l'allarme ciclone
Uragani, scosse, Isis, Kim: ora supera la depressione
ANNA LOMBARDI
DALLA NOSTRA INVIATA
NEW YORK.
C’è ancora qualcuno che pensa che Irma l’Atroce, l’uragano che in queste ore sta sconquassando la Florida, sia invece dolcissima. I fanatici dello Stato Islamico: che su Twitter inneggiano a #HurricaneIrma, “l’ultimo soldato arruolato da Dio”. Ci può essere accoppiata più spaventosa? L’uragano- monster e lo Stato autodefinito Islamico ma semplicemente, appunto, mostro. Per di più alla vigilia dell’11settembre, dopo una settimana passata a parlare di un altro uragano, Harvey, e dei test in Corea del Nord con pericolo nucleare annesso. È l’età della paura: lo conferma uno studio della Pennsylvania State University, secondo cui l’ansia ha superato la depressionecome maggior disturbo psicologico, almeno tra gli studenti americani.
«È vero, abbiamo più paura che mai. Una paura che, per citare il titolo di un vecchio film, viaggia sul filo: quello della tv che ripropone ossessivamente le stesse immagini di catastrofi e attacchi terroristici. E dei social che fanno da amplificatore » dice a Repubblica Richard John, che insegna Percezione del rischio alla University of Southern California e dirige le ricerche del Create - Center for Risk and Economic Analysis of Terrorism Events. «Più parliamo di qualcosa, più la temiamo. Anche se non può colpirci in alcun modo: conta solo il processo di amplificazione». Allo stesso tempo l’iperinformazione nell’era delle Fake News provoca anche l’effetto contrario: lo scetticismo. Prendete quello che è successo, appunto, con Irma. Il governatore della California Rick Scott ha ripetuto fino all’ultimo che restare a casa era pericoloso: «Non mettete in pericolo le vostre vite e quelle della vostra famiglia». Scott ha cercato di dosare urgenza e buon senso senza seminare il panico che avrebbe reso incontrollabile l’evacuazione di quasi sette milioni di persone. Peccato, racconta ilWashington Post, che proprio nelle ore più concitate non tutte le voci hanno remato nella stessa direzione. Il conduttore radiofonico Rush Limbaugh, l’ultraconservatore amico di Trump, ha insinuato per giorni che gli «uragani non sono mai come li descrivono », sostenendo che era una montatura delle tv. Salvo poi sospendere il suo programma che va in onda da Palm Beach, per mettersi in salvo anche lui. E che dire di quell’Alex Jones che sul sito cospirazionista Infowars ha sostenuto che Irma era una montatura degli scienziati per far credere al surriscaldamento globale? Dopo tutto, ha arguito, Harvey e Irma arrivano proprio mentre Hollywood si prepara a lanciare il kolossal catastrofico “Geostorm”.
Qualcuno, qui, ora parla addirittura di punizione divina (tutta colpa dei gay: prontamente sconfessati almeno nell’esercito) e di fine del mondo. L’America di Trump più divisa che mai, per metà provata da un presidente che rispolvera perfino i fantasmi del nazismo e per metà da una società sempre più mista, è sull’orlo di una crisi di nervi? «La paura è da sempre strumento della politica » dice il John. «A destra si evocano terroristi islamici e invasioni di migranti. A sinistra Grande Fratello e cambiamenti climatici. Gli psicologi lo sanno da tempo: la paura è legata alle emozioni suscitate e non delle probabilità che qualcosa davvero accada».
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Uno studio della Pennsylvania University “Gli Usa condizionati dai sentimenti di paura”
PAURA E DISTRUZIONE
Un edificio devastato a Matias Romero, Messico, dopo il terremoto e, in alto, il dittatore nordcoreano Kim Jong-un