che uso sembra che, dal suo punto di vista, non è affatto una buona notizia.
A rendere ancora più difficile la situazione si è messo poi, ieri, il maltempo: ghiaccio e neve su tutta la zona. Si è mossa, anche, la procura di Campobasso, coordinata dal procuratore Armando D’Alterio, che sta seguendo la situazione e verificando che vengano effettuati tutti gli interventi di controllo sugli edifici, pubblici e non, per verificare eventuali danni dalle scosse di queste ore. «Per il momento non ci sono cose particolari da segnalare» dicono i vigili del fuoco. Che dopo la scossa della notte hanno invitato una coppia, chiusa in macchina, con il motore acceso, a prendere un caffè. «Vivono in una vecchia casa — raccontano — Avevano paura di rientrare».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
A Baranello, il paese più vicino all’epicentro, un centro di accoglienza al campo sportivo

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