Caro Marco, l’unico governo possibile per l’Italia è quello gialloverde: cinquestelle e leghisti a Palazzo Chigi. Malgrado loro stessi che fanno maggioranza e minoranza nella stessa alleanza. Fanno anche flanella tra inceneritori e preservativi ai margini delle cose vere – il Ponte per Genova, su tutto – ma non c’è altra strada perché l’accordo si fa solo nel disaccordo, altrimenti c’è solo il ritorno dei morti vincenti. Quelli del cimitero dei poteri.
È l’unico governo possibile quello di Giuseppe Conte – è l’unica strada chiara – perché comunque, quel 18 per cento fisso rilevato da qualunque sondaggio in conto del Pd con cui tanti vorrebbero incollare un destino eventualmente redento del M5S, coincide con il vecchio regime le cui direttive sentimentali, sbrigativamente de sinistra, sono solo e sempre quelle degli attivi in bilancio grazie ai tagli, ai contratti a termine e alla macelleria sociale.
Non è un pallottoliere, la politica, e Matteo Salvini – per fatti suoi – non può cedere alle sirene di andare all’incasso facendo saltare il governo di Giuseppe Conte, magari dopo le Europee, per via di un problema proprio grosso il cui nome è “centrodestra”.
Loro stessi, i leghisti – parlano le cronache parlamentari – lo dicono: “Governare di nuovo con Berlusconi? E l’emendamento per Purpetta, e il decreto per la Pascale, e poi la legge che interessa a Letta…”.
Lo sa bene Salvini e, infatti, non ne sta facendo entrare uno dei tanti parlamentari dispersi nel limbo dei “moderati” e pronti a farsi leghisti; e ancora meglio lo sa Giancarlo Giorgetti quando già legge come un problema il crescente dato della Lega fuori dal proprio perimetro geografico “non avendo pronto un ceto dirigente” e non potendo certo farsi carico di quel centrodestra che da Roma in giù, quando non è quella fogna a cielo aperto a tutti nota, è solo una cosa inutile.
Non è stata certo funzionale alla stagione del cambiamento la vittoria del centrodestra in Sicilia – appunto, una cosa inutile – se ancora domenica scorsa il suo più autorevole dante causa, Gianfranco Micciché, radunando il notabilato centrista abbia detto chiaramente di Salvini che “è un pericolo” e che è prioritario, “in alleanza con la sinistra, battere il M5S”. Alla Lega mancano i dirigenti politici che possano farsi carico del territorio sovrano dal Lazio fino a Lampedusa. Non può improvvisare e neppure diventare, con la dipartita di FI, il refugium peccatorum.
A Salvini non conviene manco metterci mano e sempre vale quel che la realtà dei fatti ha già stabilito: laddove non può la Lega, nei territori, specialmente al Sud potrà solo il M5S. Non c’è da scomodare il centrodestra, ormai, figurarsi il centrosinistra. Di Maio e Salvini sono a capo di due opposti, ma complementari blocchi sociali, questo è il vero unico governo possibile, e sono entrambi – ciascuno col proprio radicamento geografico – l’espressione di quella maggioranza silenziosa che ha finalmente guadagnato una strada per incollare l’eterno Sud in ritardo al Nord produttivo.
P.s. C’è anche chi non vede l’ora di rimettere insieme i cocci del politicamente corretto per gettare nell’inferno del cattiverio Salvini ed elevare ai cieli celesti del buonisimo Di Maio. Ma è solo la scodella del riflesso condizionato del mainstream per il quale, impreparato ad affrontare la realtà – nonostante le molteplici “competenze” – altro non resta che il lucente fulgore de La Bontà S.P.A. Hanno per esempio il libro, buon ultimo, di Paolo Gentiloni Silverj se proprio non bastano più i tweet clinici del dottor Roberto Burioni, sempre di più lanciato come il Dr. Tersilli della mutua ideologicamente corretta…