Qualche giorno fa Fca ha venduto Magneti Marelli ai giapponesi di Calsonic, azienda dell’automotive (peraltro più piccola di quella con sede a Corbetta) di proprietà del fondo Usa Kkr: per i giapponesi – anche se il prezzo (6,2 miliardi) non è da saldo – è un ottimo affare per varie ragioni, la più ovvia delle quali è che MM è un gioiello con 85 unità produttive e 15 centri di ricerca e sviluppo in tutto il mondo, che ha nel suo portafoglio clienti i maggiori marchi automobilistici. Ora, anche se l’accordo prevede mantenimento di produzione e occupazione in Italia per qualche anno (?), è bene tenere a mente che non esiste grande sistema manifatturiero (e il nostro ha perso già un quarto della sua base produttiva) senza l’auto: Fca è assai poco italiana e questa vendita segnala che ancor meno lo sarà in futuro; Magneti Marelli era fondamentale per far crescere qui le auto del futuro (elettriche, ipertecnologiche, a guida autonoma) ed è assai dubbio che questo succederà visto che la testa dell’azienda è già in Giappone, brevetti e utili seguiranno. Il governo fischietta – Di Maio “sta monitorando”, Salvini ha dato la sua benedizione – nonostante possa bloccare o modificare l’operazione grazie al golden power sulle aziende ad alta intensità tecnologica. E dire che proprio Salvini, giusto qualche giorno fa, aveva denunciato “chi vuole un’Italia debole per fare shopping di aziende”. Forse non c’è da stupirsi: sovranista con l’africano e free trade con l’americano non è proprio una novità nella politica occidentale.