POLITICA
IL CENTRODESTRA
Dalla sua kermesse romana il governatore della Liguria lancia le consultazioni in autunno e assicura: "Non sono né contro il fondatore né per la scissione". E pensa a una piattaforma stile Rousseau. Gelmini: "Basta ricatti"
di Carmelo Lopapa
ROMA — Dice che la nascita di un nuovo partito non è nei suoi programmi. «Non siamo qui per dividere nessuno, ma per riunire il centrodestra: anche perché la scissione dell’atomo interessa i fisici del Cern di Ginevra». Assicura che non intende nemmeno commettere il parricidio che tutti da lui ormai si attendono (ammesso poi che un parricida lo annunci prima).
«Nessuno dica che Toti è contro Berlusconi. Qui non c’è nessuno contro Berlusconi. Quello che noi chiediamo a tutti, Berlusconi compreso, è di aiutarci a costruire la Terza Repubblica». Giusto sul finale si sbilancia. «Avremo la nostra rivoluzione d’ottobre, è un buon mese per la rivoluzione, anche se quella d’ottobre non è nella nostra cultura».
Teatro Brancaccio di Roma. Nella canicola delle 14 di un sabato di luglio si ritrovano a sorpresa in 1.500 a gremire la platea su tre piani.c un tempo ormai lontano consigliere politico del Cavaliere, entra in scena sulle note di "Don’t stop me now" dei Queen ("Non mi fermate adesso"). Ma a conti fatti, la colonna sonora sarà l’unico messaggio vagamente forte della manifestazione assai osteggiata da Silvio Berlusconi e dallo stato maggiore: «Chi va, è fuori da Forza Italia». Del partito, in effetti, nemmeno un logo. Giusto qualche bandiera sventolata in platea. Di azzurro forzista c’è solo lo sfondo del simbolo (e nome) transitorio: "L’Italia In Crescita". Ma gli slogan che contano sono quelli degli hashtag che campeggiano: #cambiamoinsieme e #iostocontoti. Per il resto, striscioni dalla Campania e dalla Basilicata, soprattutto dalla Liguria e dalla Lombardia, ma non solo. A parlare dal palco, oltre al padrone di casa, solo quattro giovani amministratrici. Perché sarebbero proprio le decine di assessori e consiglieri comunali e ragionali le vere truppe sulle quali conta il governatore ligure. Basteranno per la «rivoluzione d’ottobre»?
Alla fine, gran risultato di pubblico. L’aspirante leader è soddisfatto, la prova di forza è riuscita, nonostante le pressioni. Ma quello stesso pubblico dopo due due ore, a fine kermesse, sciama dal teatro chiedendosi a cosa abbia assistito. Al lancio di un nuovo soggetto, come tutto lasciava presagire settimane fa, no. Alla separazione da Forza Italia, nemmeno, o quanto meno non ancora. Forse, alla nascita, senza precedenti in quel mondo, di un correntone politico. Sarà il "correntone del Nord», in vista delle primarie d’autunno. In contrapposizione alle truppe e ai consensi dell’altra coordinatrice in corsa, Mara Carfagna. Sì, perché a farsi notare sono soprattutto parlamentari lombardi (c’è la metà della loro squadra alla Camera): l’ex capogruppo al Senato e fedelissimo berlusconiano Paolo Romani siede in prima fila: «Per troppo tempo ho invocato invano il cambiamento. Nessuna volontà di scissione e non saremo un satellite della Lega». Poi Giorgio Silli, Sandro Biasotti, Massimo Vittorio Berutti, Alessandro Sorte, Stefano Benigni. Osvaldo Napoli (piemontese) sta in piedi a farsi notare. In seconda fila compare anche la deputata Laura Ravetto di bianco vestita e Gaetano Quagliariello. In ultima, il senatore Francesco Giro. Vittorio Sgarbi si agita sotto il palco. C’è l’ex presentatrice Anna La Rosa («Qui solo per curiosità, resto una giornalista») e il direttore Mediaset di Tgcom24 Paolo Liguori («Qui per capire, è stata una cosa rilevante»). Toti in mezzora detta la linea: «Siamo passati dal 40 al 6 per cento, stiamo andando verso lo zero assoluto e per i nostri dirigenti è come se non fosse successo niente». Ma cita Berlusconi, il ‘94 e Fi come il suo partito «purché non sia di testimonianza e nostalgia». Ora, «serve una scossa: mettiamo da parte le borse Chanel e ricominciamo a dare risposte alla gente». Intanto, primarie, che pretende in ottobre, appunto. Regole chiare già nel "tavolo" di martedì. Altrimenti - Toti non lo dice ma la pistola è sul tavolo - tutto può saltare nel giro di dieci giorni. Già in cantiere una piattaforma in stile Rousseau per far votare programmi e candidati. «Scissione evitata, partito vitale», sintetizza Mara Carfagna. «Toti offende, basta ricatti e ultimatum», attacca invece la capogruppo Mariastella Gelmini (altra candidata alle primarie). Ma per ora tutto si è risolto in un grande "penultimatum" a beneficio di telecamere.