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Nell'economia di Di Maio lo stato è onnisciente e gli agenti economici idioti

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La pubblicazione sul Blog del programma sul lavoro, scritto dall’economista Pasquale Tridico, dimostra che il Movimento 5 stelle non è affatto un partito “moderato” 

 

Luciano Capone
In sostanza nella visione del M5s c’è un protagonista assoluto: lo stato, che è il primo motore immobile dell’economia e del mercato del lavoro. Lo stato distribuisce le risorse attraverso il reddito di cittadinanza; lo stato cerca il lavoro attraverso i centri per l’impiego; lo stato crea il lavoro attraverso gli investimenti pubblici; lo stato fa il banchiere erogando credito agevolato attraverso la Banca pubblica di investimento; lo stato decide i settori in cui investire e quale tecnologia usare gestendo “politicamente” la robotizzazione; lo stato stabilisce il prezzo e la durata del lavoro. Cittadini, lavoratori e imprese non rispondono in maniera autonoma a nessun incentivo perverso – magari approfittando dei sussidi e delle falle della burocrazia statale, oppure delocalizzando all’estero se lo stato aumenta i costi di produzione – ma sono ingranaggi della megamacchina statale che eseguono automaticamente la volontà di chi detiene le leve del comando.

Pasquale Tridico è un economista “eterodosso”, non condivide cioè l’ipotesi delle aspettative razionali degli agenti economici e l’efficienza dei mercati concorrenziali alla base dell’economia “neoclassica”. E’ vero che la ricerca ha dimostrato diversi casi di fallimento di mercato e che gli individui non sono perfettamente razionali, ma da qui a presupporre che lo stato sia infallibile e che gli agenti economici siano completamente idioti ce ne passa.

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