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Il video nel telefonino della studentessa l’ultima prova contro il carabiniere

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cronaca
TERRAZZA CON VISTA -Turiste guardano dall’alto Firenze dalla collina del piazzale Michelangelo

Girato dalla ragazza Usa che ha denunciato lo stupro L’appuntato: “Mi sono fatto trascinare, non so perché”
LAURA MONTANARI
FIRENZE.
C’è un video. Il frame è di pochissimi secondi, ma è considerato importante da chi indaga ed è un altro tassello che va ad accusare i due carabinieri che a Firenze sono indagati per violenza sessuale. «Quando mi è saltato addosso ho provato a chiedere aiuto con il cellulare» è il senso di quello che ha riferito agli investigatori una delle due studentesse americane, quella di ventuno anni. Quella che aveva bevuto meno e che ha ricordi più nitidi.
La ragazza cercava di telefonare, ma le è partita una registrazione. Il video è buio e ha inquadrature traballanti e accidentali. La giovane lì per lì non si è nemmeno resa conto di averlo girato. Chi lo ha visionato dice che si vede un particolare dei calzoni della divisa di un carabiniere e il fodero della pistola. Le immagini passano come lampi, ma conta l’ora: è stato girato intorno alle 3 della notte fra il 6 e il 7 settembre. Cioè la notte in cui le due studentesse iscritte a un’accademia per stranieri e arrivate da una decina di giorni a Firenze, hanno denunciato di essere state violentate da due militari dell’Arma conosciuti poco prima all’uscita da una discoteca, il Flò al piazzale Michelangelo. Nessuno dei due carabinieri (sospesi nel frattempo dall’Arma) si è accorto della ripresa. Quel video potrebbe essere un ulteriore riscontro del racconto fatto dalle giovani. Va ad aggiungersi alle immagini delle telecamere in strada che mostrano la gazzella dei carabinieri arrivare nella via in cui abitano le studentesse (e allontanarsi venti minuti dopo) e ai controlli sulle celle telefoniche dei militari.
A metà settimana poi è atteso il risultato delle tracce biologiche trovate sugli indumenti delle ragazze, sull’ascensore e sul pianerottolo. Una prova decisiva sarà l’accertamento del dna. Inoltre ci sono gli esami medici eseguiti nell’ospedale di Torregalli poche ore dopo: i tamponi sono risultati positivi, cioè le ragazze avevano avuto un rapporto sessuale. A completare il quadro ci sono infine le testimonianze delle coinquiline che quella notte le hanno viste tornare sotto shock e hanno poi dato l’allarme.
Uno dei due carabinieri, l’appuntato quarantenne da vent’anni in servizio nell’Arma e da poche settimane al radiomobile, ha confessato presentandosi spontaneamente dai magistrati di aver avuto un rapporto con una delle due studentesse, ma ha spiegato: «Non sono un mostro, so di aver fatto una cosa inqualificabile, ma lei era consenziente». Il suo avvocato, Cristina Menichetti, ha aggiunto che il militare ha capito soltanto dalle notizie sui giornali «di essere lui uno dei carabinieri accusati per la violenza sessuale e ha voluto subito chiarire in procura la sua posizione». Interrogato dai pm Rodrigo Merlo e da Ornella Galeotti, l’appuntato ha ammesso di aver dato un passaggio sull’auto di servizio (cosa vietata) alle due studentesse che cercavano un taxi: «Mi sono fatto trascinare in questa situazione, non so neanche io perché, ma sono state loro a invitarci a salire a casa ». Versione opposta a quella sostenuta dalle giovani.
Il militare ha spiegato anche che «non aveva capito che erano ubriache» e di non essersi reso conto che la studentessa con la quale aveva avuto il rapporto sessuale «fosse così giovane: aveva un’aria più matura, vicino alla trentina...». Nega con decisione lo stupro, sostiene che dopo il rapporto si erano «lasciati bene» scambiandosi il numero del cellulare. Un racconto del tutto divergente rispetto alla denuncia delle studentesse americane, una delle quali era così intontita dal mix di alcol e hashish da non ricordare nulla, mentre l’amica che pure aveva bevuto parecchio (quanto lo stabiliranno le analisi effettuate dai medici al pronto soccorso) ha riferito in lacrime l’accaduto alle amiche. È delle 4 infatti la chiamata al 118 e alla polizia, alle 5,25 le due arrivano all’ospedale di Santa Maria Nuova e poi vengono trasferite a quello di Torregalli per la visita ginecologica e l’attivazione del codice rosa, il percorso protetto per i soggetti deboli. La procura ha chiesto di ripetere alcuni accertamenti sulla presenza delle tracce biologiche anche presso la medicina legale dell’ospedale di Careggi.
Sono giorni decisivi per l’ inchiesta. Questa mattina ci sarà un vertice in procura per valutare l’esigenza di misure cautelari per i due militari. Mentre già domani potrebbe essere sentito dai magistrati l’altro carabiniere, il trentenne accusato di aver stuprato l’altra ragazza in ascensore. Ai colleghi che lo hanno sentito per primi, lui ha negato tutto: «Non è successo niente».
Da giorni le ragazze non tornano nell’appartamento che avevano preso in affitto in centro e vivono in una località protetta con alcuni parenti che si trovavano già in Italia. I genitori arriveranno domani.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il militare: “Ho fatto una cosa inqualificabile, sono nell’Arma da anni e la gente io l’aiuto” La giovane: “Quando mi ha aggredito, ho provato a chiamare qualcuno e si è accesa la camera”


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