Quantcast
Channel: Articoli interessanti
Viewing all articles
Browse latest Browse all 4980

In 629 bloccati in mezzo al mare “Acqua e cibo solo per 48 ore”

$
0
0
11/6/2018
CRONACA
Le testimonianze
Tensione a bordo

Le voci dalla nave a cui Roma ha dato l’ordine di fermarsi a 35 miglia dalle coste siciliane Metà degli occupanti costretti a dormire all’addiaccio: tra loro 7 donne incinte e 11 bambini
ALESSANDRA ZINITI
Di essere diventati il “cavallo di Troia” con il quale Matteo Salvini ha provato a scardinare la granitica chiusura di Malta lo hanno appreso dai media. Perché dopo aver riempito la nave di oltre 400 persone soccorse da altri, tre mercantili e persino da mezzi della Marina e della guardia costiera italiana, nessuno da Roma ha informato il comandante della Aquarius e i capimissione di Sos Mediterranée e di Msf che il neoministro dell’Interno aveva ordinato la chiusura dei porti italiani. Così, la nave ong che già aveva soccorso da sola 229 migranti, con il suo carico salito nella notte a 629 persone grazie alle motovedette italiane, proprio dall’Italia si è vista fermare durante il suo viaggio verso un porto sicuro.
«Abbiamo saputo tutto da voi — ammette Aloys Vimard, il capo progetto di Medici senza frontiere — Non sappiamo che tipo di discussioni ci siano state tra Italia e Malta e a noi interessa solo che ci assegnino al più presto un porto sicuro. Certo, ci preoccupa che di nuovo la politica venga anteposta alle vite delle persone. Le priorità devono essere il benessere e la sicurezza delle persone».
Alle nove di sera, quando le luci di Malta (che nel frattempo ha ribadito il suo secco no all’approdo) stanno già sfumando all’orizzonte ancora chiaro, sull’Aquarius ci si prepara ad una notte non facile.
La distribuzione della cena è già finita: una porzione di riso altamente calorico per tutti, pane e una tazza di tè. Passa un’ora e dall’Italia arriva l’ordine di fermarsi a 35 miglia dalle coste siciliane.
Non c’è posto per tutti sotto coperta. La priorità ovviamente va a donne e bambini. E ce ne sono tanti tra i 629 a bordo che non hanno idea di essere finiti al centro di un nuovo braccio di ferro tra Italia e Malta. Le sette donne incinte e gli undici bimbi piccoli sono già sui materassini nella zona loro dedicata, poi le altre donne, i ragazzini più piccoli e le persone in condizioni di salute più difficili. «Per fortuna non ci sono casi gravi — dice David Beversluis, il capo del team medico di Msf — ma sono tutti stanchi, esausti e disidratati. Quelli che abbiamo soccorso direttamente noi erano a bordo di un gommone da 24 ore, li abbiamo presi alle nove di sabato sera. Naturalmente tutti hanno subito violenze in Libia e molti presentano ferite e ustioni dal micidiale mix di benzina e acqua salmastra sul fondo del gommone ma niente di grave».
La situazione al momento è sotto controllo e anche l’atmosfera è tranquilla. La verità è che, pur preoccupati e consapevoli del clima politico, a bordo non riescono davvero a credere a quello che è successo. E cioè che, dopo aver obbedito in tutto e per tutto agli ordini della sala operativa di Roma, dopo che per il trasbordo sono stati utilizzati mezzi della Marina italiana, possano ora essere abbandonati in mare con 629 persone. Aloys cerca di tranquillizzare tutti: «La nostra capienza massima è di 550 persone. Ne abbiamo a bordo 629. Siamo attrezzati con cibo e acqua per due o tre giorni, ma sono troppi e siamo costretti a far dormire molti di loro sul ponte scoperto all’addiaccio.
Non possiamo certo andare avanti così a lungo, ci sono sette donne incinte e bambini piccoli.
Confidiamo che nelle prossime ore ci arrivi dalla sala operativa di Roma l’indicazione del porto sicuro. Su loro indicazione abbiamo accolto a bordo 400 persone salvate da navi commerciali e mezzi della Guardia costiera e della Marina italiana e adesso aspettiamo ulteriori istruzioni».
Dalla plancia di comando il ponte radio con la Francia, dove ha sede Sos Mediterranee, è continuo. E la preoccupazione è quella di rimanere nella tenaglia di una contesa politica alle quale vorrebbero rimanere estranei.

«Non voglio fare commenti sulla politica interna italiana — dice Sophie Beau — come le altre Ong abbiamo sofferto nell’ultimo anno e mezzo di una vasta campagna di destabilizzazione e criminalizzazione che mira a distogliere l’attenzione dai problemi reali: la tragedia umanitaria continua e gli Stati europei continuano a scartare le loro responsabilità invece di coordinarsi per portare soluzioni reali. L’Italia è rimasta ben isolata in tutti questi anni. In questo contesto, il nostro primo dovere è continuare le nostre operazioni finché è necessario».

Viewing all articles
Browse latest Browse all 4980

Trending Articles