Non so se sto prendendo tutto troppo alla leggera, o tutto con troppa serietà. Non lo so io, e non lo sa nessuno. Bisogna esercitare la pazienza, stare attenti, essere coscienziosi, non rischiare, ma nemmeno farsi sopraffare dal panico
di Antonella Lattanzi
8 Marzo 2020 alle 06:00
Uno sguardo d’autore alla vita che cambia con la diffusione del coronavirus, la paura del contagio, l’Italia “chiusa” e il tempo da passare preferibilmente in casa. Sul Foglio una serie di storie di scrittori sui giorni del Covid-19. Il primo racconto che pubblichiamo è di Antonella Lattanzi. Nata a Bari nel 1979, vive a Roma; tra i suoi romanzi, “Prima che tu mi tradisca” (Einaudi Stile libero, 2013) e “Una storia nera” (Mondadori, 2017).
Baciamoci.
Ma sì, chissenefrega. Baciamoci più di prima. No, non baciamoci, se ci sono delle direttive vuol dire che hanno senso. Vanno seguite. Stringiamoci la mano. Ma sì, dai, stringiamoci la mano. Allora? La mano? No, no, non se ne parla, bisogna cambiare comportamento, bisogna capire che il gesto del singolo è per il bene di tutti e per il bene di sé stessi. Vero, vero, perché fare i controcorrente a tutti i costi? Salutiamoci da lontano. Un metro? Un metro e mezzo? Due? Quanti sono due metri? Pòrtati qualcosa per misurare le distanze. Mi sto spaventando. Ho preso tutto sottogamba finora: ho sbagliato? Mi sono lavata le mani? Prima non ero spaventata. Ora mi sto spaventando. Ce li hai i fazzoletti? Stai prendendo l’aspirina preventiva? In che senso l’aspirina preventiva?
Andiamo al cinema, dài, ci distraiamo. Ma i cinema a Roma sono aperti? Sì. No. Sì. No. Non si sa. Aspetta il pomeriggio, nel pomeriggio lo diranno. Sono aperti? Sono chiusi? Forse sono aperti ma devi tenere un posto vuoto: ai due lati, avanti e indietro. Ma io vado al cinema per stare con gli altri, se devo stare solo non ci vado. Sto a casa. Ma che dici, al cinema ci vai per guardare il film al buio, in silenzio, che t’importa se hai una persona appiccicata al tuo fianco o no? E poi scusa io a casa sto vicina al mio compagno e al cinema devo stargli lontano? Che c’entra, non capisci niente: mica possono chiederti lo stato di famiglia al cinema. Fai come dicono e basta. Andiamo al cinema, dobbiamo sostenere il cinema. Va bene, ok, andiamo, ché chissà per quanto non ci potremo andare. No, non ci andiamo, perché tanto entro stasera chiude tutto. Tutto cosa? Tutto. Chi te l’ha detto? Voci. Ma voci e basta? No no, voci che di queste cose ne sanno. Oddio, ma chi?
Compra l’amuchina. Mi vergogno a comprare l’amuchina, non voglio fare la parte di quella che va nel panico. E poi non mi serve l’amuchina, io sono fatalista.
…
Scusa, già che ci sei la compri tu, l’amuchina, anche per me? Va bene la compro. No, l’amuchina non si trova più. Prova in farmacia. Niente. Prova dai cinesi. Niente. Nemmeno la mascherina? Nemmeno la mascherina. E poi, si sa, le mascherine davvero utili sono solo quelle… Sì lo so, lo so, questo l’ho capito bene. E le scorte al supermercato? Devo fare le scorte? Io, per non saper né leggere né scrivere, le ho fatte già due settimane fa. Maddai, esagerato. Addirittura le scorte al supermercato, sei apocalittico e ti fai prendere dal panico. È la paura il peggior nemico. Va bene, niente scorte.
