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Draghi stretto tra i falchi del Nord e la fragilità di un governo-ponte

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ECONOMIA
Lo scenario
Il pressing sulla Banca centrale

TONIA MASTROBUONI
Dalla nostra corrispondente
BERLINO
Sei mesi fa una fonte chiese a Mario Draghi se fosse preoccupato per l’Italia e in particolare se una politica monetaria prevedibilmente più restrittiva, nei prossimi mesi e anni, avrebbe potuto comprometterne il quadro economico, visto il ritmo di recupero molto lento del nostro Paese. Il presidente della Bce lo guardò, quasi sorpreso, e gli rispose che «il mio mandato è chiaro». Come a dire: il presidente della Bce si occupa della stabilità monetaria di diciannove Paesi, non di uno solo. E fece capire al suo interlocutore che Francoforte aveva già comprato abbastanza tempo all’Italia. All’epoca, oltretutto, a Palazzo Chigi sedeva Paolo Gentiloni, non un governo euroscettico con deliranti piani semi-segreti di uscita dall’euro. E Draghi, allora, poteva ancora obiettare ai tedeschi che lo tallonavano con la asfissiante retorica dell’azzardo morale, che alcuni Paesi sempre additati dalla Germania come i somari della classe — compreso il nostro — avevano fatto le riforme, erano su un sentiero di ripresa e stavano rispettando le regole europee sui conti pubblici. I margini del presidente della Bce per respingere le pressioni dei falchi, in quel momento, c’erano.
Negli ultimi giorni, i programmi eversivi dei gialloverdi devono aver convinto Draghi a far sentire la sua voce, nelle ore di feroce scontro tra Lega e Quirinale su un nome, quello di Paolo Savona, che avrebbe fatto crollare i mercati e trascinato l’Italia — dunque l’euro — in una nuova fase di sfiducia.
Secondo due fonti, un colloquio tra il presidente della Bce e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è servito, di sponda con la Banca d’Italia, a disegnare una linea del Piave netta, e scongiurare uno scivolamento del Paese verso il baratro. Facendo da scudo a una crisi dell’euro immediata.
D’altra parte, proprio il radicale cambio di prospettiva a Palazzo Chigi rischia di rendere molto più stretto il sentiero di Draghi nei prossimi, difficilissimi mesi. A Palazzo Chigi non siede più un governo stabile e affidabile, ma un esecutivo-ponte che traghetterà l’Italia verso nuove elezioni. Le politiche monetarie attuali sono improntate a un quadro economico che si è notevolmente rasserenato: secondo la maggior parte degli analisti, per la fine dell’anno il Qe (quantitative easing) sarà concluso e verso la metà del 2019 Francoforte potrebbe ricominciare ad alzare i tassi. Ma questo, appunto, in un contesto ‘normale’, al netto del disastro italiano.
Il problema, d’ora in poi, è che ogni cedimento di Draghi ai falchi del Consiglio direttivo della Bce, che alla luce della disastrosasituazione italiana rialzeranno prevedibilmente la testa, rischierebbe di aumentare le tensioni sull’Italia. D’altra parte, se il nervosismo sui mercati finanziari dovesse accentuarsi, Draghi incontrerebbe molte più difficoltà, rispetto a sei mesi fa, a riallargare i rubinetti per calmarli. I tedeschi per primi lo accuserebbero di aiutare l’Italia.
Gli analisti sembrano orientati a prevedere una volatilità non troppo eccessiva, nei prossimi mesi: fino alle elezioni d’autunno. Ma alcune incognite enormi gravano sull’orizzonte italiano.
Primo, il giudizio delle agenzie di rating: se dovessero decidere il declassamento sotto l’investment grade, la Bce dovrebbe sbarrare la strada all’Italia nel Qe. Secondo, se lo spread dovesse spingersi oltre la soglia di sostenibilità, l’Italia sarebbe costretta a chiedere l’Omt (il piano anti-spread) per non finire in default.
Il nostro è un Paese troppo grande per chiedere semplicemente un prestito al fondo salva-Stati Esm, come fecero la Grecia o il Portogallo.
L’Omt è il programma che Draghi varò nel 2012 e che prevede acquisti dei titoli di Stato dei Paesi in difficoltà — l’unica arma fine di mondo per tranquillizzare i mercati quando si tratta di Paesi grandi come il nostro — in cambio di riforme e aggiustamenti dei conti. E la domanda è: quale parlamento firmerebbe un piano con la Ue e la Bce per salvare l’Italia dalla prospettiva di una bancarotta? Quello attuale, ad esempio, lo farebbe?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
AFP PHOTO / EMMANUEL DUNAND

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