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Banda larga pubblica Il governo costruirà la rete senza gli operatori privati

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ECONOMIA

Investimento diretto nelle aree periferiche per 4 miliardi di euro Giacomelli: “Proprietà resta allo Stato, garantirà più concorrenza”

ALESSANDRO LONGO
ROMA.
L’Italia avrà una rete pubblica in fibra ottica, in 7.300 comuni, con un investimento diretto dello Stato di 4 miliardi di euro, senza quindi il contributo degli operatori. A prendere questa decisione, che giunge come un colpo di scena nel dibattito sul futuro della rete italiana, è stato il Comitato per la banda ultra larga presso Palazzo Chigi (coordinato dal sottosegretario Claudio De Vincenti), a fine dicembre. «Parte così il nuovo piano banda ultra larga: abbiamo già comunicato questa decisione alla Commissione europea, che ci ha fatto sapere informalmente di preferirla ad altre ipotesi», annuncia a Repubblica Antonello Giacomelli, sottosegretario dello Sviluppo economico. «Contiamo di avere il via libera formale a gennaio. Partiremo quindi effettivamente nelle prossime settimane», aggiunge. «Non capitava da vent’anni- dopo la privatizzazione di Telecom Italia- che il Paese avesse una rete pubblica. Abbiamo scelto così perché la nuova rete in fibra è strategica per il Paese e non potevamo lasciarla tutta in mano ai privati», spiega Giacomelli. «È una decisione che riflette una posizione del premier Renzi: che la riforma digitale è la madre di tutte le riforme, per la crescita del Paese», continua.
La nuova rete pubblica riguarderà 19 milioni di persone (entro il 2018), nelle aree che il Governo ha individuato come “a fallimento di mercato”, cioè dove gli operatori non intendevano investire. Si tratta di 5.500 comuni, per intero; altri 1.800 (per arrivare a 7.300) saranno solo in parte coperti dallo Stato (il resto lo dovrebbero fare gli operatori). Finora si pensava che lo Stato si sarebbe limitato a incentivare gli operatori a costruire reti nelle zone a fallimento di mercato, lasciando però poi a loro la proprietà. Adesso la scelta di avere una rete tutta pubblica, «anche per garantire meglio la piena concorrenza», dice Giacomelli.
I soldi sono già stanziati (della programmazione 2014-2020): 2,2 miliardi (Fondo sviluppo e coesione), più 230 milioni (Pon imprese e competitività), più 1,6 miliardi di fondi comunitari gestiti dalle Regioni. Il primo passo concreto avverrà entro gennaio con fondi della precedente programmazione, in sei regioni (Abruzzo, Calabria, Marche, Lazio, Puglia, Sardegna, Lombardia, Toscana) e 700 comuni. Qui nascerà quindi la prima rete pubblica di nuova generazione.
Il soggetto attuatore è Infratel Italia (società del ministero). A quanto risulta, in certe zone potrebbe intervenire di concerto con Enel, che ha un piano per portare la fibra ai nuovi contatori. È una ipotesi a cui Enel potrebbe dare adesione formale nelle prossime settimane. Un’altra novità in arrivo di gennaio, all’interno di questa strategia, sarà l’asta (beauty contest) per le frequenze 3,6-3,8 Mhz utili alla banda ultra larga wireless. Parte dei ricavi dell’asta serviranno a portare internet veloce nelle scuole. In questo quadro, rispetto al piano governativo, mancano ancora all’appello 1,4 miliardi di euro previsti per i voucher a incentivo della domanda di fibra («serviranno quando le reti saranno pronte, quindi a fine 2017», dice Giacomelli) e ulteriori 1,3 miliardi di euro per potenziare la nuova rete.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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