…
E se poi finisce tutto di colpo? Ho capito, facciamo le scorte. Non c’è più niente. Ci sono solo le penne lisce. La pasta liscia non la vuole nessuno. Povera pasta liscia. Va bene, la compro io e se non possiamo andare al cinema ci vediamo un film a casa, vieni? No. Casa tua è troppo piccola. Non possiamo stare a un metro di distanza. Poi gira voce che sono vietati anche gli assembramenti privati. Ma come gli assembramenti privati? Non si vedeva dalla seconda guerra mondiale una situazione così. Tu c’eri? No. L’hai letto? Sì. Dove? Non mi ricordo.
a a chi dobbiamo credere? Al virologo apocalittico, a quello che dice che è come una banale influenza – poverina, l’influenza, che la chiamano banale -, a quello che dice sì, ma pure no? Infòrmati.
“Ciao Antonella” – questo è mio padre, da Bari – “quando ci vieni a trovare?”. Ma io sto a Roma, sono entrata in contatto con tantissime persone, sono stata fuori Italia, tra i miei migliori amici c’è gente di Milano che in questi giorni ha riparato a Roma… I miei hanno oltre settant’anni, e se fossi portatrice “sana” – nel senso di asintomatica – e contagiassi i miei genitori? Ma come fai a dirgli: papà, voi siete anziani? Niente, nicchio, scusami pà ho da lavorare moltissimo, vengo presto ma non ora.
Dall’estero non vengono più in Italia. Non vengono più i turisti, ma nemmeno chi dovrebbe lavorare in Italia. Saltano i set dei film a cui ho lavorato, saltano le uscite dei film al cinema a cui hanno lavorato i miei amici, salta la fiera internazionale dell’editoria di Londra, e per qualche ora si è detto che sarebbe saltato anche Cannes. Ora dicono di no. Cosa facciamo? Pensa a chi ha figli. Pensa a come stanno le persone che hanno figli: adesso come fanno a lavorare con i figli a casa? È un danno vero. Certo, è vero, c’è chi sta molto peggio di me. Io non ho figli, non vivo nella zona rossa, per ora non sono malata, non posso pensare solo al mio orticello. Pensa a chi gestisce i teatri, le librerie, gli eventi. Loro sì che stanno subendo questa crisi, davvero. È vero, è sacrosanto, dobbiamo aiutarci, dobbiamo stringerci per superare l’emergenza. Ma no, ma che dici stringerci! Dobbiamo stare lontani un metro!
È vero, è vero, scusate, mi allontano, è che mi confondo. Prenotiamo un viaggio per quest’estate, così ci distraiamo? Allora non hai capito niente, non dobbiamo sperperare i soldi. Vedremo gli effetti di questa crisi per i prossimi dieci anni. E’ anche possibile che a un certo punto non ci pagheranno più. Come non ci pagheranno più? Non è possibile. Tutto è possibile. E io come campo? Inventiva, Antonella, inventiva.
Allora che fai stasera? Devo vedermi con una ragazza per la prima volta. E se ti piace? Che fai? La baci? Certo che la bacio. Ma il corona? Eh? Volevo dire: il coronavirus? Eh. Si vedrà. Passa mezz’ora: non la vedo più. Quindi neanche più l’amore al tempo del coronavirus? Niente love stories? Niente notti folli d’amore di una notte? Niente, oppure fiori passati a un metro di distanza. E la palestra? Puoi andare in palestra? Sì, posso andare in palestra e il mio amico può anche fare box e quindi stare vicinissimo a uno sconosciuto, però poi quando usciamo dalla palestra niente strette di mano né baci. Solo ciao da lontano. Ma che senso ha? Zitta, non fare sempre domande.
Crollano le vendite dei libri. Ma perché? Se la gente sta a casa, se non può uscire, se non può vedere nessuno, non verrebbe naturale leggere più libri? No. Si sta a casa, si guarda il vuoto e si ha paura. Dai, per favore, vieni da me a farmi compagnia. Ma chi ti conosce.