ECONOMIA
I francesi potrebbero essere costretti a consolidare 25,7 miliardi di debiti La società tlc e Parigi: ricorso. A un trust il 19,9% di Mediaset, sì Agcom
ALDO FONTANAROSA
ROMA.
I francesi di Vivendi sono i padroni di casa, dentro Telecom Italia. Su questa società esercitano cioè il «controllo di fatto» e un dominio quasi totale. Il verdetto della Consob - la Commissione per a Borsa - è una brutta tegola per Vivendi. Questo «controllo di fatto» - come definito dal Codice civile, dal Testo Unico della Finanza e dalla Disciplina Parti correlate - può avere conseguenze pesanti sui loro conti. Se la pronuncia Consob venisse recepita dall’Amf, l’Autorità francese dei mercati finanziari, Vivendi rischierebbe di dover fare proprio l’indebitamento netto della controllata Telecom: una zavorra da 25,7 miliardi di euro che andrebbe “consolidata” nel bilancio della casa madre. Telecom annuncia ricorso in ogni sede contro la Consob.
Nella sua pronuncia, lunga 22 pagine, la Consob elenca dieci «fatti» che provano la conquista di Telecom Italia per mano francese. La risoluzione del contratto con l’ad Cattaneo (il 24 luglio 2017) ad esempio - avviene su «esclusiva iniziativa» del presidente francese de Puyfontaine. Sempre de Puyfontaine (top manager di Vivendi) firma un «dettagliatissimo» accordo con Canal Plus «senza che l’operazione sia stata discussa dal Cda di Telecom Italia». Davanti alla Commissione Ue a Bruxelles, ancora Vivendi si impegna a cedere la società delle antenne tv Persidera «senza il coinvolgimento del cda di Telecom Italia » che pure aveva dichiarato la «strategicità di questa partecipazione» .
La Consob considera del tutto valida, ed applica al caso Vivendi-Telecom, la Comunicazione del 2003 che emanò quando i protagonisti sul campo erano altri (da Pirelli a Olimpia, fino alla Olivetti, ora Telecom). Da quella Comunicazione, la Consob ricava la certezza che Vivendi eserciti una «influenza dominante » su Telecom Italia, denominatore comune «a tutte le ipotesi di controllo». Vivendi, d’altra parte, dispone di tutti i diritti di voto necessari a orientare «la volontà dell’assemblea ordinaria» di Telecom, al punto di nominare la «maggioranza dei componenti del cda», il 4 maggio. E non conta - avverte Consob - che 5 dei consiglieri eletti nella lista Vivendi abbiano l’etichetta di indipendenti, vista la loro disponibilità ad assecondare la linea gestionale dei francesi. La Consob demolisce anche la tesi difensiva di Vivendi, che giura di esercitare un semplice potere di direzione su Telecom. Direzione e coordinamento sono conseguenza - sostiene Consob - del controllo pieno ai sensi del Codice civile. Alla fine, dunque, la Consob condivide la linea del collegio sindacale di Telecom che il 5 settembre scorso aveva spedito una nota alla Consob classificando Vivendi come «controllante».
Telecom annuncia ricorso si immagina al Tar - con queste argomentazioni: «Da un preliminare esame, il provvedimento Consob si discosta in maniera rilevante dalla consolidata interpretazione sul controllo societario cui la nostra azienda (e il mercato intero) si è sempre rigorosamente attenuta. Porremo in essere le azioni a nostra tutela ». E così farà Vivendi «davanti alla Corti competenti».
Rende meno amara la giornata di Vivendi il via libera del Garante per le Comunicazioni (l’AgCom). Il Garante considera credibile la proposta francese di affidare a un «gestore indipendente» il 19,19% delle azioni Mediaset. La mossa viene fatta in risposta alla contestazione a Vivendi di ledere le nostre norme anti-trust con la partecipazione simultanea in Mediaset e in Telecom Italia.
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Vincent Bolloré, a sinistra, e il presidente Telecom de Puyfontaine