Il vicepremier leghista ha sfoderato un inedito look spirituale, lanciando un'invettiva contro il "dio denaro"
DI GAD LERNERCome un lupo che si traveste da agnello, volendo liberarsi dell'impronta di "ultradestra" che gli calza a pennello ma che da aspirante nuovo capo italiano evidentemente non gli conviene, sul palco di piazza Duomo Matteo Salvini ha sfoderato un inedito look spirituale, lanciando più volte un'invettiva contro "il dio denaro".
Proprio così, il leghista arrabbiato per via dei suoi danè che han preso la via di Roma ladrona, una volta sollevato il cartello col 15% della flat tax, ha poi disinvoltamente sterzato verso il monito evangelico che (in teoria) non contemplerebbe l'eventualità di servire insieme Dio e Mammona.
Tre volte ha deprecato "il dio denaro", associandolo com'è ovvio al perfido finanziere Soros, burattinaio dell'importazione di schiavi africani in Europa. Il popolo cristiano contro la finanza atea e apolide: niente di nuovo sotto la pioggia. La sintesi propagandistica di questa Operazione, tanto velenosa quanto efficace, era sintetizzata nei cartelloni del retropalco con le quattro B a cui dire Stop: "Stop a burocrati, buonisti, banchieri e barconi". Un capolavoro degli opposti, mettere insieme i banchieri e i barconi. Così da far apparire anche i barconi come luoghi del privilegio, manovrati dai banchieri, e quindi non meritevoli di nessuna pietà. Un po' come nella filastrocca che piace tanto ai leghisti: "Vien dall'Africa il barcone/per rubarti la pensione".
Qui però il comizio ha preso una piega nuova, evidentemente studiata dagli esperti di marketing salviniano per porre rimedio agli eccessi di cattivismo che hanno sollevato insidiose lenzuolate di protesta: "Non siamo l'ultradestra, siamo avanti. Gli estremisti sono quelli di prima". E a riprova di ciò, ecco Salvini sfoderare una sequenza di richiami devozionali senza precedenti. L'omaggio ai pontefici dell'identità europea, il polacco Giovanni Paolo II e il tedesco Benedetto XVI (precisando che loro, mai e poi mai avrebbero lasciato entrare la Turchia nell'Ue), ha preceduto l'invito alla folla dei sostenitori: "Dite la vostra domani a messa se certi parroci criticano la politica dei porti chiusi. Ricordategli che il nostro stop all'immigrazione ha fatto diminuire il numero dei morti annegati".
Quanto a lui, abituato a confrontarsi con i vertici anche in materia ecclesiastica, sul palco di fronte al Duomo ha chiamato in causa direttamente il Papa che non gli piace, Francesco: "Non era forse questo che chiedeva? La fine della strage nel Mediterraneo?". Fischi dalla piazza cristiana, tutta per l'inquisitore Salvini contro l'eretico Bergoglio.
Le molteplici evocazioni dei santi patroni d'Europa, l'omaggio alla Madonnina del Duomo e la richiesta di protezione della Santa Madre per l'Italia tutta, hanno fatto il paio con la promessa suprema del leader: pronto a sacrificare anche la vita per il futuro dei suoi figli e per il bene della patria. Finché la palese inautenticità di questo afflato religioso è stata una volta ancora corredata dall'ostentazione teatrale del rosario, che già l'anno scorso aveva suscitato la critica pubblica dell'arcivescovo di Milano, Mario Delpini: "Nei comizi si parli di politica". Ma figuriamoci se Salvini si lascia intimidire dal monito di un vero uomo di fede.
Tanto gli applausi più forti li prende quando alza la voce per assicurare la folla che, una volta sbarcati i bambini e i malati per gentile concessione a Santa Madre Chiesa, finché lui sarà ministro dell'Interno la nave Sea Watch non attraccherà a Lampedusa. Una prece, amen.